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Libertas, è ancora mal di trasferta

di Fabrizio Pucci
Adrian Banks al tiro
Adrian Banks al tiro

Gli amaranto non vincono fuori da tre mesi, a Verona altri due punti buttati via: i livornesi se la giocano ma si inceppano nel finale

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VERONA. Dal vocabolario Treccani. Idiosincrasia: incompatibilità, avversione, ripugnanza verso determinati oggetti, per lo più astratti, verso situazioni o anche persone. Ecco: la Libertas ha confermato la propria idiosincrasia per le trasferte. Adesso sono sette i viaggi a vuoto consecutivi. L’ultimo successo lontano dal PalaMacchia porta la data del primo novembre: tre mesi fa. Peccato, perché ancora una volta il sapore in bocca è reso più amaro dalla consapevolezza che con un pizzico di accortezza in più, i due punti potevano essere portati a bordo del pullman con destinazione Livorno. E è stato aggiunto un corposo capitolo al libro delle occasioni perdute e delle recriminazioni. E dire che Verona – che si è aggrappata al talento sconfinato di Copeland e del rientrato Palumbo – sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, vittima delle sue insicurezze prodotte da tre sconfitte consecutive.

Inizio ritardato

Venerdì mattina Marco Andreazza si era raccomandato: «Dobbiamo essere pronti fin dalla palla a due ed evitare di rincorrere i padroni di casa per 40». Detto… non fatto. Pronti via e Verona è scappata sul 9-0, diventato poi 12-2. Altro che squadra timorosa! I gialloblù hanno preso a crivellare la retina anche grazie a una serie di extrapossessi. Il coach di Montebelluna si è rifugiato in un provvidenziale time-out che ha rimesso a posto le cose sul finire del quarto (23-19 al10’). Partita rimessa in sesto grazie ad una buonissima applicazione difensiva e ad attacchi lucidi con tiri ben costruiti e nonostante il pianto nei “personali” come venivano chiamati negli Anni ’60. La percentuale al di sotto del 50% con cui si è andati al riposo ha pesantemente condizionato l’esito della partita.

Sorpasso e illusione

Eppure, al netto di qualche palla persa di troppo, la doppia L non solo la partita l’aveva rimessa in piedi, ma ci aveva pure messo le mani sopra. Al 14’17” Tozzi ha firmato il primo pari a quota 27, poi una tripla di Filloy ha permesso agli amaranto di mettere il naso avanti (31-32, fino al 37-39 del 20’). L’inerzia, insomma, seppur di un’unghia era stata portata dalla parte giusta. E nemmeno il break di 5-0 incassato nei primi minuti del terzo quarto (42-39) sembrava aver scoraggiato i livornesi, perché a metà tempo una tripla di Filloy li aveva porti a +3 (51-54) . Da lì, però è iniziata un’altra partita. Verona ha trovato canestri tanto difficili quanto spettacolari da Copeland e da Palumbo e ha subito ricucito, forse pure aiutata da un arbitraggio permissivo. Due i dati sensibili: fischiati 2 falli nei primi 36” a Dorin Buca (sempre più una certezza) e 3 di squadra ai gialloblù in tutto il terzo tempo. Fatto è che la Tezenis ha ribaltato il mondo fino a chiudere sul 60-55.

Serbatoio vuoto

I primi minuti dell’ultimo quarto sono stati una corsa in salita. Bartoli ha subito sparato la tripla del 63-55, ma Banks ha subito risposto. Sul 67-61 un gioco da tre punti di Buca ha riavvicinato gli Amaranto (67-64), prologo del finale punto a punto nel quale, però anche stavolta (come accadde a Brindisi) la Libertas si è smarrita. Filloy a 5’13” dalla fine ha stampato la tripla del -2 (69-67) e quello è stato l’ultimo canestro su azione della partita amaranto. Hooker ha fatto 1 su 2 ai liberi (sigh) per il 69-68 dopo di che sono stati tre i possessi a disposizione per operare il sorpasso. Missione fallita per la buonissima difesa di Verona, per i troppi palleggi e i pochi passaggi figli di idee annebbiate dalla fatica di 3 partite in 6 giorni. Non che la Tezenis fosse più lucida (pure loro tiri sbagliati, scelte discutibili e palle perse), ma sul 72-70 Copeland ha fatto scorrere i titoli di coda con una tripla monumentale. Peccato. Di nuovo si poteva fare e non si è fatto. Chiamatela pure idiosincrasia.

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