Lucca, truffatore deve scontare 19 anni per decine di condanne: libero per motivi di salute
L’ultimo raggiro a giugno in un negozio di materiale agricolo. Non può andare in carcere
LUCCA. È un truffatore seriale con oltre cinquanta sentenze che raccontano un casellario giudiziale fatto di ricettazioni, raggiri e false identità per fregare il prossimo. E che lo ha portato a un cumulo di pene da dover scontare che sfiora i 19 anni. Solo sulla carta. Perché le condizioni di salute, gravi ma che non gli impediscono di muoversi, gli consentono di uscire di casa, dove dovrebbe stare in detenzione domiciliare.
È la storia singolare in cui la patologia diventa una sorta di impunità usata da un 50enne di Fucecchio (omettiamo le generalità per la sua grave patologia, ndr) per delinquere senza temere le conseguenze dei suoi raggiri.
L’ultimo episodio, ma le sue azioni spaziano tra le province di Firenze, Pisa e Lucca, risale al giugno scorso. La truffa, in concorso con un 62enne di Santa Croce sull’Arno, ha come bersaglio un’attività commerciale con sede legale nella Piana e un punto vendita anche a Lucca. In questi giorni il sostituto procuratore Lucia Rugani ha inviato l’avviso di chiusura delle indagini ai due compari – entrambi hanno paginate di precedenti penali – per truffa in concorso aggravata dalla recidiva. Alla fine del giugno scorso i due si presentano nel negozio di Lucca. Il 50enne dice di essere il titolare di un’azienda agricola realmente esistente e il cui cognome indicato nella ragione sociale è lo stesso del truffatore. Chiede di vedere alcune motoseghe. Dopo aver scelto i pezzi che gli interessano fa mettere da parte la merce. Sono quattro attrezzi per un valore complessivo di circa 3mila euro. Per essere più convincente il sedicente imprenditore agricolo non usa assegni. Presenta alla donna una disposizione di bonifico. «Vado in banca e torno» rassicura la commerciante. Nel frattempo l’amico resta nel negozio. Quando dopo mezz’ora il presunto titolare dell’azienda agricola rimette piede nell’attività esibisce l’attestazione di pagamento effettuato alle 17, 20 del 24 giugno. Sembra tutto a posto. E così prende le quattro motoseghe. Tre giorni dopo, in assenza dei soldi sul conto, il titolare della ditta inizia a telefonare al cliente che riattacca senza mai rispondere. Capita l’antifona, non resta che la denuncia. Ma con un particolare che aiuta i carabinieri a risalire in tempi rapidi ai due truffatori. Il commerciante fornisce agli investigatori le immagini della videosorveglianza in cui si vedono i volti dei due amici in trasferta.
I militari delle Stazioni di Santa Croce sull’Arno e Fucecchio ci mettono un secondo a dare un nome alle due vecchie conoscenze. Il 62enne ha esordito nei Tribunali nel 1983 con la prima condanna. L’altro è in detenzione domiciliare per scontare 18 anni e 9 mesi.
Evita il carcere per gravissimi problemi di salute. Gli stessi guai fisici che non lo frenano dall’uscire e fare quello che da oltre dodici anni viene raccontato in decine di sentenze. Verdetti di condanna i cui effetti vengono neutralizzati dalla malattia che lo tiene fuori dal carcere, libero di architettare e concludere altre truffel