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Livorno, scatto per la storia

di Francesca Bandinelli
Livorno, scatto per la storia<br type="_moz" />

Gli amaranto vogliono scrollarsi di dosso le tossine dell’ultima pesantissima sconfitta. Indiani deve sciogliere gli ultimi dubbi, ma i senatori sono pronti a fare la differenza

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LIVORNO. Serve solo il conforto della matematica. Poi, Livorno potrà tornare a sorridere, con le porte del calcio professionistico che torneranno a spalancarsi. Da tre stagioni gli amaranto sono in Serie D, dopo aver ricominciato dall’Eccellenza a seguito della liquidazione del Livorno Calcio e la nascita dell’Unione Sportiva Livorno. Tra le nove regine dei gironi c’è anche la squadra labronica, quella che in passato ha calcato non solo i campi di Serie A ma anche quelli di Coppa Uefa, nel 2006, quando in campo, tra gli altri, c’erano Marco Amelia, Fabio Galante e Cristiano Lucarelli. Dopo averci provato anche la stagione passata, a costruire l’impresa, lasciando agli avversari poco più delle briciole, è stato Paolo Indiani, il “mago” delle promozioni. È vero, si è dovuto fare i conti con un brusco stop, quello arrivato nell’ultima partita prima della sosta, ma dalla lezione rimediata (ko col punteggio choc di 7-1, in trasferta col Ghiviborgo), c’è da scommetterci, è nata una nuova consapevolezza, quella di un gruppo che d’ora in avanti vuole solo scavare un solco inarrivabile.

Gli attaccanti sono pronti a dare il proprio contributo, ma dovranno essere abili anche gli “ingegneri” del gioco, da Filippo Bellini a Zaccaria Hamlili. Le geometrie giuste, i movimenti attenti a far scattare, in verticale, i compagni, costruendo la superiorità numerica, tocca a loro costruirle, esattamente come fatto fin qui. Il tecnico amaranto a loro ha rinunciato mal volentieri: il mediano nato a Manerbio è stato “risparmiato” in pochissime occasioni, appena 4 le partite saltate, di cui una in maniera forzata per scontare un turno di squalifica per somma di ammonizioni. Bellini, dal canto suo, di partite ne ha saltate appena due, quasi sempre chiamato a scendere in campo dal primo minuto. Ha mostrato il suo spessore sempre, tatticamente intelligente nel farsi frangiflutti delle controffensive avversarie, ma anche cinico quanto basta per cogliere l’attimo e battere a rete, trovando due volte il gol e inventandosi persino tre assist (due proprio a Poggibonsi, nel girone d’andata), oltre a procurarsi un rigore. A indicare la strada, domani al Picchi contro il Poggibonsi, sarà anche lui: c’è bisogno di riportare il sorriso tra i tifosi, di cancellare l’onta subita in quella che di fatto è stata la prima trasferta persa della stagione (secondo stop stagionale in campionato) e nessuno intende perdere tempo.

Indiani, intanto, dovrà sciogliere gli ultimi dubbi di formazione. Fin qui, ha sempre mescolato le carte con maestria, mettendo tutti al centro del gruppo, quelli con più minuti nelle gambe e pure i gregari. Le scuse chieste da quadra e società a Ghivizzano, insieme alle lacrime del giovane portiere livornese Tani (consolato dall’esperto Dionisi in campo, due settimane fa) possono essere archiviate in 90 minuti, quelli alle porte. Il Poggibonsi, dal canto suo, si presenta a questo appuntamento sulle ali dell’entusiasmo dopo il successo conquistato nell’ultimo turno prima dello stop in casa dell’Orvietana. I punti in classifica dei senesi sono 36, ben 27 in meno rispetto agli amaranto: lo strapotere amaranto descritto dai numeri deve essere certificato dal risultato. Dopo lo schiaffo interno rimediato col Ghiviborgo, all’andata, il Livorno ha infilato 16 risultati utili consecutive. Manca pochissimo al traguardo, alla prima porta che può condurre davvero al paradiso sportivo: bisogna correre, lasciando la propria traccia nella storia. Oltre che nel cuore della gente.


 

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