La Libertas paga il noviziato: a Cento non riesce il colpo
Davanti a oltre 200 tifosi livornesi un tempo e mezzo da applausi con super Banks. Poi i padroni di casa rientrano e cala il buio, gli amaranto pagano sotto canestro e il tiro dall’arco
CENTO. Altro che scalino. La differenza tecnica – e fisica – tra l’A2 e la serie B è enorme. La Libertas lo ha subito appurato alla Baltur Arena di Cento al cospetto di una squadra buona, ma che non pare certo destinata a prendere la residenza nella parte sinistra della classifica. La vita in questo campionato è dura. Durissima. Non ammette incertezze, titubanze. C’è da essere duri e tosti. Sempre. Anche e soprattutto quando c’è da soffrire e agli avversari riesce tutto: triple di tabellone, una sequela di canestri segnati con le mani in faccia e lanciando il pallone per aria. In sostanza non basta essere pressoché perfetti per un quarto – da 27 punti – se poi quando arriva la bagarre, ci si inceppa, si fa fatica a trovare il fondo della retina altrui e ci si affida – con percentuali tendenti al basso – al tiro da tre punti seppur dopo un buon giro palla e fallendo conclusioni aperte.
La sconfitta a Cento non fa piacere, ma se incassata nel modo corretto – senza fare drammi e con la consapevolezza che il noviziato è pur sempre un dazio da pagare – può essere salutare. Certo. Per alcuni versi ha ricordato quella dello scrimmage della settimana precedente ad Arezzo contro Rieti, ma al 29 di settembre – seduti in quel caffè ad analizzare il ko nella cittadina nel carnevale – è quantomeno prematuro preoccuparsi. Peccato, perché i presupposti per la festa sul campo erano stati creati nei primi 10’.
L’altra festa, quella sugli spalti, c’è comunque stata, perché i duecento cuori amaranto presenti alla Baltur Arena hanno dato spettacolo: di colore, di passione, di tifo e di correttezza. Come sempre. La nota è pleonastica. La grande illusione di assistere allo spin off della passata stagione è durata per tutto il primo quarto nel quale i 38 anni e il talento adamantino di Banks – suo il primo, storico canestro amaranto in serie A – hanno indicato la strada da percorrere: 4-14 dopo 4’30”.
La Libertas non ha mai staccato il piede dall’acceleratore e si è sospinta fino al massimo vantaggio di +13 (9-22). Un inizio buono per mettere pressione alla squadra di casa, non del tutto serena per via di un precampionato pieni di guai. E invece qualche brutta lettura difensiva ha acceso Alessandrini in versione iradiddio che dapprima ha ridotto il gap (17-27 al primo intervallo con la LL che aveva tirato con l’80% da 2) e poi ha lanciato il guanto di sfida agli amaranto (per lui 14 punti in un amen).
Nella fase della rimonta centese, la LL ha dato l’impressione di uscire dal seminato. E la splendida calligrafia del primo quarto si è fatta più nervosa, quasi scarabocchiata.
C’è da dire che nel momento di furore, Sella Cento ha beneficiato di un arbitraggio di matrice casalinga (appena 2 falli fischiati ai padroni di casa nei primi 9’ del secondo quarto).
All’intervallo lungo (36-39) la partita aveva preso le sembianze di un corpo a corpo, vinto poi dalla Benedetto XIV grazie a un super Carlo Delfino che – infischiandosene della carta d’identità – con 9 punti consecutivi rubati al mondo dei sogni, ha mandato il riso in cottura (da 66-59 a 75-59).
Resta il rammarico perché con un pizzico di accortezza difensiva in più Alessandrini non avrebbe fatto il diavolo a quattro e non avrebbe riportato nell’aldiqua una squadra smarrita come era Cento dopo 10’ in cui aveva girato a vuoto sulla giostra amaranto. Spiace anche il trattamento riservato dagli arbitri a Fantoni. Da una parte si è lasciato picchiare come fabbri, in casa amaranto a Tommaso sono stati fischiati almeno 3 falli rivedibili. Non è un alibi, perché non può esserlo, ma trattare il Capitano amaranto come un ragazzo delle giovanili senza tutela non è bello da vedersi. l