Lucca, Monica sfigurata dopo un incidente si ricostruisce il volto: «Non ero più io, ecco come sono rinata»
La donna ha fondato un ente dedicato alla chirurgia facciale: «Oggi sono una persona nuova, più forte e più determinata»
LUCCA. Era bellissima, con tanta voglia di vivere e un’infinità di progetti per il futuro che stava costruendo con l’entusiasmo e la spensieratezza dei suoi 24 anni. Monica Martini era una ragazza solare, simpatica e allegra. Aveva una bella famiglia e tanti amici che l’adoravano. Ma non aveva fatto i conti con il destino che una fredda sera d’inverno le avrebbe cambiato la vita e ancor più i connotati, catapultandola nella disperazione più profonda e con un futuro tutto da riscrivere.
Sono le 21.30 dell’11 dicembre 1988 e Monica è appena uscita dal ristorante dove ha cenato insieme a un gruppo di amici. La comitiva viaggia in zona Sant’Anna a bordo dell’auto guidata da un amico della ragazza che all’altezza di un incrocio va a scontrarsi violentemente con altre due vetture. L’impatto è tremendo e si rende necessario l’intervento dei vigili del fuoco per estrarre i feriti dalle lamiere. Ad avere la peggio è proprio Monica che dal pronto soccorso di Lucca viene trasferita d’urgenza al Santa Chiara di Pisa per le gravi ferite riportate a quel volto che non sarà più lo stesso, costringendo la giovane a un lunghissimo e doloroso calvario che la porterà a subire molti interventi di chirurgia ricostruttiva.
«Quando giunsi in ospedale – racconta Monica – i medici si misero le mani tra i capelli. Non sapevano cosa fare. Il mio viso non c’era più. Al suo posto una massa informe di carne e ossa sbriciolate. Un caso disperato sul quale nessuno voleva né poteva pronunciarsi. Solo un miracolo avrebbe potuto salvarmi. E in ogni caso – i medici furono chiari – il mio aspetto sarebbe cambiato, poiché era impossibile riportare allo stato originale ciò che era andato completamente distrutto».
Da donna di carattere, Monica non si perde d’animo e lotta con tutte le forze, nonostante il dolore fisico e il trauma psicologico che per anni l’hanno portata a isolarsi dal mondo. «Non è facile – commenta – guardarsi allo specchio e non riconoscersi. Non dimenticherò mai il giorno in cui per la prima volta, dopo mesi di cure vidi la mia immagine riflessa e per poco non svenni. Non ero più io, non c’era niente da fare. Ma ero viva e ce l’avrei messa tutta per riprendermi. Anche con un volto diverso e tante cicatrici nell’anima che ancora mi porto dentro».
Lentamente, con tanto coraggio e qualche ricaduta, Monica comincia un percorso di ricostruire della propria esistenza, dedicandosi a progetti di solidarietà. Nel settembre 2020 insieme al dottor Gianmauro Liberatore, lo specialista in chirurgia maxillofacciale che la segue da anni, fonda l’associazione “Casi Complessi Chirurgia Maxillo Facciale-ritorna il sorriso”: si tratta di un ente che ha lo scopo di aiutare chi ha subito gravi traumi psicofisici, attraverso percorsi di assistenza olistica operati da uno staff multidisciplinare composto da chirurghi e specialisti di vari ambiti. «L’intento – spiega il dottor Liberatore – è divulgare la conoscenza di questo settore della medicina che ci permette di risolvere casi gravi come quello di Monica Martini, attraverso una serie di interventi finalizzati al recupero delle funzioni del viso, tenendo comunque conto dell’aspetto estetico. Quello di Monica – aggiunge il chirurgo – era un caso gravissimo di trauma con fratture multiple, ovvero un fracasso facciale esteso e dall’esito incerto. Per buona sorte i riscontri sono stati positivi, ma non era scontato».
Del sodalizio fa parte anche il dottor Giampaolo Ubiglia, il primo a prendersi cura di Monica subito dopo l’incidente che, per l’antico affetto verso la sua paziente, ha collaborato alle ultime fasi del percorso ricostruttivo, concluso recentemente, nonostante abbia raggiunto l’età della pensione. «Oggi - conclude Monica – sono una persona nuova. Più forte e determinata che può finalmente guardare al futuro e, attraverso il sito dell’associazione, consigliare il percorso da seguire a tante persone, siamo già intorno ai duemila, che hanno avuto una sorte simile alla mia e mi contattano per avere consigli, suggerimenti e un po’ di speranza».
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