Ospiti illustri al Bargello: arrivano Ghiberti, Verrocchio e Giambologna
A Firenze tre capolavori lasciano la loro “casa” in Orsanmichele fino al 4 settembre. L’occasione dello spostamento è stata offerta dalla temporanea chiusura del museo per lavori di ristrutturazione, che prevedono la sistemazione degli impianti di illuminazione e condizionamento, l’accessibilità e il riallestimento degli spazi
FIRENZE. Il San Luca del Giambologna è alto due metri e mezzo e pesa quasi venti quintali. La sua figura monumentale è stata spostata - con una certa complessità - dal museo di Orsanmichele a quello del Bargello, a Firenze, fino al 4 settembre: con lui, altri due spettacolari “colleghi”, il San Giovanni Battista di Lorenzo Ghiberti e il gruppo l’Incredulità di San Tommaso, di Andrea del Verrocchio, in occasione della mostra Ghiberti, Verrocchio e Giambologna - Ospiti illustri da Orsanmichele.
I tre meravigliosi giganti bronzei, possenti e allo stesso tempo di raffinatissima fattura, in origine ornavano le mura esterne del complesso monumentale da cui provengono, assieme ad altre statue di marmo e di bronzo, ciascuna rappresentante un santo patrono delle Arti fiorentine che di quel palazzo nel corso dei secoli fecero il proprio punto di riferimento - inizialmente granaio, poi loggia coperta per incontri e contrattazioni, in seguito chiesa delle corporazioni.
Le tre opere erano le più gloriose – il materiale era indubbiamente più costoso del marmo e gli artisti chiamati a scolpirle autentici “vip” contesi dai committenti più ricchi – ed erano tutte esposte sul lato di via dei Calzaiuoli, in rappresentanza delle corporazioni più potenti: il San Giovanni Battista di Ghiberti (1413-1416) era stato realizzato per il tabernacolo dell’Arte di calimala, ovvero la corporazione che si occupava del commercio di lane e stoffe, il San Luca del Giambologna (1602) fu commissionato dall’Arte dei giudici e dei notai, mentre il gruppo dell’Incredulità del Verrocchio (1467-1483), composto da due statue, stava a rappresentare l’Università della mercanzia - l’ordine degli avvocati insomma.
Via via tutte le sculture che erano collocate nei tabernacoli incastonati nelle mura sono state sostituite per motivi conservativi con copie, e gli originali messi al riparo quasi tutti nello stesso Orsanmichele, tranne il San Giorgio di Donatello (1415-1417 circa), il primo ad essere rimosso già da fine Ottocento e collocato proprio al Bargello. Ecco perché l’esposizione dei tre colossi in una sala al piano terra dell’antica sede del palazzo del Podestà rappresenta una straordinaria opportunità: è l’occasione unica - il San Luca poi non aveva mai lasciato Orsanmichele se non per un restauro nel 2001 - di poter ammirare questi capolavori in dialogo diretto con altre sculture legate a doppio filo alla loro storia, come il San Giorgio di Donatello appunto, ma come anche la statua marmorea del San Luca di Niccolò di Pietro Lamberti (1403-1406), che un tempo rappresentava l’Arte dei giudici al posto del bronzo del Giambologna con cui venne sostituita nel 1602, conservata nel cortile. E ancora, un busto di Piero de’ Medici, tra i committenti del gruppo del Verrocchio, e molte altre opere distribuite nelle varie sale e segnalate durante la mostra con didascalie specifiche.
L’occasione dello spostamento è stata offerta dalla temporanea chiusura del museo di Orsanmichele per lavori di ristrutturazione, che prevedono la sistemazione degli impianti di illuminazione e condizionamento, l’accessibilità e il riallestimento degli spazi, lavori che si spera in seguito porteranno a una fruizione più regolare del museo, finora aperto sempre un po’ a singhiozzo. «Si tratta di opere che rappresentano l’apice della scultura in bronzo fiorentina dal quattro al seicento», commenta la direttrice del museo del Bargello Paola D’Agostino. «Sarà l’occasione per i visitatori di scoprire particolari raffinatissimi», le fa eco Benedetta Matucci, responsabile del complesso di Orsanmichele e del museo di Palazzo Davanzati e curatrice della mostra, «come la firma dello scultore scritta sull’orlo della veste nel caso del San Giovanni Battista del Ghiberti o il suo sguardo illuminato dall’argento che ricopre la sclera degli occhi, o ancora la firma del Giambologna sulla cintura del San Luca o la meravigliosa penna d’oca che tiene inserita tra le pagine del vangelo».
Completa l’esposizione un video documentario realizzato ad hoc che narra le vicende del complesso di Orsanmichele, con fotografie storiche e moderne che illustrano il percorso di allestimento museale, il lavoro di messa in sicurezza delle opere e le protezioni antiaeree all’edificio durante gli anni del secondo conflitto mondiale, fino ai restauri degli anni Ottanta, e all’esecuzione dei calchi dagli originali per realizzare le copie e all’inaugurazione del museo nel 1996.