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Il caso

Pistoia, impediva agli infermieri di curare l’anziana madre: sotto processo

Un’aula del tribunale di Pistoia
Un’aula del tribunale di Pistoia

La procura: li cacciava di casa sostenendo che fossero degli incapaci

16 novembre 2024
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PISTOIA. Il suo comportamento avrebbe arrecato un danno all’anziana madre, gravemente ammalata e costretta a letto. In pratica, nel corso del tempo, avrebbe impedito agli infermieri che andavano a prestargli le cure a domicilio di fare il loro lavoro, sostenendo che erano degli incapaci e arrivando anche ad allontanarli, per poi prendersi cura egli stesso della madre, considerandosi l’unico in grado di riuscirci a dovere. Creandole, invece, addirittura dei danni fisici, secondo gli stessi infermieri e anche secondo la procura della Repubblica, che ha contestato all’uomo il reato di maltrattamenti in famiglia.

Quello che giovedì pomeriggio ha portato davanti ai giudici del tribunale collegiale di Pistoia il 57enne architetto pistoiese si può considerare come un reato di “eccesso di cure” nei confronti dell’anziana madre, adesso deceduta. Un reato, quello previsto dall’articolo 572 del codice penale, che secondo la procura della Repubblica si è configurato in quanto, come detto, con il suo comportamento avrebbe arrecato un danno alla salute della donna.

Nella prima udienza del processo, sul banco dei testimoni sono stati chiamati a deporre due degli infermieri a cui nel tempo sarebbe stato impedito di svolgere il proprio lavoro, di prendersi cura dell’anziana paziente. Questo aveva portato a una serie di denunce e contro-denunce, una battaglia legale che aveva visto coinvolta la stessa Asl Toscana centro, i cui responsabili avevano sporto una querela nei confronti dell’uomo per il reato di atti persecutori.

La procura della Repubblica (titolare del fascicolo, il pm Giuseppe Grieco) aveva a un certo punto chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare dell’anziana donna, che era stata quindi ricoverata in una struttura sanitaria (dove era deceduta qualche mese dopo, all’età di 91 anni)affinché potesse ricevere le cure sanitarie adeguate. Misura confermata anche dal tribunale della libertà, che aveva respinto il ricorso presentato dal legale del figlio, l’avvocato Pamela Bonaiuti.

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