Libertas, brutto ko con il Vigevano
Persi due punti pesantissimi in chiave salvezza, pessima la gestione degli ultimi possessi
LIVORNO. Sei minuti e dieci secondi senza fare un canestro su azione – gli ultimi e decisivi 6 minuti e 10 secondi – condannano la Libertas ad una sconfitta incredibile, pesante, frustrante contro una diretta concorrente per la salvezza e la risucchiano nel vortice dei playout (anche se gli amaranto oggi sarebbero ancora salvi per la classifica avulsa).
Quando Taflaj a 1’18” dalla sirena spara la tripla del sorpasso (62-63) dopo oltre tre tempi di conduzione amaranto, i tifosi di Vigevano quasi non credono a cosa sta succedendo mentre i tremila livornesi piombano in un incubo.
Ci sono ancora 78” da giocare, la Libertas ha la palla in mano ma le idee sono confuse, la mente annebbiata, e neanche dalla panchina arriva quella ventata di ossigeno che indichi la strada: in quei 78” la Libertas ha tre azioni a disposizione e le sbaglia tutte, prima con Banks (a -55”, sul meno 1), poi con Filloy (a -15”, sul meno 2), poi con Hooker, che si fa stoppare dall’arco a 4” dalla fine dopo che gli amaranto neanche avevano provato a costruire un tiro pensato, per il supplementare o per la vittoria. A quel punto il pallone finisce nelle mani di Italiano ma sulla sirena il suo tentativo disperato neanche è da annoverare tra le opportunità.
Un pianto. Sia per il peso specifico che questa partita aveva, sia per come la sconfitta è maturata, fotocopia ancora peggiore di ciò che era successo appena una settimana fa a Brindisi, dove la Libertas aveva dilapidato 8 punti in 4 minuti e mezzo. Ieri lo stesso: al 35’ il tabellone segnava 62-55 per la squadra di Andreazza con due tiri liberi di Tozzi. Partita non in cassaforte ma che doveva essere controllata, come gli amaranto erano riusciti a fare durante tutto il resto del match, all’inizio recuperando e spegnendo il tentativo di fuga di Vigevano (4-11 dopo 6’), poi conducendo ininterrottamente con vantaggi che avevano sfiorato anche la doppia cifra (41-32 al 23’, 50-42 al 28’).
E invece nel momento più importante si è spenta la luce e si sono accentuate le difficoltà tecnico-tattiche che erano emerse durante la partita ma che comunque non facevano immaginare un finale così doloroso: difficoltà soprattutto nella costruzione del gioco in area, ostinazione nel tiro dall’arco. Allinei ha attaccato il ferro solo una volta (peraltro bruciando Peroni e realizzando il suo primo canestro al 31’, dopo uno 0/5). Tozzi ha sofferto il non-ruolo in cui spesso si trova: gioca da tre, da quattro? I raddoppi sistematici e aggressivi su Banks (e su Hooker) hanno prodotto enorme sofferenza all’attacco e non si sono trasformati in opportunità per trovare spazi in area, perché il pallone ha girato poco e non bene. E nella giornata in cui le polveri erano fradice (6/28 da tre, poco più del 20%) i limiti sono emersi brutalmente.
A tutto questo vanno aggiunti dettagli non secondari: il fallo in attacco fischiato a Buca (tra i migliori in campo) a 1’33” sul 62-60 è stato un brutto azzardo arbitrale. Il 10/16 ai tiri liberi della Libertas grida vendetta. Come le triple a raffica che Peroni ha sparato in faccia a Banks, sempre allo stesso modo, in uscita dal blocco. E lo stesso ha fatto Rossi nel finale. Due tiratori che ricordavamo bene per il male che ci avevano fatto anche due anni fa, in regular season e ai playoff. La loro partitona ha reso inutile la limitazione di Myles Mack, 3 punti contro i 15 e mezzo di media, così come l’assenza pesante di Stefanini.
Ora bisogna voltare pagina: mercoledì la Libertas è a Rimini, sabato a Cividale, due trasferte in tre giorni contro prima e quarta dell’A2, peraltro senza Fratto, finito all’ospedale per una caduta sulla caviglia (ma la radiografia ha escluso la frattura). La rabbia di questo duro inizio del 2025 deve trasformarsi in fuoco per il gruppo per tentare un’impresa. Intanto la società dovrà guardare al mercato: un rinforzo, in posizione tre-quattro, sembra necessario per affrontare con più solidità il girone di ritorno che avrà tanto il sapore di una maratona playout.