Il Tirreno

LIVORNO. Il Quinton potere regala al popolo amaranto la prima gioia casalinga dell’A2. Il mantello del super eroe stavolta lo indossa Hooker, ma tutta la Libertas merita la standing ovation dei 2.500 che anche di mercoledì sera hanno preferito la fede a Netflix. C’è tutto in questa vittoria: c’è il carattere livornese di chi non si fa intimorire e che davanti alla difesa mani addosso di Cremona e ai tentativi di rientrare (come sul 47-38) e dopo uno 0-8 di parziale si rialza e picchia più forte di prima, c’è la compattezza del gruppo che porta ognuno alla volta il proprio pezzo di vittoria, i 4 punti di Italiano, i 4 di Fratto, i rimbalzi e le spallate di Fantoni, le stoppate di Buca e Tozzi a Brown, la partita meravigliosa di Bargnesi, il suo tuffo per recuperare un pallone a inizio secondo quarto, lo sfondamento subito da Polanco, la tripla dell’ossigeno del 58-43, il rimbalzo strappato praticamente sdraiato a terra nel finale. C’è il mattone di Filloy, con quegli 8 punti di fila pesantissimi piazzati nel secondo quarto, che hanno ampliato il gap fino al più 15. C’è la difesa che ha costretto Cremona a 15 palle perse e a percentuali grige. C’è lo spettacolo, momenti di grande basket, come l’assist con passaggio dietro al collo di Hooker per Italiano e sull’azione dopo quello di Fantoni ancora per Nazareno. E poi c’è Quinton, il vero Quinton, bello a vedersi con quel tiro in sospensione e la mano morbida, potente in penetrazione, roccioso come la nostra Calafuria, intelligente tatticamente con un senso della posizione incredibile (9 rimbalzi). Una lezione ai senza-pazienza che già dopo appena 4 partite arricciavano il naso.

E’ stata una notte da urlo, che ha riconciliato anche la curva col resto del palazzo dopo tre minuti di spalti vuoti nella Nord per protesta contro un’ala della tifoseria, alla fine tutti in piedi ad urlare amarti ancora, perdutamente.

Si vede subito che il vento è girato a libeccio rispetto a due mercoledì fa contro Torino ma anche rispetto alla trasferta di Lecce. La Libertas scende in campo coi gomiti alti, sul secondo possesso Cremona tira sul filo dei 24”, sul terzo Italiano recupera palla. In attacco c’è un po’ di gelo, ma dura poco. Dopo una palla persa e un errore, che sembrano il sequel dell’1/19 dall’arco che lo aveva segnato a inizio campionato, dalla contea di Hennepin, nello Stato del Minnesota, arriva lui, mister Hooker, il vero Quinton Hooker. Penetrazione di potenza, bomba: 5-0, poi ancora bomba, 8-2. E di nuovo bomba: 11-2. Undici punti in 3 minuti e 28 secondi. Che diventano 17 nel primo quarto, con 5/5 dall’arco, 5 rimbalzi. Quinton alza il dito verso il cielo, ringrazia il Creatore. Il popolo libertassino ringrazia lui perché non solo ha steso un’autostrada sul primo successo interno del ritorno tra i grandi, ma ha ridato fiducia in questa squadra, che in A2 – è sempre più chiaro - può giocarsela eccome.

E quando Andreazza ha dato riposo a Quinton, nel secondo quarto la Libertas ha trovato Ariel Filloy. L’argentino in 3 minuti del primo tempino non aveva visto un pallone, poi ne ha messi 8 di fila con due triple meravigliose e ha aperto la strada al più 15 amaranto, 33-18, che è diventato 39-26 all’intervallo, due numeri che agli amanti delle statistiche hanno ricordato gli scarti a favore della Libertas nei derby del 1986.

Bechi ha chiesto alla sua Juvi di giocarsela, di picchiare, di uscire a testa alta e dal 43-26 (più 17, massimo vantaggio livornese) i lombardi sono rientrati a meno 9 (47-38), ma tutti insieme, Ariel, Dorin, Andrea, Luca gli eroi amaranto hanno rialzato la testa e regalato sogni d’oro al popolo libertassino e un’altra iniezione di orgoglio di essere nati con la doppia L sulla pelle.