Portoferraio, aiuto-cuoco ucciso a bastonate: condanna ridotta a 15 anni per Mounir Ghallab
Il venticinquenne, che lo ha lasciato agonizzante nel tunnel sotto Porta a Terra, usufruirà dello sconto della pena previsto dalla Riforma Cartabia. Ma potrebbe beneficiare pure della liberazione anticipata, per un totale di 12 anni di reclusione
PORTOFERRAIO. Scende a 15 anni la condanna per omicidio volontario nei confronti di Mounir Ghallab, il venticinquenne elbano riconosciuto responsabile, ora in via definitiva, per il delitto dell’aiuto-cuoco milanese di 52 anni Angelo Carugati, colpito a morte con un bastone, una valigia e perfino una pentola di metallo nello scantinato sotto al tunnel di Porta a Terra, nel centro di Portoferraio. Un omicidio efferato, giunto al termine di una furiosa lite, quello avvenuto nella notte fra il primo e il 2 febbraio di due anni fa nel capoluogo dell’isola, una cittadina tranquilla (specialmente in inverno) sconvolta improvvisamente dall’uccisione di un proprio concittadino. Il ricorso presentato in appello il 5 febbraio è stato infatti dichiarato inammissibile e l’avvocato del giovane, il livornese Nicola Giribaldi, per il suo assistito potrà adesso usufruire della riduzione di un sesto della pena, originariamente di 18 anni, previsto dalla Riforma Cartabia e applicabile quando non si percorre la strada del ricorso in secondo grado.
Ulteriore riduzione
Ma non solo: con la cosiddetta “liberazione anticipata” introdotta dall’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio, naturalmente possibile solo in caso di buona condotta durante l’espiazione della pena, Ghallab potrebbe lasciare il carcere dopo 12 anni, quindi considerando che è in cella da due anni in regime di custodia cautelare fra dieci, nel 2035. Molto meno rispetto alla condanna originaria, 18 anni in rito abbreviato e quindi già ridotta di un terzo – per non aver svolto il dibattimento – rispetto ai 24 che sarebbero stati applicati con il rito ordinario, che fra l’altro ha rispecchiato la richiesta del pubblico ministero titolare dell’inchiesta, che fu delegata ai carabinieri della Compagnia di Portoferraio e del nucleo investigativo del comando provinciale, Niccolò Volpe.
L’omicidio
La ricostruzione del delitto parte dalle ore precedenti, dal pomeriggio in particolare. Il primo febbraio del 2023, attorno alle 18,30, Ghallab si sarebbe incontrato con un testimone della lite poi degenerata in omicidio – un ex studente portoferraiese dell’istituto alberghiero – l’unica persona che si trovava con loro al momento dell’alterco e che lo ha fin da subito accusato dell’uccisione dell’assistente-chef. L’appuntamento vicino al supermercato Eurospin, sotto a “La Centrale Gourmet” di viale Zambelli, di fronte agli imbarchi per Piombino. Insieme avrebbero comprato una birra e da mangiare, poi si sarebbero diretti verso lo scantinato occupato, poi liberato dopo la tragedia. Carugati li avrebbe raggiunti lì, cenando in loro compagnia. Poi, di notte, il diverbio che ha portato al decesso del cinquantaduenne, preso a bastonate e colpito alla testa pure con una pentola e una valigia, anche se la causa della morte – secondo l’autopsia effettuata pochi giorni dopo – è un’emorragia provocata dalla rottura della milza. Il decesso sarebbe quindi sopraggiunto successivamente, visto che Ghallab dopo la lite se ne sarebbe tornato a casa, nella zona del “residence”, vicino alla fermata del trasporto pubblico extraurbano e agli imbarchi delle navi, lasciando agonizzante – sempre stando alla ricostruzione dell’accusa – il povero Carugati. Il testimone chiave dell’inchiesta è stato proprio l’ex studente, coetaneo di Ghallab, che con lui ha trascorso sia il pomeriggio, che la serata. Il giovane, senza cellulare, alle 2,18 è andato sotto al commissariato della polizia di Stato di viale Manzoni, il presidio delle forze dell’ordine più vicino allo scantinato, parlando di una persona sdraiata per terra davanti alla gelateria “Zero Gradi”, nella zona dell’Alto fondale. I carabinieri, intervenuti sul posto, non hanno trovato né lui, né la persona da soccorrere. Mentre più tardi, alle 3,35, è tornato sempre al commissariato, chiedendo nuovamente l’intervento della forza pubblica. Poi, una volta sul posto, i militari dell’Arma – di turno quella notte per gli interventi di emergenza, è per questo che sono intervenuti loro – lo hanno trovato e seguito fino alla stanza comunale, scoprendo il corpo senza vita di Carugati. Inutile purtroppo la corsa per salvarlo dei volontari, con a bordo il medico del 118, del Santissimo Sacramento: Angelo era già morto. Una persona, a Portoferraio, benvoluta da tutta la comunità. La cui ha provocato un immenso doloro nella cittadinanza.
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