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«Avevamo deciso di prenderci una pausa ma ci siamo ritrovati»

di David Biuzzi
«Avevamo deciso di prenderci una pausa ma  ci siamo ritrovati»

I direttori Dalla separazione al nuovo inizio

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PISA.  Al tavolo ci sono Claudio Chiellini, Luca D’Angelo e Giovanni Corrado, dallaltra parte giornalisti, fotografi, operatori. Ma nella sala stampa Passaponti dell’Arena Garibaldi aleggia anche una fantasma. Sì, il fantasma del 14 giugno. O, se preferite, della separazione che fortunatamente non è mai diventata divorzio tra i nerazzurri e il tecnico di Pescara.

I fatti più che la sensazioni oggi dicono che non è stata una scelta fortunata (è proprio D’Angelo parlando del suo scambio di messaggi con Knaster smentisce, una volta per tutte, la ricostruzione secondo cui sarebbe stato il patron a decidere), ma tocca al padrone di casa, in quanto amministratore delegato e direttore generale del club, spiegare perché e come si arrivò a quella decisione. «Sono qui a dare il benvenuto a Luca (D’Angelo, ndr). Questa estate – dice riavvolgendo il nastro – abbiamo parlato a lungo dopo quattro anni intensi. La verità, però, è che dopo una finale come la nostra (quella dei playoff col Monza, ndr) avremmo avuto bisogno di più tempo ancora. Ma di tempo, purtroppo, non ne avevamo. Così decidemmo di prenderci una pausa».

Una pausa di meno di 100 giorni, evidentemente. «Abbiamo scelto di aprire un nuovo percorso – continua il dirigente – che purtroppo non sta dando i frutti sperati. Nel frattempo D’Angelo ha avuto molte richieste, ma non è vero, come è stato detto fuori da Pisa, che era prigioniero. Poteva andare in un’altra squadra in qualsiasi momento e di richieste ne ha avute tante. Fortunatamente non quella giusta, forse perché il legame emotivo e affettivo che ha col Pisa è un’altra cosa. E così quando domenica scorsa abbiamo deciso di cambiare, ritrovarsi è stato facile, naturale».

Ritrovarsi, però, per iniziare un ulteriore nuovo percorso. «È giusto parlare di nuovo inizio – conferma Giovanni Corrado – ed è per questo che a Luca ho dato il “benvenuto” e non il “bentornato”. Non torna col vecchio conttratto (scadenza il prossimo giugno, ndr) ma con uno nuovo. Due anni, fino al 30 giugno 2014. Ed essendo un nuovo percorso non sarebbe giusto né corretto fare paragoni con il passato».

Riavvolto il nastro della D’Angelo-story non resta che rivolgere il saluto a chi gli fa posto, Rolando Maran (nella foto). Congedo di rito, viene da pensare, ma le parole che i direttori nerazzurri “spendono” per il tecnico di Trento lo sono meno. «Ci tengo a ringraziare pubblicamente Maran e tutto il suo staff – sottolinea il direttore sportivo Claudio Chiellini – il lavoro che hanno volto qui è stato di grande professionalità. Purtroppo non è stato accompagnato dai risultati, ma vi assicuro che il loro apporto ci ha portato un grande miglioramento anche a livello organizzativo». Concetti ripresi immediatamente da Corrado. «Sposo quanto detto da Chiellini – ribadisce – aggiungendo che dopo un finale di stagione (il riferimento è ancora al ko col Monza, ndr) sarebbe stato difficile per tutti iniziare un ciclo. Purtroppo ci siamo resi conto che c’erano dei rallentamenti nel processo che avevamo in qualche modo ipotizzato e temevamo di non riuscire a superare certe difficoltà emerse».

La speranza, che però è fondata su una conoscenza profonda, è che ora ci riesca D’Angelo. Pronto a riprendere in mano quella che è stato la sua squadra fino a una manciata di settimane fa. Certo non più la stessa, perché l’avvicendamento al timone non era certo l’unica delle novità di un’estate assai calda e non solo a livello climatico, ma neanche troppo diversa. «Sono arrivati 12 giocatori nuovi – ricorda Chiellini riannodando i fili – ma nella passata stagione furono 16 gli innesti. Oggi abbiamo un gruppo di 26 elementi e non c’è bisogno di pensare agli svincolati. La nostra rosa è completa sia sotto il profilo della qualità che della quantità».

E il discorso vale anche per Robert Gucher. Tornato ad allenarsi a San Piero a Grado ma sempre a parte. Insomma, il ritorno di D’Angelo, di cui l’austriaco è stato il capitano, non sembra cambiare le prospettive. «Possiamo anche commettere errori – spiega ancora Giovanni Corrado – ma questa è una società che cerca di programmare e poi segue i suoi programmi. Le regole non ci permetterebbero di reintegrare Gucher perché la lista è completa ma, soprattutto, è una scelta fatta a suo tempo e in questo senso niente è cambiato».

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