Costa apuana
Prato teme le norme Ue sul tessile: le date chiave per il futuro e quelle due sigle che “preoccupano” le imprese
Le regole su responsabilità estesa del produttore e riuso dei tessuti potrebbero penalizzare il distretto: scatta l’appello agli europarlamentari
PRATO. Sono due gli spettri che si aggirano per l’Europa e non più solo uno come ai tempi di Marx. Almeno per chi guarda l’Europa con gli occhi degli industriali tessili. Questi due spettri, che alla fine potrebbero risultare anche fantasmi buoni, si chiamano Epr e End of waste. Epr sta per Extended producer responsibility, cioè la responsabilità estesa del produttore, mentre l’End of waste è la cessazione della qualifica di rifiuto. Entrambi hanno a che fare con l’economia circolare e tra gli industriali tessili italiani incutono un certo timore perché c’è il rischio che si traducano in un aggravio dei costi di produzione, che poi inevitabilmente verrebbe scaricato sui clienti finali.
L’Europa sta per varare nuove norme in tema di economia circolare. Ne è girata una prima bozza che evidentemente non è piaciuta né a Prato né a Biella, i due maggiori distretti tessili italiani. E proprio da Prato è partito un appello agli europarlamentari eletti nella circoscrizione del Centro Italia perché si facciano sentire a Bruxelles e ottengano una correzione delle norme, che non penalizzi troppo le aziende pratesi. Se n’è parlato oggi, 28 marzo, in una riunione del Tavolo di distretto che mette insieme amministratori e rappresentanti delle categorie economiche. È stato deciso di fare una “call” con gli europarlamentari, compresi quelli che sono inseriti nelle commissioni “strategiche”. Poi a giugno se ne riparlerà alla Fiera del riciclo tessile a Bruxelles, dove Prato sarà presente con uno stand nel padiglione dell’economia circolare. Insomma, è partita, non da ora, un’azione di lobby istituzionale per evitare brutte sorprese.
Le date
Il percorso a tappe verso la conquista di Bruxelles vede due importanti appuntamenti ad aprile. Il primo sarà a inizio mese il lancio del progetto Epic, Experience Prato industrial Culture, finanziato dall’Unione europea. Il secondo, il 15 aprile, è incentrato sul Made in Italy e si concentrerà sulla necessità che il manifatturiero pratese ha di investire in innovazione ma senza perdere la tradizione. Ma è tra maggio e giugno che si accendono i riflettori più forti sul dna ecologista del distretto. In agenda ci sono due eventi importantissimi, il Net Zero district e il Textile Recycling Expo Bruxelles. Il primo si terrà a fine maggio al Museo del Tessuto e vede Prato capofila di un progetto europeo sulla decarbonizzazione delle aree industriali vinto con Roma, Bergamo e Parma. Sarà una due giorni dedicata alla sfida della sostenibilità produttiva con tavole rotonde, workshop, spettacoli e panel alla presenza di esperti, studiosi e imprenditori.
L’analisi
«La responsabilità estesa del produttore – ha spiegato Francesco Marini, presidente del Sistema Moda di Confindustria Toscana Nord – dovrà finanziare il riciclo e il riuso dei materiali. La pagheranno i produttori ma anche i clienti. Quanto all’End of waste, se viene messo troppo a valle nella filiera si rischia di creare difficoltà alle aziende e di perdere posti di lavoro». In altre parole, non può essere un’incombenza lasciata agli ultimi anelli della filiera tessile. «Per questo vogliamo incontrare tutti gli europarlamentari del centro Italia – ha aggiunto la sindaca di Prato Ilaria Bugetti – Vogliamo far capire l'importanza delle norme europee per il distretto tessile».
Un distretto che si vanta di averla inventata, l’economia circolare, con la tradizione dei “cenciaioli” che cernivano (e cerniscono) gli stracci prima di rimetterli in circolazione come abiti usati o materia da cui ricavare altre fibre tessili. E che ora proprio dalle norme sull’economia circolare si sente minacciato. Intanto sta costruendo l’Hub del tessile a Baciacavallo, dove gli stracci saranno selezionati in grande stile per rientrare nel ciclo produttivo.