Il Tirreno

Pisa

la sanità

Attese addio, la Tac al torace si fa in 24 ore

di Mario Neri
Attese addio, la Tac al torace si fa in 24 ore

Dopo le visite cardiologiche e l’eco addome via a un’altra “rivoluzione” sui test diagnostici

15 novembre 2016
3 MINUTI DI LETTURA





PISA. Nelle tabelle da anni non compariva neppure. «Disponibilità esaurita», c’era scritto accanto alla voce “Tac torace” negli elenchi delle rilevazioni periodiche della Regione sulle liste d’attesa e l’efficienza degli ospedali toscani. Un esame da record, un’icona delle odissee a cui sono costretti i cittadini. Per ottenerne una ci volevano anche 6 mesi. Dal 9 settembre, invece, è l’ultima conquista dell’Open access, il metodo con cui il direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria pisana, Carlo Tomassini, sta rivoluzionando il sistema di prenotazione e offerta di visite ed esami specialistici non solo fra Cisanello e Santa Chiara ma su tutto il territorio dell’ex Asl 5 di Pisa. Da quella data, la radiodiagnostica dell’ospedale ha eseguito 150 Tac torace per altrettanti residenti della provincia, una media di 25 esami a settimana.

Ma soprattutto lo ha fatto offrendo loro un posto a 24 massimo 72 ore dalla prenotazione del medico di famiglia o dello specialista. Sulla ricetta, nessun codice di priorità. Semplicemente, prime visite per persone che accusavano un problema mai diagnosticato. Negli Stati Uniti è una realtà da tempo, da noi l’Aoup è stata la prima azienda ad introdurlo nel sistema sanitario nazionale. L’esordio è di un anno e nove mesi fa. Con la collaborazione della direttrice dell’Asl Toscana nord ovest, Maria Teresa De Lauretis, Tomassini è riuscito ad organizzare in città una rete di ambulatori con cui fornire una visita cardiologica specialistica nel giro di tre giorni insieme ad un elettrocardiogramma. Siamo già a quota 22 mila esami. E lo stesso meccanismo è stato attuato anche con l’eco-addome, il test da guinness dei primati: chi ha prenotato a settembre di un anno fa probabilmente aspetta ancora oggi il suo turno, servivano 385 giorni. Chi lo ha fatto dopo il 6 luglio ha atteso e attende massimo tre giorni. Da allora, ambulatori pubblici e del privato accreditato (si va dalla Misericordia alla Pubblica assistenza) sono riusciti a macinare 3.500 esami, in media 900 al mese. Con il vecchio sistema, se ne facevano meno della metà. «È stato fondamentale comprendere quanto valesse il fabbisogno del territorio - spiega Tomassimi - e quante fossero le visite e gli esami richiesti ogni giorno dai medici di famiglia». Così per visite cardiologiche e eco-addome Aoup e Asl hanno costruito la maglia degli ambulatori in cui svolgere le prestazioni. Per la Tac torace è stato più facile: vengono fatte tutte all’Aoup. Ma il segreto, spiega Tomassini, è non sgarrare mai. «Fare oggi quello di cui c’è bisogno oggi, non rimandarlo». Per questo «se un medico si ammala deve essere sostituito».

Come per gli altri esami, anche per la Tac è stato avviata una fase di sperimentazione, e anche qui finora nessun intoppo. «Ci riusciamo - dice il direttore - senza costi aggiuntivi per il sistema sanitario, non servono più persone ma più organizzazione». Sembra impossibile ma è vero. «È un pensiero difficile da accettare perché abbiamo sempre pensato che le liste di attesa fossero dovute ad una offerta di medici e risorse più bassa della domanda di sanità, e che la domanda fosse di fatto infinita - scrive nel libretto preparato per la Regione, che ora vorrebbe esportare il modello a tutta la Toscana - Da qui anche la strana convinzione che le liste fossero solo un modo per contenere non per assorbire totalmente il bisogno di sanità». Una delle inefficienze era generata dall’unire nel solito canale chi era già seguito e aveva bisogno di controlli e chi invece era alla prima visita. Per far funzionare l’Open access bisogna dividere le acque. E la rivoluzione ha imposto una revisione anche per le agende degli specialisti. «Finora - dice Tomassini - alla fine di una visita di controllo, staccavano una ricetta e affidavano al paziente il compito di telefonare, più o meno a ridosso della scadenza, magari a sei mesi di distanza, per ottenere un posto. Ora non è più così: è direttamente lo specialista a fissare la visita di controllo, anche con sei mesi o a un anno di anticipo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
La storia

Luca morto sul lavoro, l’amore di Lucia oltre il dolore: un pallone vola per i 10 anni dalle nozze – Video

di Ilenia Reali