Massa, dopo 45 anni Farshad chiude lo storico negozio di tappeti: «I giovani li vogliono moderni o non li vogliono»
Abbasserà la saracinesca e si ricongiungerà con i parenti che vivono negli Stati Uniti: «Mi sento come un medico che abbandona i suoi pazienti»
MASSA. Per chi passa da via Agostino Ghirlanda il negozio di tappeti Farshad Mehdizadeh è sempre stato un punto fermo, in un panorama commerciale negli anni sempre più mutevole. I negozi e i bar aprono e chiudono, le insegne che campeggiano la parte alta delle strade cambiano, al ritmo dei traslochi delle attività sottostanti. Eppure quel negozio poco prima del Museo diocesano, con i suoi colori, le sue figure, quei tappeti che arrivano da ogni parte dell’Oriente c’è sempre stato, fin dagli Anni 80. Punto vendita, ma anche laboratorio, che a buon diritto può essere definito artistico, dal momento che quei tappeti sono tutti fatti a mano, secondo una certa tradizione e filosofia che proprio dalla Persia trae il nome. Ma anche questo negozio all’inizio del nuovo anno diventerà un ricordo, perché ai colori dei tappeti da qualche settimana si è aggiunta la scritta rossa “questo negozio chiuderà”. Vuoi per la crisi del commercio, per un generale cambiamento nei gusti delle persone, o per la voglia di ricongiungersi alla famiglia del suo titolare.
Chi è
Farshad Mehdizadeh, 63 anni da compiere e in Italia da quando ne aveva 16, dopo quasi 45 anni di attività ha deciso di abbassare la saracinesca, a malincuore e con grande dispiacere.
Perché
La decisione, spiega, «è maturata nel tempo. Il mercato è cambiato: i giovani vogliono meno tappeti, e quando li cercano, li vogliono moderni». E allora, salvo ripensamenti, il negozio chiuderà all’inizio del 2024. «Sto cercando qualcuno che rilevi il negozio, ma non è facile. Serve una persona che ami questo lavoro, che ci metta lo spirito. Non basta voler semplicemente “vendere” un tappeto».
A malincuore
Per rendere l’idea, «io mi sento come un medico, che sta abbandonando i suoi pazienti nel villaggio. Ho già ricevuto tante attestazioni di stima, chi mi chiede di non chiudere perché sarei un’istituzione. E sono dispiaciuto, perché mi sento quasi di tradire la gente andando via. Ci terrei anch’io a trovare qualcuno che possa “spiritualmente” trascinare i miei sforzi e la mia esperienza». Poi si vedrà, dice Farshad; «Oggi è quel domani di cui ieri eravamo preoccupati», dice con grande saggezza.
La sua storia
Arrivato in Italia all’indomani della rivoluzione (o «disevoluzione» come la definisce) islamica in Persia nel 1979, Farshad dopo una parentesi a Milano ha scoperto questa zona, e da allora ci abita e ci lavora. «All’epoca, erano gli Anni’80, facevo aste: a Forte dei Marmi, in Piemonte, Sardegna, Puglia. Poi, ho conosciuto Marina di Massa e Massa. Mi sono piaciute, e qui sono rimasto». Era il 1981 quando aprì in via Ghirlanda, il negozio di tappeti da tutto l’Oriente e non solo: Persia, Cina, Pakistan, Mongolia, Turchia; tappeti caucasici, europei, antichi e moderni. Ma quello è anche laboratorio artistico, perché come spiega Farshad, «un tappeto è un quadro che si calpesta. In un tappeto tu ci metti anima e corpo: sono fatti con vello di animale ancora vivo, colori vegetali e infine l’anima e lo sforzo dell’uomo, per rendere questi tappeti dei quadri da calpestare». E questa è sempre stata la sua filosofia. Ma gli anni passano, i gusti cambiano. E allora Farshad ha deciso di ricongiungersi alla famiglia che abita da anni negli Stati Uniti.
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