Prato, nuova accusa al tenente colonnello Turini e all’imprenditore Matteini Bresci: tentata concussione
Ai due indagati nell’inchiesta sulla corruzione è stata notificata una nuova ordinanza di custodia agli arresti domiciliari
PRATO. Si aggrava la posizione del tenente colonnello Sergio Turini, già comandante della Compagnia dei carabinieri di Prato, e dell’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, socio di maggioranza del Gruppo Colle di Cantagallo.
Oggi, 3 luglio, i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, hanno notificato ai due, che sono entrambi agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza la corruzione per favori fatti dall’ufficiale all’amico imprenditore, una nuova ordinanza di custodia cautelare in cui si contesta il reato di tentata concussione. L’ordinanza dispone gli arresti domiciliari con divieto di avere rapporti con l’esterno, dunque ai fini pratici per i due indagati non cambia niente, se non che ripartono da zero i termini di sei mesi per la misura di custodia.
La nuova accusa
La nuova accusa si riferisce a un episodio contenuto in atti che i magistrati titolari dell’inchiesta (l’aggiunto Luca Tescaroli e i sostituti Lorenzo Gestri, Lorenzo Boscagli e Massimo Petrocchi) hanno depositato in occasione del ricorso presentato dai difensori Giovanni Renna e Pier Matteo Lucibello al Tribunale del riesame per l’attenuazione delle prime misure. Si tratta di una visita fatta dal colonnello Turini alla fine di primavera, prima di essere arrestato insieme a Matteini Bresci, nel negozio del figlio del proprietario di un terreno e alcune baracche a Cantagallo sul quale aveva messo gli occhi l’imprenditore Matteini Bresci. Il titolare del Gruppo Colle voleva acquistare quel terreno ma le due parti non si erano trovate d’accordo. Così Matteini Bresci avrebbe incaricato l’amico ufficiale di fare pressioni per convincere la controparte. Il proprietario del terreno ha raccontato che nel negozio del figlio si presentò Turini in divisa facendo presente che la cessione del terreno sarebbe convenuta a tutti, perché c’era il rischio che le baracche e una stalla venissero abbattute per presunti abusi edilizi. Il proprietario gli fece vedere che era tutto condonato, ma secondo la sua versione il colonnello aveva insistito. La cosa fu poi sottoposta a un geometra, che confermò la regolarità dei manufatti, ma nella testa del proprietario rimase il dubbio. “Pensai che poiché Turini era in divisa e io avevo molto rispetto per l’Arma, ci fosse un’indagine della magistratura che potesse portare alla demolizione”. Per questo, nonostante le rassicurazioni del geometra, alla fine il proprietario si convinse a vendere. “Preciso che l’intervento di Turini ha avuto un peso notevole per indurci a vendere” ha raccontato il proprietario agli inquirenti. “Ricordo anche che un paio di giorni dopo che Turini venne da lui – ha aggiunto il proprietario – io dissi a mio figlio "Dio bono, cazzo questa è mafia, ma siamo in Toscana"».
In realtà, fa sapere il Gruppo Colle, quel terreno non è mai stato acquistato dall’azienda di Cantagallo. Si è trattato di un’iniziativa personale di Matteini Bresci di cui gli altri soci non sapevano niente. Dunque il proprietario si sarebbe deciso a vendere ma l’affare non si è fatto.
L’idrovora
Secondo gli inquirenti non era la prima volta che Matteini Bresci chiedeva a Turini di fare pressione su proprietari di beni che gli interessavano. In un’altra occasione avrebbe chiesto all’ufficiale di interessarsi presso l’Associazione carabinieri di Vaiano perché gli cedessero un certo “casotto” che gli faceva comodo. In cambio lui avrebbe donato una idrovora che serviva per i compiti di protezione civile dell’Associazione. Questo sarebbe successo durante una delle famose cene tra notabili del cosiddetto “special club”.