Il Tirreno

Traffico illecito di rifiuti, 6 arresti: sequestro per Lonzi e Rari. L'audio choc: "I bambini? Che muoiano"

I carabinieri alla Rari di Livorno (foto Marzi / Pentafoto)
I carabinieri alla Rari di Livorno (foto Marzi / Pentafoto)

Sequestri di case, sedi legali di aziende e discariche. I reati contestati sono traffico di rifiuti, associazione per delinquere e truffa aggravata ai danni della Regione Toscana per 4 milioni di euro. Chi sono gli arrestati

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FIRENZE. Sei persone sono state arrestate dai carabinieri forestali nell'ambito di un'inchiesta per traffico illecito di rifiuti. I reati contestati sono traffico di rifiuti, associazione per delinquere e truffa aggravata ai danni della Regione Toscana, quantificata in circa 4 milioni di euro. Sequestrate due aziende livornesi, i cui rifiuti finitI nel mirino sono passati dalle discariche di Scapigliato (Rosignano) e di Piombino.

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PERQUISIZIONI E SEQUESTRI

Perquisite abitazioni, sedi legali e discariche di persone fisiche e società operanti nel settore dei rifiuti. Nell'operazione sono coinvolti circa 150 carabinieri del comando per la tutela forestale in servizio in Toscana e nella province di Chieti, Cuneo, Bologna e La Spezia.

Sono circa 200mila le tonnellate che secondo gli inquirenti sarebbero state smaltite abusivamente in due discariche della provincia di Livorno (Rosignano e Piombino, appunto), tra il 2015 e il 2016, dalla presunta organizzazione criminale al centro dell'inchiesta della Dda di Firenze, che ha portato agli arresti. In questo modo, ipotizzano gli investigatori, sarebbero stati realizzati profitti illeciti per 26 milioni di euro, omettendo tra l'altro di versare 4,3 milioni di euro di ecotasse alla Regione Toscana.

Secondo quanto ricostruito, i rifiuti speciali, in alcuni casi pericolosi e nocivi, venivano miscelati con altri e mascherati come ordinari, per abbattere i costi di smaltimento.

SIGILLI IN DUE AZIENDE LIVORNESI

I sigilli sono scattati per due aziende di Livorno attive nel settore del recupero e del trattamento dei rifiuti, la Lonzi Metalli srl e la Rari srl. Da queste aziende i rifiuti sarebbero transitati in due discariche del Livornese gestite da due aziende a partecipazione pubblica, la Rea di Rosignano Marittimo e la Rimateria di Piombino. Tra i rifiuti che arrivavano in discarica passando per ordinari e innocui, materiali nocivi come stracci imbevuti di sostanze tossiche, filtri olio motore e toner.

CHI SONO GLI ARRESTATI

Agli arresti domiciliari sono finiti Emiliano Lonzi, gestore di fatto della Lonzi metalli srl e della Rari srl; Stefano Fulceri, responsabile del piazzale rifiuti della Lonzi Metalli; Marco Palandri, collaboratore e gestore della Rari; Anna Mancini, dipendente e funzionaria amministrativa della Rari; Stefano Lena, responsabile del piazzale Rari srl, e Alessandro Bertini, collaboratore della Fbn srl di Prato.

Per il procuratore capo di Livorno Ettore Squillace Greco, che ha coordinato le fasi iniziali delle indagini quando ricopriva l'incarico di sostituto procuratore della Dda di Firenze, il modus operandi dell'organizzazione criminale paragonabile a quello usato dalla Camorra nella Terra dei Fuochi: "Siamo di fronte a un gruppo che commetteva il maggior numero di reati in questa materia - ha affermato -. Si tratta di episodi che non hanno nulla a che fare con la Camorra, ma un certo modo di gestire e trattare i rifiuti significativo".

TIR SENZA CONTROLLO VERSO LE DISCARICHE

Una parte consistente degli scarti tossici pericolosi al centro dell'inchiesta della Dda di Firenze, almeno tre tir ogni settimana, arrivava nelle discariche del Livornese da una ditta di Prato, la Fbn srl, specializzata nel trattamento dei rifiuti. In alcuni casi, come testimoniato da alcune telecamere nascoste piazzate dagli investigatori, gli indagati si limitavano a far transitare i tir carichi di rifiuti speciali pericolosi nei cortili delle ditte specializzate nello smaltimento, da dove uscivano subito dopo senza che fosse stato eseguito alcun trattamento. I rifiuti, entrati come pericolosi, ne uscivano declassificati a ordinari e poi venivano stoccati nelle discariche. 

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