Una visita oculistica? La risposta del Cup di Pescia spiazza il cittadino
Il racconto di un 33enne pesciatino: «A pagamento l’appuntamento l’avrei avuto tra circa una settimana»
PESCIA. Quando gli hanno comunicato che la prima data disponibile per una visita oculistica sarebbe stata dopo più di un anno ha pensato fosse uno scherzo, anche se purtroppo ormai sui tempi della sanità pubblica lo stupore lascia sempre più spazio ad un’amara rassegnazione mista al senso di impotenza. Ma al malfunzionamento dei servizi statali non ci si abitua mai, soprattutto quando il disagio ci colpisce direttamente.
È quanto accaduto al 33enne pesciatino Stefano Masini, che ieri mattina si è recato al Cup di Pescia per prenotare una visita oculistica su ricetta del proprio medico di base. A raccontare l’episodio è lo stesso paziente, in prima persona.
«Il motivo per cui ho deciso di sottopormi a un controllo più accurato è dovuto a un mal di testa che va avanti da circa venti giorni o poco più – premette il giovane – dovuto a quanto pare da un problema che ho all’occhio sinistro. La risposta che mi hanno dato al Cup è stata alquanto imbarazzante, visto che mi hanno proposto di fissare la visita a marzo 2024. Ho contattato immediatamente il centro reclami di Firenze, che mi ha dato un’altra risposta negativa. Chiaramente ho conferma che a pagamento l’appuntamento l’avrei avuto tra circa una settimana».
«Quello che desidero sottolineare – commenta il diretto interessato – è che sicuramente il mio problema è minore rispetto ad altri, ma non è giusto per chi non può economicamente pagare una visita privata ricevere un appuntamento dopo più di un anno. Siamo nel 2023 dove la tecnologia è avanzata a ritmi elevatissimi e sembra comunque di vivere nel 1900. Con questo voglio dire che ci sono persone che sicuramente soffrono più di me e meritano il rispetto che non viene garantito loro. Non è questa una società dove l’accesso alle cure è uguale per tutti, perché in questo modo si penalizza chi certe spese non le può sostenere» chiosa Stefano Masini.
Lungi da colpevolizzare i singoli operatori del Cup, né tantomeno gli oculisti dell’ospedale di Pescia, emerge un affresco, ahinoi tutt’altro che inedito, di un sistema che se nella forma sembra rispettare i livelli minimi di prestazione sanitaria che uno stato sociale dovrebbe garantire, in realtà nei tempi e nell’accesso a queste prestazioni crea di fatto una sperequazione pesantissima. Col risultato di obbligare o quasi i pazienti a rivolgersi al privato, dentro le stesse strutture pubbliche come in questo caso o anche fuori, pur di poter essere visitati in fretta.
Per una persona la cui vista necessita di essere monitorata, un anno e due mesi di attesa (salvo disdette) sono un’eternità. Come per alcuni (a dire la verità sempre più persone e famiglie) , in questo momento duecento euro per un controllo specialistico sono tanti, troppi. Si crea così un limbo, una scelta sospesa e forzata tra salute e portafoglio. Tutto il contrario rispetto a quello di cui ci sarebbe bisogno.
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