Prato, non c’è più religione: uno studente su tre ci rinuncia
In provincia la percentuale di chi non si avvale dell’insegnamento è il doppio della media nazionale
PRATO. In provincia di Prato un alunno su tre non si avvale dell’insegnamento della religione cattolica, una delle percentuali più alte a livello nazionale da quando, ormai 40 anni fa, l’ora di religione non è più obbligatoria. Lo si ricava da uno studio dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) su dati del Ministero dell’Istruzione. Su un totale di 31.788 studenti, sono ben 10.552, pari al 33,19% quelli che hanno deciso di rinunciare all’ora di religione per fare attività alternative nell’anno scolastico 2022/23. Una percentuale doppia rispetto alla media nazionale, che è del 15,5%, in crescita rispetto al 14,07% dell’anno precedente.
«Dall'analisi dei dati – spiega il ricercatore Loris Tissino – emerge che in ben sei province italiane è stata superata la soglia del 30% di non avvalentisi. Si tratta di Firenze (37,92%), Bologna (36,31%), Trieste (33,37%), Prato (33,19%), Gorizia (32,51%) e Aosta (30,74%). A livello regionale è la Valle d'Aosta a guidare la classifica (30,74%), seguita da Emilia Romagna (27,48%) e Toscana (27,12%). Confermato il divario Nord-Sud: le regioni fanalino di coda per numero di non avvalentisi sono infatti Basilicata (2,98%), Campania (3,11%), Calabria (3,41%), Puglia (3,67%), Molise (3,87%) e Sicilia (4,57%)».
Sui numeri pratesi pesa certamente la presenza di una folta comunità straniera proveniente da zone del mondo come la Cina o i paesi arabi dove il cattolicesimo non è la religione dominante. A Pistoia la percentuale di chi non si avvale scende al 24,25%.
«Già due anni fa, in collaborazione con l'associazione OnData del progetto #DatiBeneComune, abbiamo presentato una richiesta di accesso civico ai dati, in base a quanto previsto dal decreto legislativo 33/2013 – racconta il segretario dell'Uaar, Roberto Grendene – Ne era emerso che in quell'anno scolastico gli studenti che avevano detto no all'insegnamento della religione cattolica erano più di un milione. Poiché sul Portale Unico dei dati della scuola continuano a mancare le informazioni circa la frequenza e non frequenza dell'Irc, con datiBeneComune abbiamo deciso di reiterare la richiesta e di liberare così i dati relativi agli ultimi due anni, analizzandoli e rielaborandoli per metterli a disposizione di tutti».
«Abbiamo scorporato i dati anche per tipo di scuola – prosegue Tissino – Ne è emerso che sono gli istituti professionali a presentare il maggior numero di non avvalentisi (25,52%), seguono gli istituti tecnici (23,87%) e infine i licei (17,51%). Nella scuola secondaria di primo grado è il 14,67% degli studenti, nella scuola primaria l'11,74%, nella scuola dell'infanzia l'11,3%».
«Una importante novità è rappresentata dal fatto che, per ciascuna provincia, sono ora disponibili i dati relativi alle singole scuole –aggiunge Grendene – Pensiamo possa essere utile ai genitori alle prese con le iscrizioni (quest'anno dal 18 gennaio al 10 febbraio, utilizzando la Piattaforma Unica), che spesso nutrono il timore che i propri figli siano gli unici a non avvalersi, rischiando dunque di ritrovarsi soli. Dal confronto dei dati è emerso che campione assoluto di laicità è lo storico Istituto Professionale Statale per l'Industria e l'Artigianato Massimo Olivetti di Ivrea, con 86 non avvalentisi su 95 (90,53%)».
Per i licei in vetta alla classifica c'è l'Enriques Agnoletti di Sesto Fiorentino, con l'80,41% di studenti, che sceglie di non avere l'Irc. Non lontano, a Firenze, vince per la categoria degli istituti tecnici il Sassetti-Peruzzi (tecnico per il turismo), con 209 su 244 studenti (l'85,66%) che non si avvalgono. Per le primarie ci spostiamo ad Ancona, dove alla Leonardo da Vinci l'83,50% dei bambini frequenta solo lezioni laiche. A Torre Pellice (Torino) c'è invece la secondaria di primo grado Torre Pellice - Rodari, con record di no all'Irc: 148 su 175, pari all'84,57%. Nella categoria infanzia invece al primo posto, con l'87,50% di non avvalentisi, è invece la scuola dell'infanzia Idria, di Comiso (Ragusa).
«Nonostante la pluriennale decrescita del numero di studenti, i dati che la nostra associazione ha liberato mostrano una richiesta sempre crescente di scuola laica. Una buona novella con cui iniziare questo 2024» conclude il segretario dell'Uaar.