Il Tirreno

Alla Romanina, dalla speranza al silenzio

Alla Romanina, dalla speranza al silenzio

Nel bagno di Buffon tutti in piedi all’inno, le sorelle lo cantano a squarciagola, ma i gol spagnoli annullano l’entusiasmo

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RONCHI. «Vai, grande Gigi». Lo gridano a ogni inquadratura del portierone Buffon, qui al bagno la Romanina. Anche molto prima che la partita entri nel vivo.Il clima è bollente, e non solo per il meteo.

La famiglia Buffon ha radunato qui, nell'esclusivo parterre del bagno di Ronchi, i clienti più affezionati: per loro una grigliatina di pesce davanti al megaschermo. All'inno tutti posano le forchette e si alzano in piedi: l'emozione c'è. Ed è tanta.

Le sorelle di Gigi, Guendalina e Veronica, si stringono in un abbarccio e quell'inno lo caNtano a squarciagola con il fratello. Gli occhi fissi allo schermo. E dopo solo il suono delle vuvuzela. Si comincia davvero. Non vola più una mosca. E' al 14' che arriva la doccia fredda: la Spagna è in vantaggio, continuano a correre solo i bambini, e ce ne sono davvero tanti incollati davanti ai due megaschermi. Nessuno, degli adulti, fa una piega. Anzi arriva un applauso di incoraggiamento.

Si continua a sperare, nessuno si schioda dai tavoli. La rappresnetanza di Carrara non è troppo nutrita. Sì, c’è qualche amico, ma il grosso sono i clienti del bagno che arrivano da Milano, da Parma, da Firenze e ormai sono quasi di famiglia. Gigi Buffon è il valore aggiunto di questo stabilimento balnerare con piscina e giardino all'inglese. Qui tutti lo conoscono un po' più che dai giornali. Questa familiarità con il capitano della Nazionale è uno dei souvenir che portano in città dalle vacanze al mare. E, nel parterre davanti ai megaschermi, ci sono anche inviati illustri: i reporter della norvegese Tv2 che sono qui per un reportage su Gigi Buffon. Lo hanno già fatto su Pirlo e Balotelli: stasera pensavano di vedere mamma e papà del capitano azzurro.

Tutti sono stretti attorno all'Italia e a Gigi. Il secondo gol al 41' è una tegola. Qualcuno si alza, qualcuno sbatte i pugni sul tavolo. Guendalina e Veronica restano immobili. Ma la loro è davvero un'altra partita. Cala il buio alla Romanina e gli animi si scaldano all'inizio della ripresa.

Ci credono ancora tutti, ma si respira già l'aria di sconfitta. I bei vestiti, delle tante ospiti della serata, le scarpe gioiello e le zeppe altissime si afflosciano. Proprio come la bandiera che era stata issata accanto agli schermi. Il cognato di Gigi, Mario, marito di Guendalina e anima dello stabilimento balnerare, un commento se lo lascia scappare molto prima della fine della gara: «Che peccato» ripete, allontanandosi dalla postazione in cui, per tanti, lunghisismi minuti aveva sofferto. Nessuno impreca. Nessuno se la prende con il mister per le scelte tecniche. Buffon è uno degli undici che sta dando l'anima a Kiev. Fare critiche, anche se alla squadra, sembra quasi inappropriato.

Lo si fa, ma solo a mezza voce. A parlare, dalla mezz’ora della ripresa in poi, è solo il silenzio. Quello che accompagna ogni azione, con gli occhi di tutti incollati allo schermo. Al terzo gol e soprattutto al quarto i clienti hanno iniziato a sfollare, mesti, dopo una serata che avevano immaginato ben diversa.

Alla fine della partita sono proprio le sorelle di Gigi a “consolare” i clienti e gli amici della Romanina: «Peccato - esclama con le braccia aperte Guendalina, anche lei con le unghie laccate di azzurro come quelle di Veronica - però potevamo fare almeno dieci gol, ma è andata così».

E qualcuno allontanandosi dal bagno, comincia con le critiche: «Prandelli ha sbagliato, doveva fare giocare Diamanti».

E sul viale a mare, c’è chi improvvisa una sfilata in bicicletta, con tanto di bandiera dell’Italia, gridando, “Viva l’Italia, abbasso Prandelli”, una battuta ingenerosa nei confronti del commissario tecnico della Nazionale, che davvero non ha avuto fortuna nel cambio fra Montolivo e Thiago Motta.

Alessandra Vivoli

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