La guida
Morto Remo Drovandi, storico lattaio appassionato di musica classica
Quarrata in lutto: per decenni ha fatto le consegne in tutto il territorio e dopo la pensione accompagnava le comitive nei musei e nei teatri
QUARRATA. Una comunità, Quarrata, in lutto per la morte di una di quelle persone che ne hanno segnato la storia, attraversando il cambiamento dei costumi e delle sensibilità. Remo Drovandi, storico lattaio specializzato nella vendita porta a porta e grande organizzatore di gite a sfondo culturale, avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 24 settembre ma l'abbraccio con la morte è arrivato qualche giorno prima.
I ricordi dei quarratini si rincorrono appena diffusa, ieri mattina, la notizia della morte: «Il lattaio – sono le parole più ricorrenti – era un personaggio unico per noi “boomers”. Remo passava con una cadenza nota alle mamme e alle nonne per distribuire il latte: un recipiente di alluminio che a noi bambini appariva enorme, un imbuto e le bottiglie di vetro che si riempivano di latte». Ricordi intrisi di malinconia e consapevolezza di un tempo che non c’è più.
Pur non avendo potuto diplomarsi o magari laurearsi per la prematura scomparsa del padre Vittorio, Remo Drovandi aveva tuttavia sempre nutrito un forte interesse per la musica, la pittura e l'architettura, che poi aveva trasmesso ai figli e, indirettamente ai nipoti. I suoi due figli infatti hanno le note che gli scorrono nelle vene come del resto i suoi nipoti. Suo figlio Massimo Drovandi, ingegnere e docente di tecnologie alle scuole medie di Quarrata, suona il clarinetto nella banda comunale di Quarrata insieme ai suoi figli Chiara e Lorenzo mentre l'altro figlio Marco, laureato in economia e impiegato all'Agenzia delle entrate, si diletta con il canto. «Era stato mio nonno Vittorio – dice sorridendo Massimo Drovandi – a trasmettere a mio padre l'amore per la musica visto che già ai primi del Novecento anche lui suonava nella banda comunale dell'allora Comune di Tizzana, visto che solo in seguito la sede del comune sarebbe stata spostata a Quarrata».
Una volta andato in pensione Remo si mise a coltivare tutte quelle passioni che aveva dovuto tener sopite per una vita intera, fatta di duro lavoro ma sempre supportato dall'amore e dalla comprensione della moglie Anna Giovannetti, con cui aveva festeggiato da poco i sessant'anni di matrimonio: «Pur essendosi dedicato per tutta la vita a un'attività commerciale, il babbo si è tenuto aggiornato su cosa accadeva nel mondo e si è sempre documentato sui costumi e le usanze degli altri popoli. Amava la musica sopra ogni altra cosa e aveva maturato un grandissimo interesse per la pittura e per l'architettura. Per questo, per lui la pensione fu davvero un nuovo inizio perché, finalmente, poteva dedicare il suo tempo a quelle passioni che da giovane non aveva potuto coltivare».
Esaurito l'ultimo carico di latte e spento definitivamente il furgone per le consegne, per Remo Drovandi iniziò davvero una nuova vita. Guidava le comitive di gitanti quarratini in luoghi sacri della musica classica e operistica come il teatro Giglio di Lucca, l'arena di Verona, il teatro sul lago di Massaciuccoli dove ogni anno d'estate si celebra il festival pucciniano e il teatro comunale di Firenze.
Non si faceva poi mancare le città d'arte e i musei che visitava e faceva visitare con perizia e attenzione,mai con superficialità. I traguardi familiari sono stati comunque quelli che gli hanno dato più soddisfazione, come sottolinea il figlio Massimo: «Prima di andarsene è riuscito a festeggiare i sessant'anni di matrimonio con la mamma e a brindare per la laurea in ingegneria di mio figlio Lorenzo. Gioie grandissime come per lui furono la mia laurea e quella di mio fratello Marco». Il feretro è esposto alle cappelle mortuarie della misericordia di Quarrata da dove oggi partirà il corteo funebre verso la chiesa di Santa Maria Assunta per il rito funebre che si terrà alle 16.
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