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Il caso

Prato, studente caduto dalla finestra della scuola e il video commento choc: "Gli sta bene...". Ipotesi istigazione al suicidio

di Paolo Nencioni

	La scuola dove il ragazzo è caduto dalla finestra
La scuola dove il ragazzo è caduto dalla finestra

La Procura ha aperto un fascicolo, ma il preside dell’Istituto Buzzi esclude legami con fenomeni di bullismo

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PRATO. Nella migliore delle ipotesi è la fotografia di una generazione che ha perso il senso di empatia e di pietà verso il prossimo, prigioniera dei social e degli smarphone, usati come clave. Nella peggiore è qualcosa di ancora più inquietante. Per questo la Procura ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di istigazione al suicidio. Stiamo parlando di un video che è iniziato a circolare tra gli studenti delle scuole medie superiori pratesi nella mattinata di venerdì, poche ore dopo che uno studente diciannovenne dell’Istituto tecnico Buzzi era caduto da una finestra al secondo piano della scuola di viale della Repubblica. In quel video, che è arrivato quasi subito agli inquirenti, si intravedono i soccorsi allo studente e una voce fuori campo dice qualcosa di questo tenore: “Gli sta bene a quel c… di m…”.

Per il preside nessun legame del ragazzo con episodi di bullismo

Un commento agghiacciante, quando ancora non si sapeva se il ragazzo si sarebbe salvato, fatto da un compagno di scuola o forse di classe del diciannovenne. Ora il video è stato acquisito dalla squadra mobile della polizia che sta cercando di capire se sia semplicemente il parto di una mente malata (la migliore delle ipotesi di cui si parlava) oppure se quel commento possa avere un legame diretto con quanto era appena accaduto. Fin da subito il preside della scuola, Alessandro Marinelli, aveva detto che non c’erano elementi per pensare alla conseguenza di atti di bullismo, una versione confermata venerdì anche dagli investigatori. In altre parole, il diciannovenne ora ricoverato all’ospedale di Careggi con alcune fratture alle gambe non era mai stato segnalato come autore o vittima di atti di bullismo. In tutte le scuole ci sono ragazzi problematici, che fanno i prepotenti o subiscono le angherie dei prepotenti. Lo studente del Buzzi caduto dalla finestra non figurava in quell’elenco. Lo descrivono come un ragazzo un po’ introverso, che a 19 anni fa ancora la quarta perché è bocciato in precedenza, ma tutto qui.

Le indagini e l'autore del video

E ora, a distanza di qualche giorno, il preside Marinelli ripete quello che aveva già detto la scorsa settimana, e cioè che non risultano atti di bullismo. Di più non può dire, spiega, perché comunque sono in corso indagini. Gli stessi inquirenti stanno cercando di capire che cosa voglia dire quel video. Presumibilmente hanno rintracciato l’autore e gliene chiederanno conto. Il padre del ragazzo, invece, come capita spesso in questi casi, non crede che il figlio possa essersi lasciato cadere volontariamente dalla finestra. Si è rivolto a un avvocato e si riserva di presentare una querela, non si sa se contro l’autore del video o contro altri. Venerdì mattina è arrivato di corsa col suo furgoncino davanti al Buzzi ed è subito ripartito seguendo l’elicottero verso Firenze, dove il figlio è stato sottoposto a un intervento chirurgico.

Cosa è successo

Il fatto è accaduto subito dopo l’apertura dei cancelli della scuola, alle 7.50, quando le lezioni non erano ancora iniziate. Il ragazzo è stato visto cadere dalla finestra del secondo piano, ma ha fatto un volo di almeno sette metri, perché il piazzale dove è finito è a un livello più basso rispetto al piano strada. Dicono che avesse ancora lo zaino sulle spalle e questo potrebbe averlo salvato. Di sicuro si è procurato gravi fratture agli arti inferiori che lo costringeranno a una lunga convalescenza. Se non è stato ancora sentito, sarà sicuramente sentito dagli investigatori per capire se dietro al suo gesto non ci sia solo un momento di depressione ma qualcosa di peggio. L’apertura di un fascicolo per istigazione a delinquere non significa che ci siano già elementi per pensare al coinvolgimento di altri ragazzi nella decisione del diciannovenne, ma potrebbe essere stato un adempimento tecnico necessario per il sequestro di certi telefoni cellulare o l’acquisizione di certi messaggi nelle chat degli studenti.
 

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