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Sedici nati in 24 ore Record all’ospedale Santo Stefano di Prato

Paolo Nencioni
Sedici nati in 24 ore Record all’ospedale Santo Stefano di Prato

È il “rimbalzo” all’uscita dal tunnel della pandemia

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PRATO. Undici fiocchi rosa e cinque azzurri in poco più di 24 ore. Dal reparto di Ostetricia dell’ospedale Santo Stefano di Prato arriva un segnale di speranza, in controtendenza rispetto all’andamento nazionale delle nascite negli ultimi 13 anni, passate dalle 576.659 del 2008 alle 399.431 del 2021, il numero più basso dal 1861, l’anno dell’unità d’Italia.

Il baby boom di venerdì, come i terremoti, era stato in qualche modo annunciato da un incremento di attività del reparto registrato dalla metà di luglio, come spiega la dottoressa Anna Franca Cavaliere, direttrice di Ostetricia e Ginecologia. «Sì, avevamo notato un aumento del numero dei parti – racconta il primario –. Poi c’è stato questo picco. E non è finita: stanotte ne sono nati altri sei».

Può essere una coincidenza, ma può essere anche il segno di una rinnovata fiducia nel futuro, un “rimbalzo” all’uscita dal tunnel della pandemia Covid, come sta accadendo all’economia mondiale. Di sicuro l’epidemia aveva contribuito ad aggravare una tendenza in atto da tempo, con un calo del 27% della natalità nazionale in poco più di due lustri. Nell’autunno dell’anno scorso, quando molti si erano già vaccinati, evidentemente in tanti hanno preso una decisione che fino a quel momento avevano rimandato in attesa di tempi migliori.

«Di solito nascono più bambini a primavera e in estate – dice la dottoressa Cavaliere – ma negli ultimi anni avevamo notato un appiattimento della curva e ora speriamo di continuare così, speriamo che sia tornata la fiducia nella vita. Per noi quella di ieri è stata una giornata di festa, una giornata che ricorderemo a lungo».

Delle 16 madri, tredici sono di nazionalità italiana e tre di nazionalità straniera. Anche questo è un dato in controtendenza in un ospedale come quello di Prato dove ogni anno il 40% dei nuovi nati ha genitori di origine straniera. Due delle mamme sono risultate positive al Covid prima del parto, ma hanno dato alla luce i propri figli senza particolari problemi. «Per le positive al Covid – spiega ancora la dottoressa Cavaliere – abbiamo un’area dedicata, le altre partorienti non rischiano nulla ed è molto raro che i figli di donne positive siano a loro volta positivi al Covid».

Di fronte a un picco come quello di venerdì (un parto ogni 90 minuti, in media) si potrebbe pensare che l’ospedale sia stato costretto a richiamare in servizio medici e ostetriche che erano a riposo, ma non è stato così. Grazie a un’oculata programmazione delle ferie, il reparto di Ostetricia riesce a garantire lo stesso personale in inverno e in estate. Per ogni turno di regola sono presenti dalle tre alle cinque ostetriche, due medici nel reparto e due in sala parto, oltre a una coordinatrice (nelle foto il personale dei turni nel giorno dei parti record).

Uno dei sedici nuovi nati in realtà non è venuto alla luce in ospedale. L’hanno chiamato Ismaele e ha avuto troppa fretta di vedere la luce, tanto che è toccato ai volontari della Misericordia di Poggio a Caiano assistere la madre nella propria abitazione, alle 4.30 di venerdì, prima di portarla insieme al figlio al Santo Stefano. La dottoressa Cavaliere è andata a visitarla nel pomeriggio e l’ha trovata in buone condizioni, così come il bambino.

Dei 16 nuovi nati, il più piccolo pesa appena 2 chili e 360 grammi, il più grande 3 chili e 940 grammi. Stanno tutti bene e tra oggi e domani verranno rimandati a casa insieme alle madri. Nel punto nascita dell’ospedale Santo Stefano ci sono stati oltre mille parti nei primi sei mesi di quest’anno e se la tendenza all’incremento dovesse confermarsi si potrebbe superare il numero assoluto dell’anno scorso. Un’inversione di tendenza che è anche un’iniezione di fiducia.


 

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