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Intervista al nuovo procuratore di Pistoia: "Lavorerò per aiutare la gente comune"

Massimo Donati
Tommaso Coletta (con la toga) insieme ad alcuni dei suoi sostituti e a Paolo Canessa (foto Gori)
Tommaso Coletta (con la toga) insieme ad alcuni dei suoi sostituti e a Paolo Canessa (foto Gori)

Dopo la nomina da parte del Csm, Tommaso Coletta, 57 anni, è da venerdì 27 alla guida della procura: "No alla giustizia del caso mediatico"

28 dicembre 2019
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PISTOIA. «Una giustizia non del caso celebre, del caso mediatico. Ma una giustizia che risolva i problemi della gente qualunque, che tratti con pari dignità quelli che potrebbero sembrare casi piccoli ma da cui si possono sprigionare grandi tragedie. E anche una giustizia che richieda invece un controllo di legalità forte su altri livelli di mallaffare».. Tommaso Coletta, 57 anni, fiorentino, è da ieri alla guida della procura della Repubblica di Pistoia. E dopo la breve cerimonia della “presa di possesso” dell’incarico davanti al presidente della sezione penale del tribunale Stefano Billet e l’ideale passaggio di consegne con il suo precedessore Paolo Canessa, il nuovo procuratore capo ha spiegato quella che sarà la linea che intende seguire nel portare avanti il suo delicato lavoro. Autodefinendosi, prima ancora che un procuratore della Repubblica, un «procuratore di giustizia».

«E un procuratore di giustizia – ha spiegato – deve essere guidato da un paio di criteri ispiratori. Il primo è la condivisione. Per me è fondamentale avere una interlocuzione con i colleghi sostituti, con il personale amministrativo, con la polizia giudiziaria nella conduzione delle indagini e con l’avvocatura, quella istituzionale dell’Ordine e quella associativa della Camera penale. Al procuratore si chiede di prendere decisioni, di mettere delle firme, di assumere provvedimenti: guai se ciò farò senza aver sentito prima tutte le voci che hanno diritto di proporre, di interloquire nella trattazione dei singoli affari».

Il secondo principio che finora ha guidato il nuovo procuratore di Pistoia è quello delle «indagini a tutto campo»: come accennato, senza distinguere fra i casi eclatanti e i casi cosiddetti minori ma di fondamentale importanza per il comune cittadino. «Devono essere trattati nello stesso modo: è un insegnamento che mi viene da Ubaldo Nannucci».

Tommaso Coletta, fino alla nomina da parte del Csm sostituto procuratore a Firenze, è considerato un magistrato con una grande esperienza nella lotta alla criminalità organizzata. Ha iniziato il suo percorso di pm trent’anni fa a Vibo Valentia, per poi arrivare alla procura di Prato e alla Dda di Firenze.

«Sono un figlio d’arte – ha sottolineato – Figlio di un avvocato erariale, nipote di un avvocato del libero foro, sono nato e cresciuto nella cultura del rispetto delle parti, nella cultura della giurisdizione, che è fare, nella trattazione delle singole questioni, sia il pm, sia il giudice, sia l’avvocato. Avere cioè la capacità di comprendere le esigenze, le istanze, le richieste che vengono da un giudice, dalla procura, da un avvocato, farne sintesi e alla fine decidere. Sono stato sempre un pm, ma probabilmente il dna che mi è stato regalato dalla mia famiglia mi ha trasmesso questa cultura della giurisdizione. E intendo applicarla nel lavoro di tutti i giorni».
 

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