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L’intervista

Rigassificatore a Piombino, Nardella: «È come Bilancino, tanti non lo volevano ma ci ha salvati»

Cristiano Meoni
Rigassificatore a Piombino, Nardella: «È come Bilancino, tanti non lo volevano ma ci ha salvati»

Il sindaco di Firenze spinge per farlo: «Non arrendiamoci alla cultura del no che ha fatto tanti danni»

04 luglio 2022
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«Il rigassificatore a Piombino è l’equivalente del lago di Bilancino, nel Mugello: negli anni Novanta fu fonte di grandi polemiche ma se non lo avessimo fatto adesso un milione e mezzo di persone soffrirebbero la sete». Parla il sindaco di Firenze, Dario Nardella.

Sindaco Nardella, il governo ha proposto due rigassificatori da fare al più presto e per uno dei due è stata scelta la localizzazione di Piombino. Ma la città, istituzioni comprese, è contraria per molti motivi, tra cui quello principale riguarda la sicurezza di un impianto del genere in porto. Cosa ne pensa?

«Credo che il rigassificatore debba essere fatto, ovviamente facendo attenzione a evitare un impatto negativo sul lavoro e sulla sicurezza. Ma le condizioni che vengono poste non possono nascondere il doppio fine di affossare il progetto. Condivido la linea del governo e del commissario Giani: usiamo il buonsenso e ascoltiamo tutti ma alla fine andiamo avanti. Non possiamo farci condizionare dalla cultura del “no”».

L’autonomia energetica è condizione imprescindibile per la sovranità nazionale. Dipendendo dal gas di Putin il Paese è meno in grado di esercitare liberamente la propria azione...

«Anche senza la guerra in Ucraina l’Italia non avrebbe potuto fare a meno dell’autonomia energetica, che è condizione strategica per il Paese. Oggi a maggior ragione se non puntiamo dritti all’autosufficienza rischiamo pesanti contraccolpi sociali ed economici nei prossimi anni».

Si faccia ma non nel mio giardino: è la sindrome del “Nimby”, “not in my backyard”. Negli ultimi 20 anni in Toscana abbiamo conosciuto i nimby degli inceneritori, degli aeroporti, delle discariche, e qualche volta il tempo ha dato loro ragione. Lei è sempre stato molto critico con la cultura del no.

«La cultura del no è stata il grande problema dello sviluppo del nostro Paese e paradossalmente ha rallentato la svolta ambientale ed energetica italiana. Prendiamo gli impianti fotovoltaici: la burocrazia e i comitati del no hanno usato l’argomento del paesaggio per bloccare la svolta green italiana. L’ecologismo estremista italiano ha finito per essere un boomerang per la transizione ecologica».

Ha qualche esempio da portare?

«Le iniziative dei comitati e i ricorsi ai Tar della burocrazia hanno bloccato la metà delle autorizzazioni di impianti di energie rinnovabili in Italia. La legge italiana con le novità del Dl Semplificazioni prevede sei mesi per un impianto eolico ma di fatto oggi sono necessari ancora una media di 5 anni. Di questo passo non raggiungeremo mai l’obiettivo degli 8 gigawatt annui di energia pulita».

Il presidente della Regione Eugenio Giani ha sfidato la protesta caricandosi sulle spalle l’interesse nazionale. Un compito gravoso e, almeno a Piombino, impopolare.

«Ho condiviso pienamente l’azione di Giani e intendo stargli a fianco e incoraggiarlo nel procedere per realizzare l’impianto. Anche perché credo che questa opera vada presa come opportunità per tutto lo sviluppo dell’area».

Quali ritiene che siano le condizioni perché questo impianto possa nascere? È d’accordo con Giani quando dice che la nave rigassificatrice potrà stare al massimo tre anni in porto e con la sua contrarietà a rilasciare una concessione di 25 anni?

«Mi auguro che si trovi un accordo sostenibile sulla durata temporanea della concessione. In ogni caso il punto è che prima completiamo gli obiettivi del piano energetico nazionale e più breve sarà la transizione dei rigassificatori. Impariamo dalla Spagna che ha il doppio dei rigassificatori italiani ma allo stesso tempo ha investito massicciamente sulle rinnovabili raggiungendo un livello di autosufficienza molto superiore al nostro. La Spagna ora così potrà cominciare a dismettere i rigassificatori. Perciò la Toscana deve investire massicciamente su eolico e fotovoltaico. La maggioranza dei sindaci toscani sono consapevoli di questa sfida e hanno una cultura riformista: la stessa cultura che ci ha permesso di realizzare negli anni ’90 la diga di Bilancino grazie alla quale oggi un milione e mezzo di toscani possono affrontare la lunga siccità. Il rigassificatore oggi per l’Italia è quello che è stata la diga di Bilancino negli anni Novanta per la Toscana».

Piombino è una città provata: negli ultimi vent’anni ha chiesto più volte aiuto ma ha ottenuto pochissimo. Lei che è un dirigente nazionale del Pd, che è storicamente il partito di riferimento di quest’area, non pensa che sarebbe stato meglio porsi in posizione di ascolto? Certo che la procedura del commissariamento non aiuta...

«Le istanze del territorio vanno sempre ascoltate ma c’è una differenza tra la cultura riformista del Pd e la cultura del no di Fratelli d’Italia. Dobbiamo mettere sul tavolo le annose questioni di Piombino non per bloccare il rigassificatore ma per trasformare quest’opera in una grande e storica opportunità per dare alla città ciò che aspetta da decenni. Del resto il sindaco Pd di Ravenna De Pascale si è fatto spontaneamente avanti per un rigassificatore, chiedendo un progetto di sviluppo per la sua città mentre quello di Piombino si limita alle barricate. Le barricate non portano a niente. La mia paura è che se si bloccherà il rigassificatore a quel punto nessun governo riaprirà mai più il capitolo sullo sviluppo di Piombino».

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