Anna e l’antica bottega nel paese delle mele in Toscana: «Resto aperta per amore e per una promessa speciale…» – Video
Lunigiana, l’attività di famiglia è del 1868: «Lo spopolamento non si ferma, ma non mollo. All’ingresso del negozio ho lasciato il numero di telefono, ci sono sempre»
CASOLA IN LUNIGIANA. Si fa presto a dire più forti dello spopolamento, a rimanere attratti dalla narrazione del borgo cartolina: il sole, il fiume, le case in pietra che sembrano disegnate, la primavera che ormai detta i suoi ritmi. E nella piazzetta del paese scorgi la bottega tipica: «In estate i turisti entrano e rimangono incantati: i sapori tipici, la dimensione umana, poi è logico che la quotidianità è fatta anche di difficoltà, soprattutto in questi paesi che si spopolano. Ma cerco di rispondere sempre con un sorriso…».
Anna Ballerini, che qui a Codiponte – frazione del piccolo comune di Casola in Lunigiana (Massa e Carrara), nota anche per la sagra estiva dei “pomi”, delle mele – è nata e cresciuta, non elegge la sua ricetta del sorriso a ricetta “universale”: «Ma metto tanto del mio in questo negozio e credo che la bottega, al di là dei prodotti che offre, debba conservare soprattutto oggi la dimensione umana. La parola in più al cliente, il conforto, l’aspetto sociale e di comunità, altrimenti…», riflette.
Qui da oltre 150 anni
Da quasi quarant’anni è alla guida della “Antica bottega del borgo”: una questione di famiglia, dal 1868. «Sembra incredibile, è sempre stato della nostra famiglia, dalla parte di mia madre: oltre 150 anni... Mia madre aveva anche il forno a legna e così, non riuscendo più a coniugare entrambe le attività, arrivò il giorno in cui serviva qualcuno per il negozio: ed eccomi qua. Era il 1987 e sono ancora qui, per amore del paese, di questa attività e della promessa fatta a mia madre di non mollare. Per lei, che oggi non c’è più, questo negozio era importantissimo e mi ha sempre dato tanta forza», racconta ancora Anna.
La bottega
Prodotti tipici lunigianesi (ovvio, non manca la Marocca di Casola, il noto pane di farina di castagne), vari generi alimentari e non solo: peculiarità della classica bottega di paese. Sapori quasi amarcord, storie di chi resiste e di chi va controcorrente a una tendenza che sembra quasi inarrestabile: «È difficile fare un paragone con il passato: mia madre faceva 150 pani al giorno circa, parliamo degli anni Ottanta e non solo. Adesso se ne fanno dieci... Qui nella frazione in passato c’erano altri alimentari, il negozio di frutta e verdura, due attività d’abbigliamento: adesso sono rimasta l’unico negozio di alimentari insieme a quello di Casola», aggiunge. Poi qualche numero per il perimetro, il contesto: «Codiponte credo che superi di poco i 150 residenti e anche in tutto il Comune non si arriva ai mille (poco più di 900 residenti). Non c’è e non c’è stato ricambio generazionale, i giovani se ne vanno, l’età media degli abitanti si alza: però, oltre a parlarne dello spopolamento, sarebbe anche arrivata l’ora di farsi delle domande sui perché e di mettere sul tavolo qualche proposta».
La quotidianità e la comunità
E allora la domanda d’obbligo è sulla quotidianità: «Sorriso non è sinonimo di negare le difficoltà, lo ripeto, ma bisogna imparare a lasciare i propri problemi a casa: per questo dico che la bottega riflette molto il mio stato d’animo. Tendo sempre a essere propositiva: per esempio organizzo un evento speciale il venerdì per il paese e cerco anche di essere presente sui social». E sulla clientela analizza: «Durante l’estate ci sono quelli delle case vacanza, i turisti nella bella stagione e poi se vado avanti, è grazie al paese. C’è anche chi viene raramente perché abita fuori zona, ma quando passa mi porta sempre un regalo».
Gli orari e il futuro
Gesti e simboli che escono dal confine tracciato dal rapporto esercente-cliente: «Gli orari di apertura sono: dalle 8 alle 12,30 e dalle 15 alle 19,30; solitamente è previsto un giorno di chiusura (il mercoledì) infrasettimanale; mentre la domenica, soprattutto d’estate, cerco di rimanere aperta se è previsto un bel via-vai di turisti. Questi sono gli orari, però – lo ripeto – siamo una comunità e la bottega è diventata anche un vero e proprio punto di riferimento: tutti sanno che abito qui vicino e ho lasciato il numero di telefono all’ingresso del negozio. Così chi ha bisogno può chiamarmi e io scendo… Ecco, di fatto non sono mai chiusa: la disponibilità prima di tutto», sottolinea.
La storia personale e il contesto, i fenomeni sociali e il paese: aspetti che si muovono come una fisarmonica, per un suono che viene quasi sintetizzato dalla riflessione finale di Anna Ballerini: «Io resterò per sempre qui: mio figlio lavora nel settore; mia figlia, invece, ha scelto un’altra strada».