Lerose contro il sequestro da 5 milioni di euro «Dimostrata la regolarità di entrate e tasse»
L’avvocato della famiglia che gestisce l’impianto di viale America: «Non ci sono ombre» Presentata una consulenza sullo stato patrimoniale. Entro l’anno la decisione del Tribunale
PONTEDERA. Lerose contro il sequestro da 5 milioni di euro eseguito nel gennaio scorso.
Francesco Lerose, la moglie e il figlio hanno impugnato il provvedimento davanti al Tribunale delle misure di prevenzione.
Nel blocco dei beni sono finiti immobili, impianti di lavorazione di inerti tra Arezzo e Pontedera, camion, macchinari e auto di lusso.
È un effetto collaterale dell’inchiesta sullo smaltimento del Keu (rifiuto in polvere delle concerie, ndr) nei terreni di mezza Toscana.
Entro la fine dell’anno il Tribunale si esprimerà sul ricorso della famiglia, assistita dall’avvocato Gennaro Pierino Mellea che nell’ultima udienza ha prodotto una consulenza di parte su stato di salute e flussi finanziari delle società.
«Abbiamo presentato una perizia con cui si chiarisce, con numeri e riscontri documentali, stato patrimoniale e tasse pagate – spiega il legale – . Un prospetto esaustivo che giustifica entrate e uscite dei Lerose e il loro patrimonio. Non ci sono sproporzioni tra entrate e proprietà».
Deflagrata il 15 aprile 2021 con arresti in carcere e ai domiciliari, a giorni l’inchiesta vivrà il passaggio dell’avviso di chiusura delle indagini.
Un punto fermo nell’inchiesta sullo smaltimento del Keu dal depuratore del consorzio Aquarno per conto dell’Associazione Conciatori.
Nessuno dei 19 indagati iniziali è sottoposto a misure cauterali.
Per l’aspetto penale l’avvocato Mellea annuncia di voler commissionare «una super perizia per dimostrare la totale correttezza dell’operato di Lerose nella gestione dei rifiuti e la sua estraneità alle ipotesi dell’accusa che lo vedrebbero in contatto con la cosca di’ndrangheta del Grande Aracri di Cutro».
È dall’aprile 2021 che l’impianto di viale America è chiuso, con relativo sequestro per 5 milioni a carico di Lerose, nell’inchiesta con imprenditori, tecnici e politici e funzionari pubblici alcuni dei quali accusati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e allo smaltimento abusivo dei rifiuti.
È dal sito di Pontedera, secondo l’accusa, che le ceneri inquinanti derivanti dal trattamento dei rifiuti delle concerie, il Keu, sarebbero state miscelate abusivamente con altri inerti e poi classificate come materiale per l’edilizia, finendo in sottofondi stradali, terreni agricoli e opere pubbliche.
Il sequestro era stato disposto per la presunta sproporzione tra i redditi dichiarati da Lerose e dai suoi familiari e l’ingente patrimonio messo insieme negli anni.
Sigilli ai due impianti di riciclo gestiti dalla famiglia, quello di Pontedera e quello di Bucine in provincia di Arezzo, rapporti finanziari, auto – tra cui una Porsche Cayenne e alcune Mercedes, una delle quali del valore dichiarato di oltre 77mila euro -, camion e rimorchi usati dalle aziende di famiglia, oltre ad abitazioni, garage e terreni in Toscana, ma soprattutto in provincia di Crotone. L’imprenditore specializzato nel trattamento degli inerti e nei riempimenti stradali è una figura che compare in due inchieste parallele tra Mugello (qui accusato di rapporti con la’ndrangheta, ndr) e comprensorio del Cuoio.
I rapporti tra il consorzio Aquarno (gestione depuratore) e Lerose si sono interrotti da tempo. Almeno dal 2019. Il Keu sarebbe lo stesso materiale che già prima degli arresti dell’aprile 2021 veniva portato nell’impianto della Portamb Srl a Mazzano (Brescia) , a 70 euro alla tonnellata. Sempre di più dei 58 euro pagati a Lerose, ma meno dei 220 euro chiesti dalla Waste Recycling.
© RIPRODUZIONE RISERVATA