Il castello dell’Aquila si può comprare La leggenda in vendita per “soli” 7 milioni
La struttura prevede 32 ettari di bosco, piazzola per elicotteri e 14 bagni. E c’è anche un fantasma (buono) a cavallo
massa
C’era una volta un castello, fortificato nel 1366, su un colle da cui si vede tutta la Lunigiana, dimora di marchesi, dame e cavalieri, immerso in 32 ettari di bosco, paradiso incontaminato di rara bellezza, tra le cui mura sopravvive lo spirito di un fantasma a cavallo. E c’è ancora.
Il Castello dell’Aquila, a Gragnola, piccolo borgo nel comune di Fivizzano, diventato negli anni un ricercato hotel, è in vendita, in cerca di padroni. Il nome del castello dell’Aquila finisce su un sito di immobili di lusso, non per tutti i portafogli: 7 milioni di euro la base di partenza, per poi concludere la trattativa privatamente, lontano dal web. Comprare un castello non è da tutti e chi tratta l’acquisto, un architetto di La Spezia che ci chiede di non essere citato, in questi mesi sta incontrando svariati tipi di persone interessate, gente facoltosa, amante della storia medievale, curiosa, disposta anche a proseguire l’attività di hotellerie, che ha dato negli anni grandi soddisfazioni. Ma di compratori, al momento, ancora nessuno.
«In parte il castello viene utilizzato come hotel- racconta al Tirreno l’architetto- con uno spazio riservato alla famiglia proprietaria, che acquistò il rudere e ne seguì il restauro, molto oneroso e di elevata qualità. Oggi lo vendono per questioni famigliari. Se mi chiede chi potrebbe acquistarlo, le rispondo “chiunque possa permettersi di abitare in un castello”; pensi che ha anche la piazzola per gli elicotteri».
Castel dell’Aquila dista 17 km da Aulla e una volta arrivati, per farsi aprire, è necessario telefonare, perché non esiste citofono; i resti del bastione circolare conservano ancora la presenza delle feritoie, che permettevano di colpire stando al riparo; il maniero si innalza su 4.000 metri quadrati, nove le stanze ricavate nella torre, 14 bagni e un’area privata che si affaccia sui cortili del castello. C’è ancora la polveriera, dove anticamente venivano custodite le munizioni per la difesa del castello e c’è la cappella del crocifisso, con un affresco del 1600, riconsacrata soltanto nel 2005 per permettere la celebrazione di riti religiosi.
Decine i saloni, tra arcate, nicchie, camini, i forni di pietra dove si preparava il pane e un antico pozzo dei desideri. Un pianoforte a coda troneggia in quella chiamata la sala della musica, unico luogo del castello, insieme alla cappella, ad aver conservato l’originale soffitto a tutto sesto, che offre un’acustica perfetta per eventi musicali di particolare pregio. Il punto più straordinario del castello è però la terrazza del belvedere, sul torrione, con una vista a 360 gradi sulle vallate, le colline e le vette delle Alpi Apuane.
Il castello è di proprietà della famiglia Girardin che lo acquistò nel 1900. Due sono le dinastie di marchesi che prendono il nome da Castel dell’Aquila, entrambe provenienti dal ramo malaspiniano di Fosdinovo: la prima ebbe origine da Galeotto di Fosdinovo nel XIV secolo, la seconda iniziò con Lazzaro, figlio di Antonio Alberico marchese di Fosdinovo, la cui discendenza si estinse nella prima metà del XVII secolo. È il Novecento però il secolo buio del Castel dell’Aquila, danneggiato dal terremoto del 1920 e da anni di incuria, abbandonato dopo che gli ultimi proprietari ne minarono la torre con la dinamite. Il castello, abbandonato a sé stesso, è stato sottoposto per decenni a sistematici saccheggi d’ogni sorta: camini, pavimenti, sculture, manufatti di macigno, tutto trafugato prima dell’acquisto e dell’intervento di restauro voluti dall’attuale proprietà. Sono serviti due anni per liberarlo dalla sterpaglia e dieci per riportarlo alla sua originale imponenza. Chi lo acquisterà, diventerà proprietario di secoli di storia e tradizione e custode del mistero del Cavaliere di Gragnola, ucciso da un dardo in gola, il cui spirito buono ancora vive dentro Castello dell’Aquila.. —