Pistoia, la montagna piange Gaetano Sabatini: i ricordi sull’ex direttore delle Poste
Ha lavorato negli uffici postali di Campo Tizzoro, Gavinana, Pracchia e Abetone. I compaesani parlano con grande ammirazione di lui
VIZZERO. All’età di 91 anni è morto, nella casa di riposo di Villa Margherita, in provincia di Bologna, Gaetano Sabatini, ex direttore delle Poste, nella sua lunga carriera, ha lavorato negli uffici postali di Campo Tizzoro, Gavinana, Pracchia e Abetone. Con lui scompare un estremo difensore delle prerogative della gente di montagna.
Era nato e vissuto Vizzero, nell’allora comune di Granaglione (oggi Alto Reno Terme), piccolo paese di montagna sul crinale tosco-emiliano, a quota 786 metri, fra il fiume Reno e il torrente Orsigna. Luisa Sabatini, compaesana e vicina di casa, parla con grandissima ammirazione di lui: «Era una persona senza uguali. Era impossibile trovarne una simile per qualità umane: un altruista, un benemerito, un simbolo sempre dedito ai bisogni della comunità in cui viveva. Non si risparmiava nell’aiutare il prossimo. Ricordo, fra i tanti che potrei citare, un episodio che risale al periodo della Seconda guerra mondiale, quanto molte persone sfollate dalla città venivano a rifugiarsi in montagna, dove trovavano con più facilità di che sfamarsi. Gaetano è arrivato ad ospitarne cinque nella sua camera. Posso dire che ha tenuto in vita il Vizzero, che dai 300 abitanti del dopoguerra oggi ne conta 12».
Gaetano Sabatini si era rimesso a studiare all’età di 30 anni diplomandosi come Perito industriale, per poi intrapreso la carriera nella Poste. Per vent’anni è stato assessore del Comune di Granaglione. Ha costantemente lottato per restaurare la chiesa paesana ed è riuscito nell’intento anche a costo di spese personali.
«La speranza di tutti noi – disse quando era presidente della Proloco – è di poter operare ancora per molto tempo insieme, pur nella consapevolezza che, quando le risorse umane disponibili scenderanno sotto un certo livello, non sarà più possibile programmare il futuro. Siamo certi che finché l’uomo sarà presente con la sua opera a presidio del territorio ci sarà la volontà di andare avanti come hanno fatto i nostri antenati. Questi, pur partendo da una posizione molto svantaggiata economicamente e socialmente, hanno lasciato a tutti noi un patrimonio culturale e religioso di civiltà rurale e contadina che va salvaguardato e conservato».
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