Il Tirreno

Lucca

Mastroianni, la sua Lucca e le pere con il formaggio

di Silvia Barsotti
L’evento Chiara Mastroianni ha inaugurato come madrina la manifestazione e dato il via alla mostra dedicata al padre e allestita a Palazzo Pfanner
L’evento Chiara Mastroianni ha inaugurato come madrina la manifestazione e dato il via alla mostra dedicata al padre e allestita a Palazzo Pfanner

Film Festival, la figlia del grande attore racconta Marcello

22 settembre 2024
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LUCCA. Ad inaugurare, in qualità di madrina, l’edizione di quest’anno di Lucca Film Festival è stata Chiara Mastroianni, attrice e modella francese, figlia di un mito assoluto del grande schermo, Marcello Mastroianni e di Caterina Deneuve. L’attrice è stata la protagonista del taglio del nastro della mostra “L'antidivo di successo” a Palazzo Pfanner e della proiezione del suo ultimo film “Marcello Mio” al cinema Astra. L’abbiamo incontrata sulla terrazza dell’hotel Universo.

Capelli raccolti, occhiali da sole e un dolce accento francese: l’attrice ha raccontato del padre, di sé stessa e del fortissimo legame che lega la sua famiglia a Lucca.

«È surreale essere qua a Lucca per un evento di questo tipo. Quest’anno è il centenario della nascita di mio padre, ma al di là di questo, sono qua con l’intento di celebrare il cinema. Adoro il fatto che i suoi film vengano riproposti sullo schermo per farli scoprire a coloro che non hanno avuto ancora l’opportunità di conoscerli, come i giovani». Chiara Mastroianni racconta di come suo padre Marcello non amasse sentirsi lodare per i propri film, ma di come gli facesse piacere sentire elogiare il cinema in sé. Era una persona estremamente autocritica, non aveva paura di sbagliare e di accorgersi di averlo fatto. «Non cercava di meravigliare gli altri ed è proprio per questo che poi li meravigliava – afferma l’attrice, poi continua – pensate che una volta, dopo averlo visto uscire dagli Uffizi, a Firenze, un ragazzo lo inseguì e gli chiese di fargli un autografo scambiandolo per Vittorio Gassman, lui si firmò con il nome del suo collega; disse di averlo fatto per non deluderlo». Marcello Mastroianni amava sentirsi in sintonia con la natura, ci racconta la figlia Chiara, proprio per questo pensò di comprare un casale sulle colline lucchesi, a Torre. «Per lui la vita era mangiarsi un po’ di pecorino con le pere insieme al contadino che abitava accanto». L’amore per Lucca è una delle cose che Chiara ha più ereditato dal padre. Vivendo a Parigi, ci dice che nei momenti di angoscia, il semplice fatto di pensare che Lucca esiste gli dà ossigeno. «Sei fortunata ad abitare qui, è un posto miracoloso» commenta. La mostra è curata da Alessandro Orsucci.

Al cinema Astra è stato proiettato il nuovo film della protagonista della nostra intervista. “Marcello Mio” parla di una figlia, che vive l’illusione di poter riportare in vita il padre deceduto. Chiara Mastroianni si pone davanti allo specchio, si incolla i baffi, indossa occhiali e cappello e inizia a parlare italiano. Abbandonando la propria, cerca di continuare a vivere la vita del genitore attraverso di sé, una vita finita troppo presto che ha lasciato tante cose in sospeso. «Alla fine, ci si accorge che purtroppo era tutta un’illusione. È quello che ho vissuto anche io recitando nel film. Quando indossavo i suoi abiti e assumevo i suoi comportamenti era come se lui fosse vivo, mi sentivo un supereroe; appena li toglievo, però, era come la fine di un sortilegio».

Il Lucca Film Festival è anche un’occasione per celebrare il legame tra passato e presente del cinema, un’occasione per vedere ciò che si evolve e ciò che invece resta immutato.

Da grande amante del cinema d’autore, Chiara ci rivela di essere triste di come esso, in Italia, stia piano piano scomparendo. «Adesso si fa cinema solo per fare incassi; con tutti i carri armati che vengono realizzati, è difficile che un film di questo tipo trovi posto in sala. In molti casi il cinema del passato è più moderno di quello di ora: ultimamente vengono proposte tante saghe e remake, verrebbe da dire che c’è bisogno di creare qualcosa di nuovo. Non sono pessimista, ma bisogna difendere la propria visione, senza arrendersi, perché chiunque può scrivere e realizzare un film, non bisogna esserne spaventati».

 

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