Il Tirreno

La testimonianza

Piombino, barista accoltellato per difendere i clienti: «Sembrava un toro, pensavo mi avesse solo spinto poi ho visto il sangue»

di Gabriele Buffoni
Nelle foto qui sopra Jacopo Mondini ancora nella sua camera ieri mattina all’ospedale di Villamarina e, a destra, la Piazzetta del Mare di Piombino dove si sono verificati i fatti
Nelle foto qui sopra Jacopo Mondini ancora nella sua camera ieri mattina all’ospedale di Villamarina e, a destra, la Piazzetta del Mare di Piombino dove si sono verificati i fatti

Il titolare del Sopramare Bistrot, Jacopo Mondini, sta meglio. È stato operato all’addome dopo la coltellata: «Per poco non ha interessato organi vitali»

4 MINUTI DI LETTURA





PIOMBINO. Negli ultimi tre giorni le uniche notizie sullo stato di salute di Jacopo Mondini, il titolare del Sopramare Bistrot (e del Ginko) vittima di un accoltellamento nella notte tra sabato e domenica di fronte al suo locale in Piazzetta del Mare, sono arrivate dai social network. Due post in cui ringraziava i tanti che gli avevano manifestato affetto e solidarietà per quanto accaduto. Ma «i primi giorni sono stati complicati – ammette Mondini al Tirreno – solo ora inizio a sentirmi davvero meglio».

Mondini, quali sono le sue attuali condizioni? I medici le hanno detto quando potrà lasciare l’ospedale di Villamarina?

«Dovrei riuscire a tornare a casa tra giovedì e venerdì (oggi o domani, ndr). Per quello che mi è capitato mi reputo davvero fortunato: la lama del coltello è penetrata per quattro centimetri nell’addome ma ha intaccato solo le fibre muscolari, da quanto mi hanno riferito. Nessun organo vitale. Anche se è arrivata a pochissimi centimetri dall’intestino: se l’avesse perforato avrebbe complicato parecchio la mia situazione».

Cosa farà tornato a casa?

«Gestirò i miei locali da lì, almeno la normale amministrazione. Ma mi servirà un po’ di tempo prima di tornare davvero me stesso: i medici dicono almeno un mesetto, più probabilmente ne serviranno almeno due».

Tante sono le versioni di quanto accaduto quella sera, intorno all’1,30. Lei cosa si ricorda?

«Ero in cucina quando mi hanno avvertito di un uomo che stava infastidendo alcuni clienti e le bimbe dello staff. Sul momento non ci ho dato molto peso: Sergio Gallo lo conoscevo, per quanto solo di vista. Già in passato è stato cliente del Sopramare e del Ginko quando era a Piombino: ci eravamo anche scambiati i numeri di telefono. Conoscendo quindi il soggetto ho pensato avesse solo esagerato un po’ e gli ho detto bonariamente di smetterla. Evidentemente però non mi ha dato ascolto perché poi la situazione è degenerata: non so cosa sia accaduto di preciso, ma quando sono uscito di nuovo ho visto che dava uno spintone a un altro uomo con cui aveva iniziato a discutere in modo molto animato. E così si è accesa una lite vera e propria, tant’è che con i due clienti del tavolo sono arrivati in fretta anche alle mani».

È allora che è intervenuto?

«Ho visto che lo avevano spinto verso una macchina e che avevano iniziato a picchiarsi. Non potevo restare fermo a non fare nulla, erano tutti clienti miei, persone che conosco. Mi sono messo in mezzo e li ho separati, ho calmato gli animi. A Gallo ho detto: Sergio, dai, vai via che non è il caso. E ho cercato di trascinarlo lontano. Sul momento sembrava fuori di sé, mi ha detto che non mi conosceva. Poi si è come ripreso, sembrava avesse capito e ha iniziato ad allontanarsi. Pensavo fosse finita lì, invece di colpo l’ho visto caricare come un toro impazzito. Di istinto sono messo in mezzo. Non avevo visto il coltello».

Si è accorto subito della gravità della ferita?

«Nient’affatto. Con tutta l’adrenalina che avevo in corpo non ho neppure sentito il dolore, che è arrivato solo dopo l’operazione: pensavo mi avesse solo spinto via. Poi però si è scatenato il panico, qualcuno vicino a me ha gridato che aveva un coltello e allora ho abbassato lo sguardo e ho visto tutto il sangue che stavo perdendo. Sono rientrato nel locale, ho preso le chiavi dell’auto e ho chiesto a una mia amica di portarmi in ospedale. Al pronto soccorso mi hanno fatto una Tac e si sono accorti che gli organi interni erano intatti: mi hanno molto tranquillizzato».

Tante sono state le manifestazioni di affetto nei suoi confronti.

«Mi hanno commosso: i messaggi sono stati talmente tanti che non ho potuto rispondere a tutti. Spero solo che questa solidarietà della città non vada sprecata e che si lavori tutti insieme per evitare che episodi simili possano capitare di nuovo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
L’attacco

Attentato in Germania, in Italia rafforzati i controlli ai mercatini di Natale. A Magdeburgo 5 vittime e 200 feriti: il ritratto del killer

Sportello legale