Il Tirreno

Montecatini

La testimonianza

Montecatini, i suoi quadri distrutti nel rogo del Principe: «Erano la mia vita, chiedo un risarcimento»

di Simona Peselli

	Il Principe distrutto dall'incendio e la pittrice Sara Gori (foto Nucci)
Il Principe distrutto dall'incendio e la pittrice Sara Gori (foto Nucci)

Dopo l’incendio doloso in un fondo del Kursaal ora la pittrice ha deciso di andare per vie legali: «L’arte ha un valore, mi sono rivolta a un avvocato perché non può svanire tutto nel nulla e in silenzio»

24 giugno 2024
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MONTECATINI. La tela di lino si scioglie insieme ai colori per l'intenso calore che ha avvolto il locale. Nel video oltre alle immagini di devastazione si ascoltano i gemiti di una donna. È il pianto disperato di Sara Gori, pittrice montecatinese che in quel rogo ha perso più di quaranta opere. Pezzi della sua collezione privata che erano esposti alle pareti del pub Principe, e che come tutto l'arredamento hanno trovato la fine nel maxi incendio che ha distrutto tutto intorno alle 4,30 del 23 marzo scorso.


«Erano le mie meravigliose creature – dice la pittrice – una parte della mia anima. Rappresentavano un periodo della mia vita che ha segnato anche il mio percorso artistico. Un cammino di rinascita, la strada che passa dall'umiliazione e che porta a salvarti da sola». Non ce l'ha fatta però Sara Gori a salvare i suoi quadri che si sono come fusi alle pareti e sono completamente irrecuperabili. «Mi sono anche rivolta a un legale – continua – in quel rogo ho perso tutto e a quanto pare sarà difficilissimo per me poter riprendere qualcosa ed essere rimborsata. Le mie opere le avevo lasciate in esposizione. Poi in un attimo tutto è finito. La fatica di anni svanita nel nulla. I miei appelli inascoltati».


Gori si distingue per un genere che lei stessa definisce “moderno rinascimentale”. «Le mie origini sono siciliane – racconta – ma sono montecatinese d'adozione. Alle spalle ho una vita non semplice, dentro di me ho un carattere forte e determinato. Davanti alla tela bianca inizia la mia arte, sensuale, maliziosa, femminile, dolorosa e passionale». Una pittrice che con l'arte cerca di comunicare messaggi di speranza. Per questo motivo ha deciso di portare le proprie opere nei locali più conosciuti. «Mi sono esposta di più – va avanti – non ho tenuto i quadri rinchiusi, volevo fare conoscere l'arte attraverso me. Ho un figlio di 25 anni, sono cresciuta con lui. I ragazzi della zona spesso venivano a casa nostra mentre creavo queste mostre. Sono i mie principali fan. Mi hanno sempre vista davanti alle tele entusiasta, felice, appagata. Non ero mai stanca di dipingere. Non mi sono fermata e ho creato eventi speciali lavorando dal vivo davanti alla gente con una modella».

Sara Gori e quelle opere piene di realismo, fantasia, malizia e passione. «La fantasia mi porta a immaginare luoghi incantevoli, paesaggi mozzafiato, dolcezze e ricordi di bambina che spuntano dalle pennellate e si mescolano nei colori. Certamente la mia storia personale e un periodo complicato si fanno spazio nelle creazioni. Ma la speranza è sempre pronta a tornare, come nella vita». Il fuoco ha distrutto tutto, ma dalle ceneri potrà rinascere qualcosa. «Non mi fermo, è giusto che io possa trovare un minimo di risarcimento. L'arte ha un valore, e quei quaranta quadri non possono svanire nel nulla e finire dimenticati». 
 

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