Il Tirreno

Salute

Salva il marito dall’infarto, il racconto di Amalia (incinta di 7 mesi): «Ho fatto quanto imparato al corso»

Amelia Lacatus e Alessandro Martinelli, l’esterno dell’Ospedale del Cuore
Amelia Lacatus e Alessandro Martinelli, l’esterno dell’Ospedale del Cuore

In caso di arresto cardiaco ogni secondo è prezioso: da Massa due storie simbolo

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MASSA. Lei si chiama Amalia, è versiliese, è al settimo mese di gravidanza, ma questo non le ha impedito di salvare suo marito Alessandro dalle conseguenze di un arresto cardiaco, di un “infarto”, come si dice in gergo. E come lei un’altra moglie – Eleonora – ha salvato il marito Marco da un corto circuito del cuore che non lascia scampo.

Amalia e Alessandro

Sono le 6 del mattino quando Amalia Lacatus avverte nel sonno il respiro affaticato del marito Alessandro Martinelli. Lui è incosciente. Lei resta lucida: volontaria per i malati di Alzheimer, ha seguito un corso Bls (basic life support) per le manovre cardiorianimatore-salvavita: «Come avevo imparato, ho chiamato i soccorsi», dice, nel frattempo porta il marito sul pavimento e comincia il massaggio, fino all’arrivo degli operatori del 118: «Sono stati rapidissimi, hanno continuato a massaggiare, quindi a defibrillare mio marito. Poi siamo arrivati all’Ospedale del Cuore. Sono stati tutti straordinari. Abbiamo trovato una competenza e una umanità enormi e un rispetto, quasi sacro, per il paziente e la sua famiglia. Ringrazio tutto il personale di Monasterio e della centrale operativa dell’Asl Toscana nord ovest».

Eleonora e Marco

Anche Eleonora, svegliata da un respiro insolito nel sonno, capisce che lui sta male: «Qualche anno fa – racconta – nell’ambito di un corso di salvamento in mare, ho imparato le manovre cardiorespiratorie. Appena ho capito che Marco stava male, ho chiamato il 112, ho praticato il massaggio fino all’arrivo dei soccorsi. Poi siamo arrivati all’Ospedale del Cuore dove Marco è stato operato e adesso sta bene. Ringrazio i medici, gli infermieri, il personale della terapia intensiva, sono stati degli angeli».

Vademecum

In caso di arresto cardiaco ogni secondo è prezioso. Per questo conoscere le manovre cardiorespiratorie e chiamare immediatamente la rete sanitaria significa salvare una vita. Lo dimostrano queste due storie. «In caso di arresto cardiaco, se non si interviene con le manovre respiratorie – spiega Umberto Paradossi, direttore della cardiologia dell’Ospedale del Cuore – le probabilità di sopravvivenza si riducono ogni minuto. Dopo cinque minuti sono solo del 50%. Ogni anno in Italia circa 60mila persone sono colpite da arresto cardiaco e nell’80% dei casi l’arresto avviene fuori dalle strutture sanitarie, spesso a casa. Per questo è fondamentale che i cittadini imparino a riconoscere un arresto cardiaco, ad allertare i soccorsi e ad eseguire le prime manovre di rianimazione».

Il luogo ideale di cura

Fondamentale, quindi, l’intervento immediato e la rete ospedale-territorio: «Dal 2007 l’Ospedale del Cuore – spiega Marco Torre, direttore generale di Monasterio – è hub per l’infarto dell’intera area apuo-versiliese. In questi 17 anni, sono stati trattati oltre seimila pazienti con infarto e la mortalità ospedaliera è andata progressivamente diminuendo, confermandosi al di sotto della media nazionale. Questo non solo per la competenza dei nostri professionisti, ma anche perché la rete Ospedale-territorio, grazie alla collaborazione tra Monasterio e Asl Toscana Nord Ovest ha funzionato, consentendo un intervento rapido e mirato sul paziente fin dalla telefonata al numero dell’emergenza».
 

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