Il Tirreno

Prato

L’inchiesta

Barista sfregiata a Prato: arrestato l’ex fidanzato

di Paolo Nencioni

	Martina Mucci coi segni della brutale aggressione sul volto
Martina Mucci coi segni della brutale aggressione sul volto

L’uomo è accusato di aver ingaggiato due picchiatori, che sono sospettati di aver compiuto altre due aggressioni ai danni di giovani donne

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PRATO. Un ex fidanzato violento, trincerato dietro il paravento della gelosia patologica, e una banda di picchiatori “a gettone”. C’è questo ambiente, secondo la Procura di Prato, dietro alla brutale aggressione a Martina Mucci, 28 anni, nella notte tra il 20 e il 21 febbraio, sfregiata da due sconosciuti mentre rientrava a casa dopo una serata di lavoro, come barista, al pub Hop’n Drop di via Terracini: naso fratturato, denti rotti, un taglio sulla testa e un terrore difficile da cancellare.

La squadra mobile di Prato ha eseguito tre ordinanze di custodia in carcere chieste dal sostituto procuratore Valentina Cosci e firmate dal gip Francesca Scarlatti nei confronti dell’ex fidanzato di Martina, Emiliano Laurini di 41 anni, e di due giovanissimi: Kevin Mingoia, 19 anni ancora da compiere, è accusato di essere uno dei due esecutori dell’aggressione, mentre Mattia Schininà, che ha fatto 20 anni a dicembre, di averlo reclutato per poche centinaia di euro. Tutti e tre sono residenti a Scandicci. Manca all’appello il secondo presunto aggressore, che stanno ancora cercando.

Ma l’aspetto più inquietante della vicenda è che i due picchiatori, come ha spiegato il procuratore Giuseppe Nicolosi, potrebbero essere responsabili di altre due aggressioni a pagamento nei confronti di donne, avvenute successivamente a quella di cui è stata vittima Martina Mucci. In un caso, una giovane sarebbe stata minacciata e convinta a raccontare una bugia al pronto soccorso dell’ospedale di Torregalli per non denunciare l’aggressione. Un’altra ragazza non si sa ancora come si chiami, ma avrebbe subito lo stesso trattamento per gli stessi motivi passionali. Insomma, una rete di picchiatori, presi nell’ambiente delle palestre di pugilato fiorentine, che non si fanno scrupoli nel picchiare giovani donne per un compenso di poche centinaia di euro. Su questi due episodi si sta ancora indagando e non vengono contestati nelle ordinanze di custodia. I tre arrestati intanto devono rispondere di rapina, lesioni gravi e sfregio permanente, un reato punito da 8 a 14 anni di reclusione.

Fin dall’inizio, anche sulla base delle prime parole dette da Martina Mucci al pronto soccorso e alla polizia, le indagini si sono indirizzate verso l’ex fidanzato, buttafuori nel locale dove lei lavorava e col quale Martina aveva avuto una relazione dal maggio dell’anno scorso, finita a gennaio. Il suo telefono è stato messo sotto controllo e una “cimice” è stata piazzata nella sua Bmw. Intercettato anche il telefono del giovane Schininà, vicino di casa di Laurini. E le intercettazioni hanno subito confermato i sospetti. Schininà parla col padre («ma glieli hai presentati tu questi due mongoloidi? Io gli ho dato solo il contatto, siamo andati a prendere un caffè insieme»), gli fa capire di essersi messo nei guai e nega di aver voluto che l’ex fidanzata di Laurini fosse massacrata di botte.  Dice di aver paura di Emiliano, di temere che lui possa ammazzarlo. I due, Mattia ed Emiliano, comunque parlano al telefono senza ritegno, come se non mettessero nemmeno in conto che i poliziotti della Mobile possano ascoltarli. Non siamo di fronte a due geni del crimine. Laurini sembra sicuro di sé: «Tranquillo non c’è nessuna indagine, non mi arrestano». Nel frattempo ha trovato una nuova fidanzata e il copione è sempre lo stesso: vuole che cancelli tutte le chat, che chiami pezzi di merda i suoi ex. Si sente sminuito perché lei gli ha detto che come uomo è basso.

In un’intercettazione ambientale lo si sente mentre le chiede a quanti anni ha perso la verginità, mentre la picchia.

«Fino all’ultimo ho sperato che non fosse lui – commenta ora Martina Mucci al telefono – Da una parte tiro un sospiro di sollievo perché li hanno arrestati, dall’altra un po’ mi dispiace perché conosco la persona. Litigavamo continuamente, ma io non l’ho mai tradito. Tre settimane prima dell’aggressione, quando ci eravamo già lasciati, mi prese la borsa e mi ruppe alcuni oggetti ma poi si è fermato lì. Visto com’è andata, sono contenta di aver denunciato l’aggressione. Forse ho evitato che quello che è successo a me succeda anche ad altre».

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