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Ecco l’esposto in Procura per la strada che frana

Ecco l’esposto in Procura per la strada che frana

Il sindaco Ferrini denuncia alla magistratura il caso della variante mai aperta Segnalazione anche alla Corte dei conti per accertare eventuali danni erariali

15 luglio 2016
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CASTELNUOVO VALDICECINA. «Si chiede di appurare l'esistenza di elementi rilevanti ai fini dell'azione penale o di responsabilità amministrativa e contabile a carico dei soggetti coinvolti». Finisce così l’esposto che il sindaco di Castelnuovo Valdicecina, Alberto Ferrini, ha inviato alla Procura di Pisa e alla Corte dei conti di Firenze. Oggetto del documento è la variante di Castelnuovo della strada regionale 439, l’arteria di 2,5 chilometri che si prometteva di deviare il traffico pesante dal paese, costata oltre dieci milioni di euro, ultimata nel 2010, ma mai aperta per gravi carenze strutturali.

Ferrini lo aveva annunciato e alla fine, anche dopo un doveroso passaggio in consiglio comunale, ha fatto “il grande passo”. «Non so a cosa porterà - afferma - ma è chiaro che la situazione così com’è andata avanti non è più tollerabile».

Nell’esposto, Ferrini ricostruisce la storia della variante realizzata dalla Provincia di Pisa. «L'opera era pressoché ultimata agli inizi dell'anno 2010, quando si manifestarono cedimenti della sede stradale che comportarono, in fase di esecuzione dei lavori, interventi di riparazione e consolidamento. Poi un ulteriore e consistente movimento franoso, che nel tempo si è espanso. Dopo ripetute sollecitazioni dell'amministrazione comunale, la Provincia di Pisa ha palesato l'intento di provvedere a questo vero e proprio crollo di un'opera non ancora collaudata, effettuando lavori aggiuntivi di palificazione nel tratto in frana».

Una storia infinita quella della variante alla sr439. «Facendosi carico delle preoccupazioni dei cittadini per questa ferita non rimarginata su un'area delicata dal punto di vista idrogeologico e per di più sovrastante il centro abitato - prosegue l’esposto - l'amministrazione comunale ha cercato di tenere alto il livello di attenzione sull’urgenza di una soluzione, pur sottolineando le proprie perplessità sul dilazionamento dei tempi visto che è trascorso circa un anno dalla trasformazione dell'ente provinciale senza che si intravedano soluzioni di sorta. Ci risulta inoltre che è in atto un contenzioso legale tra la Provincia di Pisa e la ditta appaltatrice scaturito dalla certificata impossibilità di procedere al collaudo dell’opera a seguito di incarico formalmente attribuito dalla Provincia a tecnico a ciò abilitato».

E, infine, la conclusione: «Ne consegue che gli interventi di ripristino ipotizzati nell'ottobre 2013 e realizzati, si sono rivelati insufficienti. Questa circostanza, confermata dal diniego al collaudo, getta dubbi sulla realizzazione dell'opera, ove si manifestano crolli l'uno dopo l'altro, e fonda l'esigenza di accertare eventuali gravi lacune ed imperizia dei soggetti coinvolti, con danno al pubblico erario, peraltro di notevole entità».

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