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Filippo Macchi e la lezione di sport sulla finale persa: «Scippato? Sono un ragazzo fortunato...»
Mentre tutti i commentatori parlavano di “furto” e “scandalo”, il 22enne argento olimpionico ha scritto un post in cui parla dell’etica, del rispetto di avversario e arbitri, dell’importanza di non cercare alibi e dell'amore verso chi gli sta intorno
Filippo Macchi ha scelto la gioia dello sport, del rispetto per l’avversario e della dignità del risultato davanti al fiume di commenti, professionali e non, che gridavano allo scandalo e allo scippo per la finale olimpica di fioretto persa. In un post su Instagram, dopo quella che sicuramente è stata una delusione (due assalti possibilmente vittoriosi non considerati dai giudici), l’atleta di Cascina si lancia in una riflessione che alla fine risulta una lezione che, partendo dall’etica della scherma, sconfina oltre il perimetro dell’agonismo. A soli 22 anni Nacchi rivela l’approccio mentale del campione – sia consentito dirlo - mostrando più saggezza di quanti, anche spinti da semplice affetto, svuotavano nelle sue orecchie il veleno del torto subito. Filippo, con una flemma degna dell’Adriano tracciato nelle Memorie di Marguerite Yourcenar, va per un’altra strada.
«Scippato? Sono un ragazzo fortunato, con una medaglia d’argento e con amici e fidanzata stupendi»
Macchi parla come chi conosce l’equilibrio che arriva dal tenere insieme diversi elementi, appagato del proprio posto nel momento vissuto, senza lasciarsi prendere dall’amarezza. E quanto sarebbe stato facile, invece. «Da dove inizio? Eh beh da dove inizio manco lo so io! Avevo già preparato il post, il testo recitava: “il sogno di ogni bambino, l’obiettivo di ogni atleta” E invece? E invece no perché torno a casa con una bellissima medaglia d’argento ma che mi lascia ad una stoccata dal famoso “obiettivo di ogni atleta”. Ne ho sentite di ogni, ti hanno derubato, arbitraggio scandaloso, è una vergogna. Eppure a me viene da dire che sono proprio un ragazzo fortunato. Ho 22 anni, una famiglia stupenda, degli amici strepitosi e una fidanzata che mi lascia costantemente senza parole. Sono arrivato secondo alla gara più importante per ogni atleta che pratica sport e proprio perché pratico questo sport ho imparato che le decisioni arbitrali vanno rispettate, sempre», scrive Nacchi.
Niente dito puntato contro gli arbitri
Non cerca scuse Macchi, nonostante un verdetto che sicuramente sul momento è stato duro da accettare e che chiederà del tempo per essere assorbito. «Conosco entrambi gli arbitri, non mi viene da puntare il dito contro di loro e colpevolizzarli del mio mancato successo anche perché non porterebbe a nulla se non a crearmi un alibi».
«Il futuro dipende da me»
«Quello che è successo appartiene al passato, ormai è andata, quello che succederà in futuro dipenderà da me! Io sono una persona che ambisce sempre al massimo, che non si accontenta mai e proprio perché non mi accontento mai non sono stato in grado di gioire immediatamente della medaglia ottenuta», aggiunge.
Il valore di una medaglia
Il giovane atleta fa riferimento al consiglio ricevuto da una compagna di pedana, pur non spiegando di chi si tratti. «Tempo fa, una persona a me cara, nonché una grandissima campionessa mi disse: "Una medaglia si festeggia sempre!” Ed effettivamente questa medaglia si merita gioia e felicità e quindi smaltiamo la delusione, che è tanta, e godiamoci ciò che è stato. Ci sarà tempo per tornarci sopra per capire gli errori che ho fatto e cercare di migliorare ancora di più. D’altronde la vita è fatta di ostacoli, a volte si superano, altre volte ci si inciampa e si cade ma la differenza la fa chi ha la forza di rialzarsi. Ora ci aspetta una gara a squadre importantissima e io con i miei compagni, nonché amici, abbiamo tantissima voglia di dare il massimo e superarci. Sosteneteci, abbiamo bisogno di voi. Forza Italia, sempre e comunque»