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Toscana

L'intervista

Elezioni, Claudio Borghi candidato Lega a Siena per il Senato: «Ecco dove puntiamo forte in Toscana. Io "forestiero"? No, vi spiego perché»

Luca Gasperoni
Claudio Borghi
Claudio Borghi

«Il mio è un collegio sicuro ma la cosa che mi ha dato molta soddisfazione non è tanto la sicurezza del collegio, si poteva trovare anche altrove, ma il fatto che abbracci tutti la Toscana. Nel 2015 girai tutta la regione in una campagna elettorale esaltante, è una cosa a cui tenevo tanto»

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Nato a Como ma legato da una vita a Siena dove è anche contradaiolo, il deputato Claudio Borghi è uno dei big della Lega a spingere, da tempi non sospetti, per il ribaltone a destra in Toscana. Sarà della partita come capolista del collegio plurinominale del Senato.

Si sente un paracadutato?

«Probabilmente lo sarei in Lombardia, tutta l’attività politica l’ho fatta in Toscana: sono stato candidato governatore nel 2015, consigliere regionale, eletto qua come deputato, cos’altro devo fare? La trasfusione del sangue?. Potrei pensare di spostare la residenza a Siena, prima o poi lo farò».

A Siena c’è una lunga tradizione in questo senso, Padoan poi Letta…

«Però i senesi continuano a votarli, evidentemente insistono. Io quanto meno è documentato che vivo di frequente la città e da molto, la foto del battesimo in contrada risale a 20 anni fa. Sono dell’Aquila, non vinciamo dal 1992, anno di svalutazione della lira».

Poche gioie al Palio, ma almeno alle urne i presagi sono positivi.

«Beh stavolta sì, ma come insegna il Palio puoi avere il cavallo bono e il fantino forte ma poi la gara devi correrla. Sembra che siamo in vantaggio ma l’asticella deve essere sempre fissata in alto. Fino ai risultati meglio non sbilanciarsi».

Come vede il suo piazzamento?

«Il mio è un collegio sicuro ma la cosa che mi ha dato molta soddisfazione non è tanto la sicurezza del collegio, si poteva trovare anche altrove, ma il fatto che abbracci tutti la Toscana. Nel 2015 girai tutta la regione in una campagna elettorale esaltante, è una cosa a cui tenevo tanto».

FdI può eguagliare o superare il boom Lega in Toscana?

«Loro ovviamente hanno il vantaggio di essere sempre stati all’opposizione, il loro voto di protesta è rimasto intatto, ma sono convinto che ce la possiamo giocare. Qua, dove bene o male sono tanti anni che lavoriamo e abbiamo fatto discrete prove, penso potremmo ottenere un buon risultato ed essere il primo partito».

Su quali aree puntate di più?

«I tre uninominali della Camera li abbiamo fortemente voluti, non erano quelli destinati a noi nella prima spartizione dei seggi, crediamo si possano fare dei grandi risultati. Nello specifico: Massa-Carrara, considerato già oggi il migliore per la destra, vorremmo consolidarlo, mentre per Pisa e Arezzo sarebbe un segnale importante. A Pisa il Pd ha già cambiato due candidati in corsa, sono divisi, meglio così. Noi abbiamo trovato un’intesa, anche andare d’accordo fa parte della politica».

Il Terzo polo è un competitor o alla fine sarà un alleato?

«Su base nazionale faranno poco secondo me. Il Pd, che dà per persa questa tornata, userà questa corsa tutti-divisi come una sorta di primaria. Penso in Toscana ci sarà un po’ di regolamento di conti e di misurazione della forza, e poi i renziani sono agguerriti. La divisione viene a nostro favore ma penso che la campagna elettorale sarà feroce. È molto più facile fare la campagna elettorale contro i rassegnati rispetto a chi lotta per sopravvivere».

L’ipotesi di Tremonti ministro dell’Economia in caso di vittoria?

«La squadra dei ministri verrà decisa una volta emersi i rapporti di forza; quella è una delle caselle più pregiate, potrebbe non dispiacerci tenerla. Ho un ottimo rapporto con Tremonti quindi in ogni caso sarò felice, indipendentemente dai ruoli, di lavorare con lui. Se si passa da un governo con Toninelli a una squadra con Pera e Tremonti il livello è un po’ diverso».

La flat tax rimane al centro del vostro programma

«Sono stato il primo a parlarne nel 2006, lo lessi su un libro di quelli che prendi in aeroporto. L’avvertenza diceva che funziona solo a due condizioni: un sistema fiscale molto complesso e tanta evasione, ho pensato: “Siamo noi”. Tutti si focalizzano sull’aliquota ma la cosa più importante è la semplificazione, il forfettario ha funzionato ed è molto gradito tra le partite Iva».

Primo atto in caso di rielezione?

«Una delle cose più importanti in questa legislatura è stato partecipare alla commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi, conto che l’attività possa proseguire. Mi piacerebbe approfondire inoltre con una commissione anche la gestione della pandemia di Speranza, ho fatto 11 interrogazioni e non ho mai avuto risposta».


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