Piombino, il giallo di via L’Hermite: chi è il 24enne arrestato per il pestaggio
Si cerca un altro uomo. Cruciali le testimonianze delle due donne che trovarono la vittima
PIOMBINO. C’è un primo fermo per il pestaggio del 22 maggio scorso, poche ore dopo l’incendio che ha devastato un appartamento in via L’Hermite. A finire in una cella del carcere Le Sughere di Livorno perché indiziato di tentato omicidio (in concorso con un’altra persona ancora in fase di identificazione) è Giovanni Farace, 24enne residente ad Anacapri (in provincia di Napoli) ma di fatto domiciliato a Piombino e co-titolare di una pizzeria.
Sarebbe lui, secondo gli inquirenti, uno degli autori dell’aggressione che ha portato un 49enne di origini campane a trascorrere gli ultimi 9 giorni in coma nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Cecina: sulla vittima del pestaggio – pizzaiolo in prova per un breve periodo nell’attività del 24enne e ospitato per alcuni giorni nell’abitazione di via L’Hermite di cui è propritario il socio di Farace, che l’aveva denunciato poche ore prima del rogo per tentato furto – gravano i sospetti dei carabinieri che stanno indagando (per il momento contro ignoti) sull’incendio dell’appartamento. Di cui nei giorni scorsi i vigili del fuoco hanno accertato l’origine dolosa.
Le due testimoni
Mentre i carabinieri attendono ancora – dopo un primo colloquio piuttosto breve – che le condizioni del 49enne risvegliatosi dal coma solo venerdì mattina permettano loro di ascoltare direttamente da lui la sua versione dell’accaduto, a dare una prima svolta all’indagine sono state le testimonianze delle due donne che la sera del 22 maggio, tra le 21,30 e le 22, erano a passeggio con il loro cane lungo via del Crinale, ai Diaccioni. E che non solo trovarono il 49enne agonizzante in mezzo alle sterpaglie, chiamando subito i soccorsi e salvandogli di fatto la vita, ma misero in fuga i due aggressori.
Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti infatti il pestaggio è avvenuto a ridosso dell’orario in cui il 49enne è stato ritrovato. I due aggressori si sarebbero dati alla fuga proprio all’avvicinarsi delle due donne, che li hanno visti allontanarsi di corsa dal luogo del pestaggio. Riuscendo anche a prendere il numero di targa del veicolo su cui si sono allontanati a tutta velocità: la vettura, in seguito a controlli, è risultata intestata alla convivente di Farace e dunque nelle disponibilità del 24enne arrestato. Partendo da questa testimonianza per i carabinieri è stato facile, acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza del quartiere, accertarsi che quell’auto si trovava ai Diaccioni – e, nello specifico, nei pressi di via del Crinale – in un orario compatibile con quello del pestaggio. Non solo: le indagini dei militari hanno permesso di ricostruire un’ulteriore connessione con i fatti di via L’Hermite. Il 49enne infatti, il giorno prima dell’incendio e dopo essere stato allontanato dall’appartamento (con tanto di intervento della polizia), aveva presentato denuncia perché non gli erano stati restituiti i suoi averi rimasti nell’abitazione.
Con questi elementi in pugno il pm Giuseppe Rizzo, titolare dei tre fascicoli di indagine relativi al giallo di via L’Hermite (il tentato furto, l’incendio doloso e il tentato omicidio), ha disposto il fermo per il giovane di Anacapri evidenziando il pericolo di una sua fuga. Provvedimento che è stato convalidato dal Tribunale che ha confermato la misura cautelare della custodia in carcere a carico di Farace, difeso dall’avvocato di fiducia Andrea Caniato del foro di Firenze. Contattato dal Tirreno, il legale del 24enne ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
Bastoni e pietre
Le due donne, oltre ad aver interrotto l’aggressione con la loro presenza, hanno permesso al personale sanitario di salvare la vita al 49enne intervenendo tempestivamente. L’uomo infatti, oltre alla frattura scomposta dell’omero, presentava svariate ferite da taglio, fratture costali e anche di alcune vertebre. Le indagini dei carabinieri del Norm di Piombino e del nucleo investigativo di Livorno hanno evidenziato sul luogo dell’aggressione numerose tracce di sangue non solo a terra ma anche su una pietra e su frammenti di bastone, presumibilmente utilizzati proprio per il pestaggio. Allo scopo (e «in modo non equivoco», secondo il pm) di uccidere il 49enne.