Il Tirreno

Pistoia

Il delitto di Agliana

Omicidio di Alessio Cini, la ricostruzione degli ultimi minuti di vita dell’operaio ucciso

di Massimo Donati
Omicidio di Alessio Cini, la ricostruzione degli ultimi minuti di vita dell’operaio ucciso

Il cognato sotto accusa, l’avvocato: «Vuole parlare». Fissata l’udienza davanti al gip per la convalida del fermo

21 gennaio 2024
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AGLIANA. Non è stato aggredito alle spalle. Ha visto in faccia il proprio assassino Alessio Cini. E ha anche cercato di difendersi, di parare con la mano sinistra quel colpo di spranga che lo ha raggiunto tra la fronte e il naso, facendolo stramazzare a terra privo di sensi. Dove, dopo essere stato preso a calci, è stato dato alle fiamme con la stessa benzina che poco prima, verso le sei meno un quarto, egli stesso era andato a comprare con una tanica a un distributore non lontano da casa.

In attesa dell’udienza di convalida per Daniele Maiorino, il cognato della vittima, in carcere da giovedì notte con l’accusa di omicidio volontario, emergono altri particolari sugli elementi probatori che hanno spinto la procura di Pistoia di disporre il fermo di polizia giudiziaria nei confronti del presunto autore del delitto che si è consumato ad Agliana poco prima dell’alba dell’8 gennaio scorso.

Domani mattina, il 58enne artigiano comparirà davanti al giudice delle indagini preliminari del tribunale di Pistoia, che dovrà decidere se convalidare o meno il fermo valutando sia la fondatezza degli elementi probatori che, soprattutto, la sussistenza di quella ragionevole probabilità di un pericolo di fuga da parte dell’indagato che deve essere per legge alla base di questo tipo di provvedimento restrittivo.

Assistito dall’avvocato Katia Dottore Giachino, Maiorino, montatore di infissi sposato e padre di una figlia, durante il lungo interrogatorio con il pm andato avanti dal primo pomeriggio di giovedì fino alle due di notte al comando provinciale dei carabinieri, ha respinto ogni accusa, dichiarandosi innocente. Anche di fronte alle registrazioni delle intercettazioni ambientali effettuate con una microspia piazzata nella sua auto dai carabinieri. Di scarsissima qualità, ha contestato il difensore, in cui quelle frasi pronunciate dal suo assistito fra se e se a voce alta mentre guidava sarebbero state male interpretate: non, ad esempio, “l’ho ammazzato” bensì “l’hanno ammazzato”.

Domani, l’avvocato Dottore Giachino sarà a fianco di Daniele Maiorino di fronte al gip Patrizia Martucci: «Non vede l’ora di parlare» annuncia, spiegando come il suo assistito si proclami estraneo al delitto. E come, dopo essere rimasto inizialmente sconcertato davanti alle accuse che gli sono state mosse, quando giovedì pomeriggio si è recato in caserma per quella che credeva essere una semplice convocazione per una testimonianza, adesso sia deciso a voler replicare punto per punto.

Mentre la legale annuncia che ricorrerà sicuramente a un accertamento tecnico sulle registrazioni delle intercettazioni ambientali, per ripulirle dai rumori di fondo che, secondo lei, avrebbero portato a una interpretazione errata delle parole del 58enne artigiano di Agliana.

Fatto sta che dalle 29 pagine in cui il pm Leonardo De Gaudio motiva il fermo, e consegnate anche all’avvocato difensore, emergono, come detto, ulteriori particolari su ciò che è accaduto quella tragica mattina davanti alla villetta trifamiliare di via Ponte dei Baldi 56, ad Agliana. Una ricostruzione resa possibile anche grazie alle registrazioni delle telecamere di sorveglianza del vicino. In cui si vede come attorno alle 5,41 Alessio Cini si sia allontanato al volante del suo furgone per andare a comprare 10 euro di benzina al distributore di via Carlo Marx, per poi tornare a casa alle 5,50, rientrare, appoggiare giaccone, chiavi e occhiali sul tavolo e uscire di nuovo nella corte. Dove è stato ucciso fra le 5,52 e le 5,58, quando, un’altra telecamera, posta a 190 metri di distanza, ha immortalato il bagliore causato dall’esplosione della tanica che, l’assassino, dopo aver cosparso il 57enne operaio tessile di benzina, aveva lasciato lì accanto dopo aver appiccato le fiamme. Tanica di cui gli investigatori hanno poi trovato sul posto solo alcuni frammenti fusi.

Secondo la procura, è stato in quel lasso di tempo che Daniele Maiorino sarebbe tornato in casa, in uno dei due appartamenti al piano terra della villetta, sotto quello in cui, assieme alla figlia 14enne, abitava il cognato. Quella stessa mattina, ai carabinieri aveva raccontato di essersi svegliato solo alle 6,30, sentendo il proprio cane abbaiare. E, andato alla finestra, di avere visto i soccorritori del 118 che con un estintore estinguevano le ultime fiamme sul corpo di qualcuno supino sul selciato della corte. Aveva subito pensato al cognato, per poi rassicurarsi quando non aveva visto il furgone parcheggiato lì davanti. Ma quando si era affacciato sul retro, lo aveva visto parcheggiato tra i filari del vivaio vicino e aveva capito che non era andato al lavoro e che era suo quel cadavere semicarbonizzato.

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