Il “mi piace” del sindaco al post contro i “negri”
Barbetti ancora al centro delle polemiche sul caso dell’accoglienza ai profughi Su Facebook i toni non si abbassano e fioccano i commenti razzisti degli utenti
CAPOLIVERI. La polemica sull’accoglienza dei profughi all’Isola d’Elba non si placa. E sui social network i toni, purtroppo, non tendono ad abbassarsi. Al tempo di Facebook, basta un “mi piace” per litigare o per gettare benzina sul fuoco. È quanto accaduto in queste ore al sindaco di Capoliveri Ruggero Barbetti che a più riprese ha chiuso la porta all’ipotesi - perché finora si è trattato solo di questo - di ospitare alcuni profughi in un residence del centro storico. «Non ce lo possiamo permettere, sono pronto a fare le barricate», non ha esitato a spiegare il primo cittadino definendo come inconciliabili da una parte il turismo, attività prioritaria per l’Elba, e l’accoglienza ai profughi dall’altra.
Una posizione intransigente che ha generato critiche e anche accuse più o meno velate di razzismo, da cui Barbetti si è smarcato pubblicando le fotografie della ragazza del figlio, di origine eritrea. Ma per riaprire la polemica è bastato un tocco di polpastrello, un banale “mi piace” che non è passato inosservato. Il like di Barbetti è stato applicato a un post pubblicato sul profilo del sindaco, peraltro collegato a un articolo del Tirreno sul caso del residence di Capoliveri, dall’utente Alessandro Quattrini. Eccone un passo: «Io amo la mia patria, lavoro per la mia patria e vivo per la mia patria, non voglio che sti negri, gialli, profughi, clandestini o tutta sta feccia» vengano all’Elba. A distanza di circa 24 ore dalla pubblicazione il post, che aveva ottenuto sei “mi piace” tra cui quello del sindaco Barbetti è stato rimosso. Nel frattempo non sono mancati gli utenti Facebook che si sono rivolti al primo cittadino: «come puoi definirti non razzista se poi metti i mi piace a questi commenti?», ha chiesto Patrizio Usai. In realtà la storia del like è solo uno dei brutti episodi e dei toni esagerati utilizzati su Facebook, basti pensare che, sempre in un commento sulla pagina del sindaco (non è stato lui l’autore) sono stati ventilati pure roghi di donne, uomini e bambini e accenni al fascismo con tanto di «W Mussolini». Tanto che lo stesso sindaco Barbetti è intervenuto per moderare: «Per tutti, non esagerate con i commenti. Parlate del 2015, non posso stare dietro a cancellare tutti i commenti del cavolo».
In questo contesto l’ipotesi di accoglienza nella struttura elbana è servita solo da pretesto per fare polemica, proprio mentre sul rullo dei social network venivano pubblicate, in modo quasi ossessivo, le foto del bambino annegato sulla spiaggia della Turchia. «Non è stato un bello spettacolo – fa sapere il segretario del Pd elbano Federico Zini – sono il primo a riconoscere che il sistema dell’accoglienza non è esente da difficoltà e problemi. E all’Elba accogliere profughi è molto più complicato che altrove. Questo non vuol dire che bisogna girarsi dall’altra parte e minacciare di chiudere l’isola. La roba che è circolata su Facebook è inaccettabile e dispiace sentire utilizzare certi toni anche da chi rappresenta le istituzioni dell’isola».
Luca Centini