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Pisa, l’arcivescovo Benotto verso i titoli di coda: la principale ipotesi come successore

Pisa, l’arcivescovo Benotto verso i titoli di coda: la principale ipotesi come successore

Presto la rinuncia formale: si avvicina la fine di un'epoca. Via al “toto-vescovo”: un nome in testa

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PISA. L'arcivescovo Giovanni Paolo Benotto fra meno di un mese, il 23 settembre prossimo, compirà 75 anni e, dunque, invierà al Papa la lettera di rinuncia come previsto dal codice di diritto canonico. Per la chiesa pisana vuol dire soprattutto una cosa: si avvicina la fine di un'epoca.

Non è un'esagerazione. Giovanni Paolo Benotto, infatti, non solo guida l'arcidiocesi dal 2008, ossia da 16 anni, ma in precedenza aveva già occupato un ruoli di primissimo piano nella curia pisana: prima dell'ordinazione episcopale, nel 2003, e della nomina a vescovo di Tivoli, infatti, è stato per dieci anni (dal 1993 al 2003), vicario generale della'arcivescovo Alessandro Plotti, e precedentemente, dal 1973 al 1980, segretario particolare di monsignor Benvenuti, il predecessore di Plotti.

Una vita pastorale, insomma, fortemente incardinata ai vertici della diocesi, benché vissuta con umiltà, riservatezza e sobrietà, tratti che hanno sempre contraddistinto l'impegno pastorale al servizio di quella che è anche la “sua” chiesa: Benotto, infatti, è pisano, cresciuto nel lungomonte, fra Pugnano, la parrocchia in cui ha ricevuto cresima e prima comunione, e Molina di Quosa, dove ha frequentato le elementari. Poi le medie a San Giuliano Terme e le superiori al liceo “Dini” di Pisa, prima dell'ingresso in seminario. La sua dunque è una storia pastorale ed episcopale strettamente legata alla sua terra che lascerà, indubbiamente, un segno molto importante nella chiesa pisana.

I bilanci, però, eventualmente andranno fatti più avanti. La lettera di rinuncia, infatti, non implica alcun automatismo. Dopo, sarà il Pontefice a decidere se e quando accoglierla. E nel caso specifico di Pisa non è assolutamente detto che il cambio al vertice della diocesi sia imminente: anche la chiesa pisana, infatti, si accinge a vivere il Giubileo del 2025, che prenderà avvio a Natale di quest'anno e si concluderà un anno dopo. Un impegno pastorale e anche organizzativo non indifferente, che ha richiesto mesi di preparazione e che potrebbe essere complicato affidare improvvisamente nelle mani di un nuovo arcivescovo a pochissime settimane dall'inizio.

Ecco perché, almeno in chi frequenta da vicino la curia pisana, la possibilità che il Pontefice chieda all'arcivescovo di restare ancora qualche mese, forse addirittura fino al termine delle celebrazioni giubilari, è considerata un'eventualità tutt'altro che remota.

Per lo stesso motivo non è ancora decollato nemmeno il “toto-vescovo”, quel giochino un po' sterile perché basato soprattutto su gossip e voci di corridoio ma che alla vigilia delle successioni appassiona pure gli ambienti ecclesiali. Per ora, infatti, nomi non ne circolano. Anzi uno sì, ma è anche forse, quello più scontato data la sua provenienza. Si tratta di monsignor Simone Giusti, il vescovo architetto: dal 2007 guida la diocesi di Livorno, ma è pisano di Cascine di Buti, parrocchia che ha anche guidato per moltissimi anni. A Pisa, ovviamente, ha ancora tantissimi amici ed estimatori: possibile che il suo nome abbia cominciato a circolare proprio in quegli ambienti. Probabilmente come semplice auspicio. Perché tutto il resto è davvero prematuro.

R.P.
 

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