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Dini occupato, 27 docenti si schierano con i ragazzi

Dini occupato, 27 docenti si schierano con i ragazzi

«Apprezzamento per le ragioni e la modalità della protesta»

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PISA. Ventisette docenti del liceo scientifico Dini (circa un terzo del totale) hanno scritto una lettera di supporto agli studenti che hanno occupato la scuola.

«Esprimiamo agli studenti il nostro vivo apprezzamento per le ragioni e le modalità dell’occupazione della scuola – scrivono – che è stata condotta nel pieno rispetto degli ambienti e delle persone: una lezione di educazione civica e di partecipazione politica e democratica alla vita della società. Gli studenti hanno innanzitutto detto a chiare lettere che non intendono subire passivamente le decisioni che vengono prese sulla scuola: nel loro documento rivendicano “l’urgenza di un’informazione approfondita e di una formazione critica delle menti studentesche, sempre più soffocate da un sistema educativo che mortifica il pensiero e l’autonomia”. Denunciano la crescente subordinazione della scuola pubblica alle esigenze della produzione, dichiarando di non voler essere addestrati come strumenti di lavoro. Manifestano, al contrario, l’esigenza di una seria formazione intellettuale e culturale che consenta loro capacità di giudizio critico».

Per i docenti del Dini, «è evidente che la condizione attuale della scuola, sia soprattutto e principalmente il risultato delle politiche degli ultimi trent’anni. Da un lato sono state decurtate in modo pesante e sistematico le risorse destinate alla scuola pubblica, dall’altro si sono susseguiti e si susseguono interventi legislativi e amministrativi, calati dall’alto, senza un confronto pubblico, senza coinvolgere nelle decisioni la parte attiva della scuola: docenti, studenti e famiglie. Interventi non di rado contradditori ma, comunque, coerenti all’interno di un medesimo progetto: la riduzione della scuola a sede di fabbricazione di lavoratori».

C’è, poi, una consapevolezza delle responsabilità come insegnanti: «La richiesta da parte degli studenti di spazi di confronto e di discussione su tanti temi che li riguardano e li coinvolgono, sulla realtà che batte costantemente alle loro porte, e in questi tempi in modo sempre più pressante, è senz’altro rivolta a noi. È un invito a liberarci delle pastoie burocratiche, delle esigenze di svolgimento dei programma, delle preoccupazioni del numero delle valutazioni, dei timori di andare fuori del seminato. Un invito a rischiare le nostre idee. In definitiva a riappropriarci del ruolo di insegnante».l

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