Il Tirreno

Dopo la tragedia

Dieter ed Heinz, il volo mortale nel dirupo all’Elba e la fuga d’amore sull’isola: «Non chiamateli turisti»

di Luca Centini

	Da sinistra Heinz Gottberg e Dieter Allers
Da sinistra Heinz Gottberg e Dieter Allers

Gli “Architetti di Monaco” arrivarono a Capoliveri negli anni Sessanta. Hanno vissuto la trasformazione del borgo e raccontato la comunità locale

5 MINUTI DI LETTURA





CAPOLIVERI (ISOLA D’ELBA). No. Non erano dei turisti. In quella piccola scarpata lungo la strada che porta a Zuccale, meraviglia della costa orientale dell’isola, hanno perso la vita due capoliveresi veri. Nati e cresciuti in Germania. Arrivati all’Elba dagli anni Sessanta per una scelta che aveva a che fare con il cuore. Con loro, su quello scooter fuori controllo a pochi metri dalla villa con vista verso Capo Stella, è precipitata nel vuoto – nel pomeriggio di domenica 1 settembre – una storia unica, fatta di amore, cultura e memoria collettiva. Una storia, quella di Dieter Allers e Heinz Gottberg, morti domenica in un tragico incidente avvenuto a Capoliveri, che merita di essere raccontata. E non può essere limitata a un articolo di cronaca nera.

Gli “Architetti di Monaco”

Così Dieter ed Heinz furono presto ribattezzati a Capoliveri. E così sono stati chiamati per anni da chi li conosceva nell’ex borgo minerario dello Scoglio. Professionisti di grande successo in Germania, una coppia nella vita. Quando arrivarono sull’isola erano giovani. Fu il caso a portarli sullo Scoglio: il primo viaggio con la nuova automobile, l’idea di andare in Sicilia, poi il brutto tempo che li convinse a “virare” sull’Elba. Fu un amore a prima vista con una realtà completamente diversa dalla città della Baviera. All’inizio due corpi estranei nel piccolo comune che ancora non si era aperto al turismo, poi ospiti discreti fino ad essere riconosciuti come capoliveresi a tutti gli effetti. Dieter, 83 anni, ed Heinz, 85, hanno scelto di vivere a Capoliveri. Prima acquistarono una piccola casa nel centro storico. Poco più di un rudere che ristrutturarono. Dieci anni dopo comprarono un terreno a Zuccale, su una collina che guarda verso Capo Stella. In quella villa hanno abitato in questi anni, tra quelle mura hanno creato il buen ritiro degli architetti. Il punto di osservazione dal quale Heinz e Dieter hanno assistito alla trasformazione graduale del borgo a centro nevralgico del turismo elbano. E, di conseguenza, hanno accompagnato i cambiamenti della comunità capoliverese.

Il libro

È proprio questo che ha raccontato Dieter Allers, nel suo “Ritratti Elbani, Elbaner Porträts”, un libro edito in italiano e in tedesco da Persephone Edizioni, la casa editrice elbana. Un gioiello che, di fatto, è una dichiarazione di amore che l’architetto di Monaco racconta, tratteggiando alcuni personaggi unici del paese collinare dell’isola negli Anni Sessanta. «A Capoliveri – scrive Dieter – c’erano molte case abbandonate. Gli ingressi di molti vicoli erano stati murati per il pericolo di crollo delle case in rovina. C'erano solo pochi negozi: macellai, fornai, fruttivendoli, un parrucchiere e l'unico ristorante era il Ristorante Elba. Era aperto tutto l'anno e aveva un tavolo per il pranzo dei clienti abituali: l’agente commerciale, il carabiniere scapolo e una signora di mezza età mangiavano ognuno al proprio tavolo. Ai turisti che si fermavano al Ristorante Elba, l’oste Ferruccio scriveva con fare sbrigativo il conto sedendosi a un tavolo libero, mettendosi, per l’occasione, un cappello rigido che teneva in testa fino alla restituzione del resto».

Il ricordo

Angela Galli è la titolare della Casa editrice Persephone. Conosceva bene Dieter e il suo compagno Heinz. La notizia della scomparsa dei due amici l’ha fortemente colpita. «Erano delle persone uniche. Gentili e innamorate dell’isola – racconta – arrivarono tanti anni fa e davvero hanno seguito con discrezione e amore la trasformazione di questo paese. Mi dispiace tantissimo». Della storia di Dieter e di Heinz e del libro Ritratti Elbani ha scritto nella sua rubrica “Sotto la pelle” per il magazine tedesco Bucher Magazine la giornalista Christiane von Korff. Dieter ed Heinz erano suoi amici. Li conobbe in una festa tenuta alla villa di Zuccale, su quella magnifica terrazza che guardava verso Golfo Stella. Avevano molti interessi in comune: dall’architettura, alla musica, fino alla passione per la scrittura di Isabel Allende. La giornalista ricorda ancora con piacere le lunghe passeggiate nei giorni del lockdown da Covid, trascorsi sull’isola. «Heinz e Dieter erano i miei amici più cari – racconta Christiane – li ho conosciuti nel 2006 a una festa di amici comuni all'Elba. Ci siamo piaciuti subito e abbiamo condiviso molti interessi comuni, tra cui l’amore per l’architettura, la letteratura e l'isola d'Elba. Heinz e Dieter erano persone cosmopolite che viaggiavano molto e avevano creato la Fondazione Phaidros per dare un'istruzione e delle prospettive ai giovani di Haiti. Ora sono stati strappati dalle nostre vite, una perdita inconsolabile per me. Erano veri amici: erano persone che avevano una vera educazione del cuore».

Una vita di successi

Dieter Allers ed Heinz Gottberg erano architetti affermati. Hanno firmato progetti di rilievo in Germania, ma anche all’isola d’Elba. Progetti che, di fatto, riflettono il loro legame che fin dalla fine degli Anni Sessanta hanno instaurato con l’isola. Discrezione, rispetto, amore. È per questo che le ville ristrutturate attraverso i loro progetti sono rispettose del genius loci. Eleganza e leggerezza nell’impatto. «A differenza di altre persone che arrivano dall’Elba e ci mettono poco a cercare di imporsi loro hanno sempre vissuto in armonia con questa comunità – racconta Gianfrancesco Ballerini, amico intimo della coppia – li conoscevo da tantissimi anni, per me è come aver perso un familiare. Sono sempre stati insieme nella vita e alla fine se ne sono andati via insieme. Forse non sarebbero stati in grado di andare avanti, separati». «Non erano due turisti, erano due capoliveresi – racconta ancora Mario Pintore –. Due persone anziane che hanno passato più della metà della loro vita a Capoliveri. Erano silenziosi, discreti. A differenza di altri nostri ospiti, non hanno mai millantato posizioni di prestigio, preteso favori. Anzi hanno aiutato, in momenti difficili persone a cui sono molto legato. Lo hanno fatto nel loro stile, da signori, senza mai ostentare. Hanno sempre rispettato il nostro paese. Non erano di quelli che dopo un anno di permanenza a Capoliveri sanno già a dirti ciò che non va. Di quelli che ci guardano dall'alto in basso, come per dire che se non venivano loro eravamo sempre con l'anello al naso. No, loro erano educati e gentili. Sono arrivati in silenzio e se ne sono andati in silenzio. Ma la cosa che più mi colpisce è che se ne sono andati insieme così come sono venuti». Per questo a Capoliveri in tanti, commossi, faticano a trattenere le lacrime. 

Dall'Italia

La guida

Assegno unico, da Isee alle date dei pagamenti (con il ritardo di gennaio): le novità del 2025

Sportello legale