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Livorno, Andrea Bacciardi: «Ho fatto saltare mio nonno...»

di Alessandro Lazzerini
Livorno, Andrea Bacciardi: «Ho fatto saltare mio nonno...»

Il gioiellino livornese racconta le emozioni del gol contro il Siena. Dalle domeniche in Curva Nord, alla maglia di Paulinho: «Restare qui sarebbe un sogno»

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LIVORNO. «Mio nonno Luciano ascoltava la partita alla radio. Quando ha sentito che ho segnato è saltato sul divano. Insieme a mia nonna Daniela sono impazziti di gioia per il mio gol». Sembra un’immagine di un calcio di altri tempi e invece a regalarcela è la voce di Andrea Bacciardi, in rete domenica contro il Siena. Il bimbo di Stagno, nato nel 2006, poco prima che l’Italia di Marcello Lippi diventasse Campione del Mondo colorando di azzurro Berlino. L’azzurro, già. Colore che Andrea ha vestito per dieci anni, a Empoli, dopo che aveva mosso i primi passi calcistici tra l’Ardenza e il settore giovanile del Livorno. Con quella maglia amaranto che ha ritrovato adesso in prima squadra. «Quello di domenica scorsa è stato un pomeriggio magnifico – spiega il numero 14 del Livorno -. Non poteva esserci occasione migliore per trovare il primo gol con questa maglia. Ci siamo fatti trascinare da un’atmosfera straordinaria».

L’emozione?

«Difficile da spiegare, appena ho visto la palla entrare sono andato di corsa verso la panchina, ma avrei potuto fare il giro del campo dalla felicità».

Un gol e un assist, una prestazione al top. «Sono contento per entrambi che impreziosiscono la mia prova, ma resto con i piedi per terra. So che la strada è appena iniziata». Una dedica per questa rete speciale?

«Alla mia famiglia: mamma Veronica, babbo Alessio e Viola, la mia gemella. Mi sono sempre stati a fianco questi anni e quella di domenica è stata una grande gioia per tutti. In più un pensiero particolare a Mauro Martelli, il nostro mental coach, che conosco da tempo e mi ha aiutato tanto nei momenti più difficili. Ho imparato a gestire la pressione grazie al lavoro che abbiamo fatto insieme».

Dopo dieci anni a Empoli, come è nata la scelta di tornare a Livorno?

«Avevo bisogno di nuovi stimoli, nuove avventure. Ho fatto una scelta di cuore perché giocare per la squadra della mia città sapevo che sarebbe stato diverso. Qui mi sento a casa e giocare davanti alla mia famiglia, ai miei amici mi dà una carica doppia».

Che livello ha trovato alla prima volta tra i grandi?

«Ho trovato un ambiente diverso. L’intensità è più alta e si vede l’esperienza di tanti giocatori che abbiamo in rosa, la loro malizia in tante situazioni. Ogni giorno per me è un’opportunità per crescere. Rubo con gli occhi da giocatori come Bellini, Luci e Hamlili».

Un Livorno fin qui senza rivali.

«Siamo una squadra forte, lo dice la classifica. Ma quello che più mi ha impressionato è che questo gruppo, nonostante il divario, lavora come fosse sempre il primo giorno della. A livello di impatto conoscevo già tanti degli altri giovani e anche con i più esperti l’accoglienza è stata ottima».

Per certe movenze ci ha ricordato il primo Marchisio, ha qualche giocatore a cui si ispira?

«Non ho un idolo, diciamo, preciso. Quelli che guardo di più alla tv sono De Bruyne e Calhanoglu, mi piacciono i centrocampisti di qualità». Lei in che ruolo si schiererebbe? «Ho iniziato da piccolo che facevo il trequartista. Poi, per l’infortunio di un compagno, mi spostarono mediano davanti alla difesa e negli ultimi anni ho sempre fatto quello o la mezz’ala».

È cresciuto negli anni del Livorno tra Serie A e Serie B, lo seguiva?

«Quando giocavo nelle giovanili andavo sempre in gradinata con la squadra, poi una volta passato a Empoli dovevano combaciare gli impegni per riuscire ad andare in Curva Nord».

Un giocatore che porta nel cuore?

«Paulinho, ho la sua maglia a casa».

Domenica le saranno arrivati un sacco di messaggi.

«È vero. Da tanti ex compagni dell’Empoli e da tutto lo staff che avevo in azzurro. Mi hanno fatto grande piacere. Ma, come ho detto, la gioia più grande è stata far felici i miei nonni. Nonno soprattutto è tifoso da sempre. Come ci sentiamo mi dice “digli a Dionisi che deve segnare e dobbiamo vincere”. Domenica sera sono andato a cena da loro».

E lunedì a scuola qual è stata l’accoglienza?

«La preside dell’Attias, che frequento dopo che al Vespucci non riuscivo più a essere presente visti gli impegni sportivi, mi ha fatto i complimenti dopo aver letto della partita sul giornale. Con i miei amici non è cambiato niente. Certo, erano tutti contenti».

Chi è l’Andrea di tutti i giorni?

«Un ragazzo come mille altri. Che ama giocare alla Playstation, ma ora come ha un momento libero lo dedica agli amici. Vado al moletto di Antignano o comunque sempre sul mare. L’estate la passo tra Quercianella e il Romito».

E in estate dovrà scegliere dove giocare. E’ di proprietà dell’Empoli ma un pensierino a rimanere a Livorno lo ha fatto?

«In mente adesso c’è solo questo finale di campionato e la voglia di riportare il Livorno nei professionisti. Come ha detto dovrò tornare a Empoli e poi vedremo. Certo rimanere qui mi piacerebbe, continuare con questa maglia sarebbe un sogno». 

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