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Prato, gli artigiani contro David Parenzo (La7) sullo sfruttamento: «Getta discredito sul distretto»


	David Parenzo durante la trasmissione su La7
David Parenzo durante la trasmissione su La7

Lettera aperta al conduttore della trasmissione “L’aria che tira” sulla vertenza del maglificio Cxl

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PRATO. Alla Confartigianato non è piaciuto la puntata del 19 febbraio della trasmissione “L’aria che tira” condotta da David Parenzo su La7 che aveva per tema la vertenza degli operai del Maglificio Cxl e più in generale lo sfruttamento dei lavoratori nel distretto di Prato. Per questo ha diffuso una lettera aperta per difendere l’immagine del distretto.

«Gentile dottor Parenzo – scrivono gli artigiani – dopo aver assistito alla puntata del 19 febbraio scorso de "L’aria che tira", non possiamo che esprimere profonda indignazione per il modo in cui è stato trattato il tema del distretto produttivo di Prato. Ancora una volta, un focus su una piaga certamente esistente nella nostra realtà, è stato strumentalizzato per confezionare una narrazione sensazionalistica e fuorviante, capace solo di gettare discredito su un intero comparto industriale. Parlare di un presunto "sistema Prato" assimilabile a un'organizzazione criminale è non solo una semplificazione grossolana, ma una mistificazione che danneggia profondamente l’immagine della città e delle migliaia di imprese oneste che la rappresentano. Una lettura superficiale e a tesi preconfezionata che ignora volutamente la complessità e la ricchezza di un distretto che è fiore all’occhiello del Made in Italy, con un ruolo chiave nella bilancia commerciale nazionale».

Eppure del cosiddetto “sistema Prato” aveva già cominciato a parlare anni fa il procuratore Giuseppe Nicolosi per raccontare le vicende di sfruttamento sistematico che ci sono nel cosiddetto “distretto parallelo” cinese.
«Chi ha scelto di descrivere Prato con toni allarmistici – sostiene Confartigianato – ha deliberatamente trascurato un aspetto fondamentale: la stragrande maggioranza degli imprenditori opera nella piena legalità, creando occupazione, innovazione e sviluppo economico. Ogni giorno affrontiamo sfide enormi, tra concorrenza internazionale e normative sempre più stringenti, e lo facciamo con professionalità e determinazione. La vostra trasmissione ha preferito invece ridurre tutto a un racconto scandalistico, dimenticando di dare voce a chi costruisce, anziché distruggere. L’illegalità esiste, nessuno lo nega. Ma è una piaga che colpisce prima di tutto noi imprenditori onesti, e che combattiamo quotidianamente con azioni concrete, non con parole vuote. Equiparare il distretto intero a una realtà di sfruttamento e illegalità è un’operazione tanto facile quanto irresponsabile. Se davvero vuole raccontare Prato, la invitiamo a venire di persona. Venga a vedere con i suoi occhi cosa significa lavorare nel nostro distretto, ascolti anche chi ogni giorno porta avanti con orgoglio e sacrificio un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Un’informazione seria e completa non ha paura della complessità, ma la affronta con responsabilità e onestà intellettuale. L’aspettiamo, dottor Parenzo. Non se ne pentirà. E scoprirà che non ne soffrirà nemmeno l’audience. Il pubblico, ne siamo certi, sa apprezzare anche il lato buono delle cose. E, sempre e soprattutto, la verità».

Non è la prima volta che gli imprenditori di Prato storcono il naso di fronte alla narrazione televisiva del distretto. Era già successo nel maggio 2021, dopo un servizio di “Piazza pulita”, sempre su La7. Lì si parlava di sicurezza sul lavoro, dopo la morte di Luana D’Orazio e Sabri Jaballah, e anche in quel caso industriali e artigiani provarono a raccontare un’altra storia.

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