Il Tirreno

L’inchiesta

Medico arrestato a Montignoso, quando raccontò i due interventi salva-vita

Gli agenti della guardia di finanza e il medico apuano
Gli agenti della guardia di finanza e il medico apuano

In Lunigiana evitò il peggio per due donne con emorragie cerebrali

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MASSA. Il nome di Francesco Cardillo – il medico 45enne arrestato dai militari della guardia di finanza di Massa-Carrara e della sezione operativa navale di Marina di Carrara che hanno eseguito l’ordinanza disposta dal gip del tribunale di Massa Marta Baldasseroni – è molto conosciuto in tutta la provincia di Massa-Carrara, non solo a Montignoso dove è residente. Il 45enne è infatti un medico particolarmente apprezzato, ritenuto da tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo e collaborare con lui come un professionista impegnato in prima linea. Non a caso, convenzionato con l’Asl Toscana nord ovest, era uno dei medici del punto emergenza territoriale 118 di Aulla, presidio sanitario particolarmente complesso da gestire in quanto unico dei tre centri maggiori della Lunigiana senza l’ospedale.

Gli interventi salva-vita e il racconto

Proprio sulle pagine del Tirreno lo scorso settembre il dottor Cardillo era salito agli onori delle cronache per due interventi salva-vita effettuati nell’arco di poche settimane, sul finire dell’estate. Due donne infatti, in meno di un mese, erano state colpite da emorragia cerebrale: una patologia estremamente letale, specialmente se il soccorso non è svolto in tempi molto rapidi. Cardillo si era trovato in entrambi i casi a intervenire in prima persona, riuscendo a salvare la vita a entrambe le pazienti: nel secondo caso, addirittura, la donna fu portata da Aulla fino a Pisa in ambulanza (in assenza di Pegaso) con il medico 45enne che la ventilò manualmente per i circa 100 chilometri del tragitto dopo averla intubata e sedata per il trasporto.

Le parole

Fu quella l’occasione per il dottor Cardillo di sottolineare l’importanza strategica dei presidi sanitari periferici e le problematiche che i medici addetti all’emergenza territoriale sono costretti quotidianamente ad affrontare. «Ci inventiamo anestesisti, cardiologi, ortopedici, e siamo di altre branche – raccontò Cardillo al Tirreno – perché le risorse sono quelle che sono e non c’è tempo da perdere».

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