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Lutto

Addio al maestro Fontirossi, pittore dell’anima di Lucca

di Luca Tronchetti
Roberto Fontirossi , 84 anni, pittore della scuola fantastica di stile surrealista che negli anni Sessanta divenne celebre in tutta Italia
Roberto Fontirossi , 84 anni, pittore della scuola fantastica di stile surrealista che negli anni Sessanta divenne celebre in tutta Italia

Si è spento a 84 anni: artista geniale, la sua tecnica paragonata a quella di Guttuso

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LUCCA. La città perde uno dei suoi più grandi maestri del Novecento. Ieri mattina poco dopo le 7 se n’è andato l’ultimo maestro della tela: Roberto Fontirossi, 84 anni, pittore della scuola fantastica di stile surrealista dei vari Maccari, Alinari, Possenti, Borghese, che negli anni Sessanta divenne celebre in tutta Italia collaborando anche per le più importanti riviste italiane attraverso la realizzazione di disegni satirici e grotteschi di chiaro impegno sociale. Un artista geniale la cui tecnica figurativa è stata paragonata a quella di Guttuso che nel corso degli anni ottenne un’infinità di premi a dimostrazione del suo innato talento e della sua grande versatilità. Tra questi il premio per il Bianco e Nero alla IX Quadriennale di Roma nel 1964, il premio Visioni di Viareggio, il premio Primavera Tosca Sacenti a Firenze oltre al premio Suzzara e quello Diomira a Milano. Della sua forma artistica si interessò anche il grande giornalista Indro Montanelli che collaborò, assieme ad Antonio Donghi (uno dei suoi più grandi amici e maestri con cui condivideva lo studio), Vittorio Guzzi e Renato Guttuso, alla sua prima personale alla galleria San Salvatore in Lauro a Roma.

Sin da piccolo Roberto Fontirossi dimostrò interesse per l’arte pittorica. D’altronde il babbo Valerio, titolare di un negozio d’antiquariato in via S.Andrea, si dilettava nella sua bottega a elaborare piccole sculture di creta. Fontirossi, dopo un breve periodo d’insegnamento al liceo artistico di Lucca, decise di dedicarsi completamente all’arte e nel 1959 si rivelò fondamentale l’incontro con l’avvocato Ilo Giacomo Nunes, Sovrintendente ed Ispettore ai Monumenti Culturali della Regione Lazio. Fu lui a portarlo a Roma e a imporlo nel panorama nazionale grazie anche alla particolare caratteristica dell’allora ventenne pittore lucchese di conservare una certa attenzione all’uomo e alle sue tensioni esistenziali cogliendo tutto ciò che è eccentrico e stralunato nei rituali più o meno ossessivi della vita quotidiana. La grande svolta nel 1964 quando invitato a Fortunato Bellonzi partecipa e vince un premio alla IX Quadriennale di Roma ricevendo consensi dai nobili Caracciolo. Il fortunato incontro con Mino Maccari lo porta, assieme a Tonio Zancanaro, a collaborare con quotidiani e riviste nazionali con “Il Mondo” di Pannunzio e Arrigo Benedetti. I temi teatrali, le sue figure immaginifiche, i cavalli e gli omini volanti, uno sviluppo artistico sempre nuovo e carico di passione hanno portato a scrivere di lui firme prestigiose del giornalismo come Dino Carlesi, Enzo e Giuliano Carli, Lella Durando, Giovanni Faccenda, Salvatore Italia, Vincenzo Marotta, Gigi Montini, Mario Marzocchi, Massimiliano Simoni, Giovanni Testori e il grande Indro Montanelli.

Le sue opere, presenti in importanti collezioni pubbliche e private e in buona parte visibili sul catalogo pubblicato dalla Mondadori, sono state esposte in tutta Italia: da Milano a Varese, da Vicenza a Verona, da Torino a Casale e poi Siena, Livorno, Arezzo, Pisa, Lucca, Forte dei Marmi, Pietrasanta e in tante altre città riscuotendo successo di pubblico e di critica. Ma la sua Provincia è un’attrazione troppo forte e il ritorno dalla capitale è una logica conseguenza della sua evoluzione pittorica iniziata con gli oli su tela degli anni Sessanta e Settanta sino alle opere degli anni Ottanta e a quelle più recenti con una pittura figurativa che trae ispirazione dai paesaggi di Lucca con le sue piazze e le sue vie o dalle spiagge e dal mare della Versilia oltre che dai personaggi caratteristi del centro o del litorale.

Dalle facciate allungate di piazza Anfiteatro, alle antiche torri interne alle Mura, ai vicoli e agli anfratti del cuore cittadino sino ai fossi alle ciminiere, residui di vecchie attività industriali, o scorci del litorale versiliese, tutto in Fontirossi si trasforma in arte pittorica che, grazie all’uso magistrale del colore, alla pennellata veloce e all’accentuazione cromatica mette in scena una struggente malinconia. Il suo studio in piazza San Quirico, dove vive e lavora, è meta di appassionati d’arte, colleghi, amici e visitatori. Nel 1995 ii fortunato incontro con Remo Bianco, il mercante dei fratelli Bueno e di Squillantini, con il quale inizia un rapporto di stretta collaborazione professionale che lo porterà ad ottenere prestigiosi riconoscimenti sia anche all’estero. Nel 2008 a palazzo Ducale nella sala Staffieri gli viene dedicata una personale visitata da oltre 3000 persone, tra cui molte scolaresche, che riscuote un grandissimo successo. Tra le opere esposte c’è quella popolare, in stile surrealista, che ritrae il vetturino Quartuccio, il cavallo Charlot, una cagnetta e la ruota rotta della carrozza.

Roberto Fontirossi lascia il figlio Luca, la nuora Sabrina e gli adorati nipoti Bianca e Matteo. Ai familiari vanno le condoglianze della redazione de Il Tirreno.

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