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Il nuovo scenario

Piaggio e l’incubo dazi Usa, attesa per le scelte di Trump: i rischi e il “ruolo” dello stabilimento di Boston

di Giuseppe Boi

	Operai al lavoro sulla linea di montaggio della Vespa alla Piaggio di Pontedera
Operai al lavoro sulla linea di montaggio della Vespa alla Piaggio di Pontedera

Il pericolo non è tanto per gli scooter ma per la componentistica. La fabbrica della Vespa punta a far pesare all’amministrazione statunitense il sito produttivo aperto da anni a Boston

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PONTEDERA. Un «no comment» con un doppio significato. Perché sbilanciarsi sulle scelte di politica commerciale effettuate da Donald Trump è come scommettere alla roulette. Così come è altrettanto vero che il mercato degli scooter negli Usa è marginale e di nicchia. Tuttavia per la Piaggio – al momento esclusa dai dazi trumpiani imposti solo sulle auto – le decisioni prese Oltreoceano hanno un peso non indifferente. Da qui il silenzio in questi giorni della fabbrica della Vespa, conscia di correre un rischio fortissimo se i dazi dovessero essere estesi alla componentistica, ma allo stesso tempo pronta a giocarsi la carta dello stabilimento produttivo aperto da anni negli Stati Uniti, per la precisione a Boston.

La casa dei robot

In realtà il “Piaggio Fast Forward” ha poco o nulla a che fare con scooter e motocicli. È più che altro un centro di ricerca sulla mobilità del futuro. La città del Massachusetts, del resto, è uno dei principali centri mondiali della tecnologia robotica. Alle attività di studio e sviluppo Piaggio ha però affiancato, a partire dal 2019, quella produttiva. Nel quartiere di Charlestown è stato infatti aperto uno stabilimento per la costruzione di robot. Un’area di circa mille metri quadri destinati all’assemblaggio e alla produzione di Gita e Kilo. Gita è un veicolo autonomo, intelligente, ideato per assistere le persone trasportando fino a 18 chili di prodotti. Kilo è il suo fratello maggiore con una capacità di carico può trasportare fino a 100 chili di peso.

Born in the Usa

Entrambi questi prodotti possono vantare la scritta “Designed and assembled in Boston, U. S. A. ” . Una “qualifica” che potrebbe avere un peso anche per gli scooter. Lo stabilimento di Boston permette infatti a Piaggio di non essere un’azienda “aliena” negli Stati Uniti. E proprio sul fatto di avere delle produzioni Oltreoceano è una delle carte che molte aziende – e con loro i governi nazionali – stanno cercando di utilizzare nelle trattative, difficilissime, con il governo americano per evitare i famigerati dazi del trio Trump-Vance-Musk.

Nicchia di mercato

La Piaggio ha nel paese a stelle e strisce una quota importante nel mercato degli scooter: vale a dire il 21% del settore. «Tuttavia – fanno sapere da Pontedera – si tratta di una quota marginale come ricavati». Questo perché quello degli scooter è un mercato di nicchia. Vuoi per le distanze che spesso rendono questi mezzi inutilizzabili per gli spostamenti. Vuoi per le regole all’interno delle città: al contrario di quanto accade in Europa non possono essere parcheggiati nei marciapiedi o lungo le strade e, soprattutto, è vietatissimo fare lo zig zag tra le automobili in coda ai semafori delle città.

La grande paura

I veri rischi per la fabbrica di Pontedera potrebbero però arrivare dal settore della componentistica. Vale a dire tutti quei pezzi che il costruttore acquista presso terzi e si limita a montare. Un settore in cui Piaggio tanto esporta quanto importa. Un do ut des che potrebbe costare carissimo qualora su cicli e motocicli si applicassero le regole – per altro non ancora del tutto chiarite – stabilite per le auto e che, per paradosso, hanno colpito anche i veicoli Tesla prodotti dallo stesso Musk.

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