Il Tirreno

Mafia e imprese

Omicidio di Paolo Borsellino: l’ultimo filone porta alle cave di Carrara e a una nota famiglia

di Giovanna Mezzana
I due magistrati antimafia Giovanni Falcone (a sinistra) e Paolo Borsellino e un’immagine delle cave di Carrara
I due magistrati antimafia Giovanni Falcone (a sinistra) e Paolo Borsellino e un’immagine delle cave di Carrara

La Procura di Caltanissetta apre nuova indagine sulla morte del magistrato. Al centro un dossier dei carabinieri partito da Carrara e distrutto a Palermo

08 novembre 2024
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CARRARA. A più di trent’anni di distanza dalla Strage di via D’Amelio, in cui morirono il magistrato dell’Antimafia Paolo Borsellino e cinque poliziotti della scorta, la Procura di Caltanissetta apre un nuovo filone di indagine: lo fa per trovare quella verità che in tre decenni non è venuta alla luce, sepolta, forse tanto bene, da non essere più “resuscitata”. E quel filone conduce – dritto – alle cave di marmo di Carrara. Lassù, “al monte”, ci si arriva passando sotto lo scandaglio i presunti legami tra i business più ricchi del Centro-nord d’Italia – il commercio dell’oro bianco delle Apuane – e la Sicilia di Cosa Nostra. A questo è dedicata la puntata di Far West – il programma di giornalismo d’inchiesta condotto da Salvo Sottile – che andrà in onda questa sera, su Rai tre, dalle 21,30.

Riavvolgiamo il nastro

Palermo, via D’Amelio, 19 luglio 1992. Con un attentato «di tipo libanese» per le auto imbottite di esplosivo – riporta alla mette quelle immagini sconvolgenti il giornalista Sottile nel trailer che lancia la puntata – Borsellino viene ucciso: stava andando in visita alla madre, l’Italia-intera lo ricorderà. Viene assassinato a 54 giorni di distanza da un altro eroe dell’antimafia, il collega e amico Giovanni Falcone, fatto saltare in aria, poco prima del casello autostradale di Capaci, con la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta.

La novità

Sia la Strage di via D’Amelio che quella di Capaci sono state attribuite a Cosa Nostra. Ma sull’omicidio Borsellino qualcosa non torna: non è mai tornato. Ebbene, la Procura di Caltanissetta ha aperto un nuovo filone di indagine, ritenendo che ciò che è emerso sulla morte del magistrato non è mai stato ripulito del tutto dagli effetti di depistaggi e false verità. Tale filone sarebbe un unicum perché uscirebbe «per la prima volta» dai confini della Sicilia e punterebbe «alle ricche imprese del nord Italia – dice Sottile – che facevano affari con la mafia».

La domanda

Che cosa, insomma, aveva scoperto Borsellino mentre indagava sulla morte dell’amico Falcone, perché la mano armata imprimesse un’accelerazione al tempismo dell’attentato di via D’Amelio? Quali fili aveva toccato? «Tutto ruota intorno al dossier Mafia-Appalti – racconta Salvo Sottile anticipando i contenuti della puntata di questa sera – ovvero un rapporto dei carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) che stavano indagando a Massa-Carrara in quelle cave dove una famiglia blasonata, quella di Raul Gardini, un grande condottiero d’impresa, stava facendo affari» con uomini della Sicilia. «L’indagine su Mafia e Appalti parte con le migliori intenzioni: ci sono prove consistenti, persino intercettazioni, che provano legami tra imprese e Cosa Nostra», dice ancora Sottile. «Ma, improvvisamente, quando i colleghi di Massa-Carrara – sottolinea il conduttore di Far West – mandano tutto a Palermo, intercettazioni comprese, un magistrato ordina la distruzione delle bobine e l’indagine, incredibilmente, viene archiviata».

Borsellino, prima di morire, aveva riaperto quel file, voleva capire, voleva indagare. Cosa aveva scoperto? «È possibile – si chiede il giornalista – che l’attentato di via D’Amelio sia stato anticipato perché il magistrato stava per scoperchiare un pentolone nauseabondo, l’origine di un patto scellerato tra Cosa Nostre e le imprese del nord? È possibile che stava per alzare un velo tra le connivenze, i rapporti che qualche suo collega della Procura di Palermo aveva con i boss della mafia siciliana, rapporti tali da insabbiare un’indagine che avrebbe potuto anticipare quella che sarebbe stata la Tangentopoli di Milano?». «È possibile», conclude Sottile. Dov’è finita la sua Agenda Rossa mai ritrovata dopo la strage, in cui si dice che ci fossero scritti nomi eccellenti? E, soprattutto, consentirà questa indagine della Procura di Caltanissetta, che porta dritta alle cave di Carrara, di scrivere quelle pagine di verità che in più di trent’anni non sono mai state scritte?


 

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