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Strage di Erba

Olindo e Rosa, le confessioni, il testimone, il sangue: tutto in discussione. E gli italiani tornano a dividersi

di Pino Rinaldi*
Olindo e Rosa, le confessioni, il testimone, il sangue: tutto in discussione. E gli italiani tornano a dividersi

Il castello delle prove può essere davvero demolito? Rilanciata l’ipotesi di un regolamento di conti tra bande criminali. La procuratrice generale di Milano Francesca Nanni: «Studierò tutto con attenzione, poi darò una valutazione»

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Eccoci chiamati di nuovo all’esercizio più praticato nel nostro Paese: quello del dividerci e creare fazioni e partiti. Si pensi, ad esempio, ai bianchi e ai neri, alle lotte fratricide e sanguinarie dei guelfi e dei ghibellini.

Con il cambiare dei tempi, l’avvento della stampa e poi della televisione, mutatis mutandis, ci troviamo di fronte ad altre forme, ma sempre di divisione dobbiamo parlare. Cominciammo con lo smemorato di Collegno e l’Italia si divise: era il professor Giulio Cannella, disperso durante la Prima guerra mondiale, oppure il latitante Mario Bruneri? Poi proseguimmo con il mostro di Firenze: era davvero un mostro a tre teste, quelle dei compagni di merende, oppure no? E l’Italia si divise di nuovo. Nel grande campo della cronaca nera ci ritroviamo sempre ad indossare le maglie o dei colpevolisti oppure degli innocentisti. Poco importa se c’è stata una sentenza di primo, secondo o terzo grado, perché anche dopo la Cassazione, che secondo alcuni dovrebbe scrivere la parola fine, tacitando ogni polemica, la revisione del processo può stravolgere o addirittura capovolgere la sentenza stessa facendole perdere così quell’attributo di “definitiva”. Certo i numeri dicono che le richieste di revisione accolte sono come mosche bianche, mentre è infinito il numero degli avvocati che hanno visto infrangersi il sogno di riaprire un processo dato per definitivo.

Ma proprio in questi giorni sembra accadere qualcosa di straordinario, forse di unico. C’era un processo dove avevamo un testimone oculare, la confessione degli imputati e addirittura, come sigillo scientifico, una goccia di sangue, di una delle vittime, nell’auto dei due assassini. Stiamo parlando della strage di Erba. Era la sera dell’11 dicembre del 2006 quando vennero assassinati Raffaella Castagna, il suo bambino Youssef, di due anni, e sua madre Paola Galli. Uccisa anche Valeria Cherubini, la vicina di casa di Raffaella. Mario Frigerio, suo marito, che poi è stato il testimone oculare, non morì soltanto perché aveva una malformazione alla carotide e quella coltellata che gli venne inflitta non lo uccise. Per questi orrendi delitti furono condannati, con sentenza “definitiva” Olindo Romano e Rosa Bazzi, la coppia del piano terra in perenne lite con Raffaella e suo marito, il tunisino Azouz Marzouk, il papà del piccolo Youssef. Ebbene, questa volta una sentenza “definitiva” è stata messa in discussione non da un “semplice” avvocato ma la richiesta di revisione è stata, addirittura, firmata da un sostituto procuratore generale di Milano: Cuno Tarfusser. Le prove per cui sono stati condannati Rosa e Olindo per la strage di Erba sarebbero maturate in «un contesto che definire malato sarebbe un esercizio di eufemismo», scrive il magistrato e conclude «è in tutta coscienza, per amore di Verità e Giustizia e per l'insopportabilità che due persone, vittime probabilmente di un errore giudiziario, stiano scontando l'ergastolo».

Con queste parole il magistrato di Milano sintetizza 58 pagine di istanza che potrebbero riaprire uno dei casi più dibattuti di cronaca nera degli ultimi anni. Il magistrato mette pesantemente in discussione tutto l'impianto accusatorio: «Moltissimi erano gli elementi che sin dal giudizio di primo grado sarebbero stati idonei, se solo valutati dai giudici, a giudicare inattendibile la prova del riconoscimento». A partire dunque dalla testimonianza di Mario Frigerio (il testimone oculare) che, va ricordato, in prima battuta aveva descritto l’assassino di carnagione olivastra ben distante dal colore di quella di Olindo. Per il magistrato, il riconoscimento di Olindo come autore del delitto fu una «falsa memoria», indotta dalle domande su Olindo che il luogotenente dei carabinieri Luciano Gallorini gli fece mentre lui era ricoverato in gravissime condizioni. Poi a finire sotto la lente del magistrato è stata la prova della “macchia di sangue” rinvenuta sul battitacco dell’auto di Olindo ottenuta, a suo giudizio, «con modalità che definire poco ortodosse è fare esercizio di eufemismo». Infine le “confessioni” di Olindo e Rosa, trattate alla stregua di prove regine, furono ottenute con «errate tecniche di intervista investigativa». Secondo il sostituto procuratore, «le dichiarazioni auto accusatorie di Olindo Romano e Rosa Bazzi sono da considerarsi false confessioni acquiescenti». Questo è il risultato cui giungono i consulenti, sostiene il magistrato «sulla base dei più recenti e avanzati dati scientifici che corrispondono ai criteri che, se mancanti, rendono le confessioni, false confessioni».

La richiesta di revisione del sostituto procuratore intanto è stata presentata alla procuratrice generale di Milano Francesca Nanni: «L’avvocato di Olindo e Rosa, Fabio Schembri – dice la Nanni – si è scelto il sostituto seguendo una procedura non ortodossa. La procura generale di Milano dovrà valutare le conclusioni alle quali è arrivato Cuno Tarfusser. Il risultato non sarà immediato, voglio studiare con attenzione quanto mi è stato consegnato. Alla fine non sarà un atto definitivo ma daremo soltanto un giudizio, una valutazione. La sola titolata ad esprimersi sulla questione è la corte d’Appello di Brescia». Per ora dunque l’unica certezza è che Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, avvocati storici di Olindo e Rosa, presenteranno nei prossimi giorni a Brescia la loro richiesta di revisione. E proprio Brescia dovrà valutare anche l’attendibilità delle affermazioni che i due avvocati hanno ottenuto da un tunisino, legato in affari con il fratello di Azouz Marzouk, secondo il quale la strage di Erba sarebbe frutto di un regolamento di conti tra bande rivali, legato al mercato dello spaccio e che sarebbe sfociato nell'agguato all'interno dell'appartamento di via Diaz dove, secondo lui, venivano nascosti droga e soldi.

Ce n’è di materiale per dividersi. Sono loro, Olindo e Rosa gli autori della strage oppure no? Anche stavolta ci divideremo, da una parte gli innocentisti e dall’altra i colpevolisti sino ad arrivare, se mai si arriverà, ad una nuova sentenza definitiva. Ma questa volta sarà davvero definitiva?

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*Giornalista e autore tv attualmente su RaiDue con “Detectives

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