Il Tirreno

Pisa

La storia di inclusione

Franceschino in cima alla Torre di Pisa. La dedica ai due tifosi e il messaggio: «Spero che anche altri possano farlo»

di Roberta Galli
Francesco in cima alla Torre con la bandiera dedicata a “Vocina”
Francesco in cima alla Torre con la bandiera dedicata a “Vocina”

È stato trasportato su una portantina dai combattenti del Gioco del Ponte: il racconto della mattinata

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PISA. Gli occhi lucidi per la missione appena compiuta. Francesco Michelotti, Franceschino per gli amici, disabile dalla nascita, e presidente dell' associazione “Go! Franceschino Go!” è riuscito a salire sulla Torre di Pisa e ad esaudire un sogno che inseguiva da anni, grazie alla collaborazione offerta dall’Opera della Primaziale con lo scopo di rendere i suoi monumenti sempre più accoglienti.

Lo ha fatto ieri mattina, 10 settembre, poco dopo le 7, prima che il campanile più famoso del mondo aprisse le sue porte alle centinaia di visitatori giornalieri. «Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiuto in questa impressa – ha detto Franceschino, molto emozionato – da quassù è tutto meraviglioso». E poi un ricordo speciale, fatto con il cuore, rivolto verso due grandi tifosi del Pisa che non ci sono più: Mario Banti e Aureliano Nardini, quest'ultimo conosciuto come “Vocina”, che ha legato indissolubilmente la sua vita al Pisa Sporting Club. «Ed è a loro che voglio dedicare questa mia vittoria», ha detto Francesco, esibendo poi uno striscione con la gigantografia di “Vocina”, subito dopo essere uscito dal campanile, con alle spalle la bandiera della sua associazione sventolata dagli amici.

Il racconto

In tanti, ieri mattina, molto presto si sono ritrovati ai piedi della Torre, in una piazza dei Miracoli semideserta. Una staffetta, composta da combattenti del Gioco del Ponte (a salutare c'era anche il generale di Tramontana Matteo Baldassari) e volontari della Misericordia, si è messa a disposizione per sconfiggere ogni tipo di barriera. E l'impegno preso con Francesco è stato onorato, grazie ad una portantina ad hoc, offerta dalla Misericordia di Pisa. La squadra è partita alle 7,15, e grandino dopo grandino, non senza difficoltà, in alcuni punti il corridoio di marmo all’interno del celebre monumento è molto stretto e la pendenza gioca un ruolo notevole sull’equilibrio, Franceschino è riuscito a raggiungere la cella campanaria, tra gli applausi di tutti. Francesco, caschetto calato in testa, pantaloni azzurri a righe e maglietta con il logo della sua associazione, e un grande sorriso, ha sgranato gli occhi ammirando dall'alto tutta la bellezza del panorama che solo la Torre di Pisa può regalare, soprattutto la mattina presto quando ancora la città si sta svegliando.

Le parole

«Io ci sono arrivato in cima – ha detto Franceschino – e spero che altri come me possano avere la stessa opportunità». Un sogno che due anni fa era stato esaudito anche dalla piccola Margherita. E ieri mattina babbo Junio che in spalla, dentro uno speciale zaino, aveva portato la sua bambina fino in cima, ha voluto essere lì, per aiutare Francesco. «Possiamo dire che mia figlia – ha commentato Junio – ha fatto da apripista. Adesso è il momento di Franceschino, ma è necessario creare sempre più strade alternative per abbattere le barriere».

Junio insieme agli altri volontari, nei giorni scorsi, ha studiato il percorso nei minimi particolari. «Un’impresa così – dice – non si può improvvisare». Al suo fianco l’amico Andrea Bertolini. «Franceschino è stato portato su una portantina messa a disposizione della Misericordia, dove io presto servizio – ha spiegato Bertolini –: una sedia speciale, che ha permesso ad ogni squadra di alternarsi, anello dopo anello. Fino ad arrivare in cima, per raggiungere questo agognato traguardo inseguito da anni».

La giornata

A rendere possibile il sogno è stata in primis l’Opera della Primaziale Pisana con lo staff composto da Saverio Magagnini, Marco Mariotti e Francesco Malagola che si occupa dell’accoglienza delle persone diversamente abili. «Cerchiamo di venire incontro alle richieste di tutti – hanno spiegato gli addetti – nell’ambito di un progetto che possa accogliere all'interno della piazza sempre più visitatori e proporre percorsi migliori a seconda delle proprie abilità».

Presente al Duomo, e poi sulla Torre, anche l’assessora Giulia Gambini: «Francesco ha dimostrato che le barriere sono quelle che noi abbiamo concettualmente ma lui è in grado di superarle ogni volta con una grandissima determinazione e capacità, con l'aiuto di tanti amici, dimostrando che si può fare e aprendo la strada ad altri».

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